2020-08-08
Conte ha mentito sulla zona rossa
Ora si capisce perché Giuseppe Conte aveva deciso di secretare gli atti del Comitato tecnico scientifico. Dichiarare top secret i verbali delle riunioni degli esperti nominati per combattere il coronavirus era un estremo tentativo di nascondere la confusione e soprattutto gli errori con cui il governo ha affrontato l'epidemia. Altro che «rifarei tutto», come ama ripetere nelle interviste il presidente del Consiglio quando ripercorre le decisioni prese da febbraio in poi. A leggere la documentazione delle persone scelte da Palazzo Chigi per fronteggiare l'emergenza, si capiscono i ritardi e l'indecisione con cui hanno reagito lui e i suoi ministri.Dalle carte emergono almeno due fatti, che meritano di essere approfonditi e che gettano una luce inquietante su ciò che è accaduto. Il primo riguarda la scelta di rinchiudere tutti gli italiani in casa, dichiarando l'intero Paese zona rossa. Una decisione che non fu affatto suggerita dai tecnici, i quali anzi consigliarono il lockdown solo per le aree maggiormente colpite dal Covid. In pratica, Conte ha privato inutilmente milioni di italiani di un diritto costituzionalmente garantito come la libertà, decretando, senza passare dal Parlamento, uno stato di emergenza e governando con i dpcm come fosse un dittatore. Diversi esperti hanno scritto che la decisione di ordinare la «reclusione» temporanea dei cittadini è una misura estrema, che può essere giustificata solo da una situazione straordinaria e nell'interesse della sicurezza nazionale e della salute delle persone. Ma i motivi per disporre una tale risoluzione non c'erano. A leggere i verbali si comprende senza ombra di dubbio che il Comitato tecnico scientifico, quel ristretto gruppo di esperti citato dal presidente del Consiglio all'origine di ogni sua scelta, non voleva chiudere tutta l'Italia, ma solo una parte, ossia quella più a rischio di diffusione del contagio. Al contrario di quanto messo per iscritto dagli esperti, Conte ha invece scelto per un blocco totale della circolazione dei cittadini e delle merci, con conseguenze non solo sulla libertà personale, ma sull'intera economia nazionale, che oggi fatica a riprendersi. Un quotidiano certo non sospetto di simpatie leghiste, ossia Il Messaggero di Roma, ha calcolato che il lockdown sia costato al Paese circa 100 miliardi, ovvero più di quanto ora l'Italia si appresta a ricevere l'anno prossimo con il Recovery fund. In pratica, senza alcun giustificato motivo, il governo, nella persona del premier, ha buttato dalla finestra una montagna di quattrini, condannando il Paese, e in particolare il Mezzogiorno, a una crisi i cui esiti non sono chiari e i cui strascichi si trascineranno per anni, dato che per porre rimedio al disastro e restituire i soldi che oggi chiediamo in prestito all'Ue servirà molto tempo. L'inutile sofferenza, anche psicologica, a cui sono stati condannati gli italiani già di per sé è gravissima e richiederebbe che Conte non solo se ne assumesse la responsabilità, ma che traesse le conseguenze del suo errore. Tuttavia, non c'è solo il lockdown imposto senza giustificato motivo. C'è anche di più e di peggio. Finalmente la desecretazione di parte degli atti fa chiarezza sulla mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, l'area in provincia di Bergamo duramente colpita dal coronavirus. A differenza di ciò che finora era stato lasciato intendere e di quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio ai pm che indagano sulle morti di Alzano e Nembro, il Comitato tecnico scientifico chiese al governo fin dal 3 marzo la chiusura delle zone interessate dal contagio, così come era stato fatto a Codogno. Ma invece di decidere, Conte e il ministro della Salute, Roberto Speranza, se la presero comoda, rinviando la scelta. Il premier ha dichiarato ai magistrati di Bergamo di non aver saputo nulla dell'urgenza di imporre l'isolamento in quella valle densamente popolata e fortemente industrializzata. I verbali del comitato di esperti però dicono il contrario: la zona rossa fu sollecitata con forza, ma il governo rimase con le mani in mano fino al 9 marzo quando, dopo aver agito con colpevole ritardo, dichiarò il lockdown per tutta Italia. Sì: Conte e i suoi ministri in una settimana passarono da un eccesso all'altro. Prima esitarono a chiudere due paesi, poi chiusero l'intero Paese nonostante non fosse necessario.Il presidente del Consiglio non solo ha agito con ritardo ma quando si è mosso ha sbagliato. Inoltre ha anche nascosto le proprie responsabilità, fornendo ai pm una versione addomesticata del caso. A maggior ragione oggi è necessario desecretare i molti documenti del Comitato che l'esecutivo ancora tiene nascosti. A chiederlo non siamo noi, ma i parenti delle migliaia di vittime del Covid e anche le migliaia di persone che con il coronavirus rischiano di perdere tutto. Finora la verità è stata occultata da un fiume di retorica, ma non è più il momento delle chiacchiere.