2019-10-14
Faida tra toghe dopo l'elezione al Csm
Le elezioni al Csm non placano la lotta tra correnti. Anna Canepa (Antimafia): «Nino ha un'idea del ruolo lontanissima dalla nostra». Le toghe di sinistra, che pensavano di trovare la strada spianata nella corsa al Csm dopo gli scandali pre estivi che avevano portato alle dimissioni cinque consiglieri moderati, sono uscite dalle urne per le suppletive del Consiglio superiore della magistratura con una crisi di nervi. E, come era facile immaginare, tra gli sconfitti si è aperta una faida. Il cartello di Area, corrente dell'Anm nel quale sono confluiti Movimento per la giustizia e l'ultrasinistra di Magistratura democratica risulta sfilacciato e sembra addirittura a rischio tenuta. «Troppi candidati», sentenzia Anna Canepa, pm alla Direzione nazionale antimafia, ex segretario di Md ed ex vicepresidente dell'Anm, arrivata quinta, con 584 voti. All'indomani del voto, con una email ha spiegato ai colleghi le ragioni che l'avevano spinta a scendere in campo, rivolgendo parole durissime nei confronti di Nino Di Matteo (vicino alle posizioni di Pier Camillo Davigo e arrivato, a sorpresa, secondo con 1.184 voti): «Nino ha lavorato in questi mesi in ufficio con noi, lo abbiamo potuto conoscere da vicino e renderci conto che ha una concezione della magistratura e del ruolo lontanissima dalla nostra, magistrati di Area e non solo». Una dichiarazione che, oltre a sorprendere, descrive il clima che si respira nella Procura nazionale antimafia a conduzione Federico Cafiero de Raho.Già dalle intercettazioni dell'inchiesta Csm, qualcosa si era intuito. Proprio de Raho era stato oggetto di una delle chiacchierate del pm Luca Palamara, indagato per corruzione nell'inchiesta sulle nomine: «Sì, però pure Federico non deve fare il gruppo (incomprensibile)... con Nino Di Matteo dentro». Il gruppo di cui parla Palamara è il pool che indaga sulle stragi di mafia e sui mandanti. Con lui a telefono c'è il sostituto procuratore nazionale antimafia Cesare Sirignano. Qualche settimana dopo Di Matteo rilascia un'intervista. E de Raho, coincidenza, lo rimuove. Con la sua mail la Canepa fa capire che nella Dna si era formato uno schieramento anti Di Matteo, formato da pm di tutte le correnti, con in comune il passaggio dalla Procura di Roma: «Il giorno dopo la designazione da parte di AI di Nino Di Matteo quale candidato per il posto di pm al Csm, le colleghe del mio ufficio, De Martino (AI, Diana, ndr) e Palaia (Unicost, Cristina, ndr) cui poi si è aggiunta anche Barbara Sargenti (Area), mi hanno chiesto se ero disponibile a candidarmi, e, in caso affermativo, mi avrebbero proposto nella imminente assemblea di Roma […]. Ho subito riferito della richiesta e della mia intenzione di accettare a Cristina Ornano (segretario di Area democratica per la giustizia, ndr) e Mariarosaria Guglielmi (al vertice di Md, ndr) che ne hanno preso atto e se ne sono dette contente». Insomma erano tutte desiderose di sbarrare la strada a Di Matteo. Ma il risultato è stato disastroso.Un autogol che ha spaccato Area. Tant'è che Canepa si rivolge a Rita Sanlorenzo, l'ex segretaria di Md che sfidò Davigo nel suo collegio della Cassazione definendolo «un pm di destra bravo a cavalcare le pulsioni grilline», ricordando alla collega che «Area esiste, è piena di potenzialità e di persone che hanno voglia di spendersi». E manda una stoccata a Md, definendo la sottocorrente «un simulacro di quello che era». Secondo il magistrato ligure a danneggiarla è stata «una pluralità di candidature […] che poco o nulla avevano in comune con noi». Questo pluralismo, insomma, secondo Canepa, «aveva reso evidente dall'inizio a quali rischi ci esponeva, come di fatto è stato». Canepa si è trovata a competere in primis con l'altro candidato di Area, il pm napoletano Fabrizio Vanorio (che si è attestato a 615 voti): «Nessuno mi ha fatto presente che si doveva lasciare il passo a Fabrizio perché votato alle primarie». Anche se, alle primarie, valuta Canepa, Vanorio «era uscito perdente». La sua candidatura, però, è ritenuta in Area la causa della sconfitta di Vanorio. E Canepa non ci sta a questa lettura del voto: «Leggere poi come ho letto, che il “fuoco amico" sarebbe stato organizzato dai miei sostenitori per azzoppare Fabrizio è una ricostruzione che neanche Le Carré, avrebbe potuto immaginare. Spero che sia uno scherzo». E la faida continua.