2022-03-11
Si indaga sul passato ma il governo ignora il futuro di Mps e la bomba sofferenze
La commissione d’inchiesta ascolta Viola sulla morte di David Rossi Intanto gli npl di Montepaschi mandano in rosso i conti di Amco.Mentre i fantasmi del passato del Monte dei Paschi continuano a tenere banco nelle audizioni della commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi, il futuro della banca più vecchia del mondo resta sempre più incerto. E gli effetti della guerra in Ucraina, così come quelli del «long Covid» sull’economia post pandemica, contribuiscono a complicare l’uscita dello Stato dal capitale e soprattutto l’arrivo di un nuovo socio capace di rilanciare l’istituto senese. Ma partiamo dalle ombre che riemergono dalla storia di Mps. Un capitolo importante è stato evocato ieri dall’ex amministratore delegato, Fabrizio Viola, arrivato al timone della banca nel 2012 dopo le dimissioni di Giuseppe Mussari. Viola ieri è stato ascoltato per tre ore dalla Commissione parlamentare d’inchiesta per la morte di Rossi, il capo della comunicazione deceduto il 6 marzo 2013 precipitando da una finestra della sede del Monte. «Mi sento di dire di no». Così ha risposto il banchiere ai commissari che gli hanno chiesto se secondo lui David Rossi possa essere stato ucciso. «È il giudizio che mi sono fatto avendo letto le carte, considerando abbastanza improbabile che qualcuno riesca ad entrare in banca e possa fare quello che ha fatto. Per altro ex post - ha detto ancora Viola - associo il disagio di David a quello che è successo e Rossi era sicuramente sotto stress ». Secondo l’ex ad, Rossi visse con grande disagio la perquisizione del 19 febbraio 2013. «Quando l’ho rivisto dopo la perquisizione, ho trovato una persona colpita e toccata dal punto di vista psicologico», le cui preoccupazioni principali «erano la perdita di lavoro e l’arresto». Viola ha poi detto alla Commissione che questa tragedia lo ha colpito «da un punto di vista umano e anche oggi mi crea grande turbamento: ogni volta che si parla di David Rossi mi rimbombano in testa le parole scritte in quella mail nella quale diceva di volersi suicidare», ha aggiunto dopo aver ricordato il periodo di grande crisi che stava attraversando il Monte dei Paschi e che lo aveva spinto ad affiancare un mental coach ai manager per governare il loro stress. «Il prestigio personale per lui era tutto, il lavoro era il centro della sua vita», ha poi aggiunto ipotizzando che fossero questi gli elementi «deflagranti» del tragico gesto. A Siena si continuano a fare i conti con il passato. Ma anche con il futuro che tarda ad arrivare, anche perché la crisi Ucraina ha messo in stand by gran parte delle attività straordinarie sui mercati finanziari. Figuriamoci eventuali fusioni o acquisizioni. Si complica così la missione del neo ad, Luigi Lovaglio, chiamato a dare un cambio di passo alla strategia senese in attesa della proroga della Unione europea al regime di nazionalizzazione che dovrebbe dare più tempo al Tesoro (oggi primo azionista al 64%) per scendere dal Monte. Dopo una revisione del piano industriale attesa entro primavera, lo step successivo sarà il lancio di un aumento di capitale tra l’autunno e l’inizio del 2023 che rafforzi i coefficienti patrimoniali. I 2,5 miliardi preventivati dall’ex ad Guido Bastianini, potrebbero non bastare e i soldi vanno comunque trovati, come chiesto dall’Europa, con il coinvolgimento di soggetti privati. Prima dell’invasione russa, sarebbe stato l’interesse di alcuni grandi investitori, compresi i partner strategici che più hanno lavorato con Siena, come la francese Axa e Anima. Di certo il tempo corre e il titolo Mps nell’ultimo anno ha lasciato sul terreno di Piazza Affari quasi il 30%. Sullo sfondo c’è chi chiede di prorogare le moratorie sui crediti, come la grillina Carla Ruocco, presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario che tra l’altro a metà aprile ascolterà in audizione il titolare del Mef, Daniele Franco. Intanto però il Montepaschi sta mandando in rosso i conti di Amco, la controllata del Tesoro che si occupa di recuperare crediti deteriorati e a cui il Mef ha affidato negli ultimi anni il compito di intervenire nei salvataggi e nelle ristrutturazioni bancarie, rilevando grossi pacchetti di sofferenze e aiutando gli istituti in crisi a ripulire i propri bilanci. La società guidata da Marina Natale - che i concorrenti «privati» accusano di comprare gli npl a prezzi superiori a quelli di mercato - ha chiuso l’esercizio 2021 con una perdita di 422 milioni di euro, che ne ha ridotto il patrimonio netto da 2,8 a 2,4 miliardi. A determinare il rosso sono stati 529 milioni di rettifiche sui circa 7,5 miliardi di crediti deteriorati acquistati da Mps alla fine del 2020. Della perdita Amco ha dato conto in una nota a piè pagina del comunicato stampa in cui annunciava un utile «normalizzato» di 70 milioni di euro, in crescita del 22% sul 2020. Tale risultato, si legge nella nota, «non include gli impatti del processo di revisione della valutazione del portafoglio Mps, avviato, come comunicato nella relazione semestrale, a valle dell’acquisizione dello stesso mediante scissione societaria in continuità di valori contabili e che ha avuto durata di dodici mesi».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
iStock
Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
Continua a leggereRiduci