2019-08-15
Si alleano per l’economia ma Di Maio e i dem la pensano all’opposto
La scusa di un esecutivo per salvare i conti pubblici non regge. Le visioni sono diverse, unite solo dalla capacità di fare danni.«Carlo Calenda sottovaluta i cittadini italiani, pensa che non abbiano memoria. Le sue ultime imbarazzanti uscite pubbliche dimostrano che ha già dimenticato i disastri dei governi del Partito democratico e i suoi fallimenti al ministero dello Sviluppo economico. Nei prossimi giorni gli rinfrescheremo puntualmente la memoria», recita un post targato M5s e pubblicato sul Blog delle stelle dal titolo «Tutti i disastri di Calenda». Anche se Calenda è contro l'inciucio, quelle critiche - datate 6 giugno - erano rivolte a tutti i dem e, ora che rischia di avvicinarsi tale papocchio, i grillini dovranno non solo rimangiarsi il tutto ma prepararsi a un Mise che rischia di diventare un campo di battaglia e una plancia senza comandi, sotto la quale giace una lunga serie di crisi aziendali. L'attuale rappresentante del dicastero è Luigi Di Maio; il suo delegato si chiama Giorgio Sorial, e immaginare che in un prossimo futuro i due possano unire le forze con il meglio del Pd ci porta alla memoria il caso Mercatone Uno. Un dramma che si dipana da ben quattro anni, e al quale i due partiti hanno contribuito al peggio delle loro forze. Nel 2015, sotto la supervisione dell'allora ministro Calenda, il gruppo viene apparentemente salvato da una società maltese, la Shannon, che copra una parte del capitale con la vendita a stock di uno dei magazzini. Niente capitali freschi. Ma per il Pd l'importante era chiudere e trovare un acquirente. Le garanzie, queste sconosciute... I sindacati hanno cominciato a lanciare gli allarmi, nel frattempo gli inquilini del Mise sono cambiati e Di Maio non ha mai risposto alle richieste. Tant'è che la giustizia civile ha fatto il suo corso e la maltese è praticamente fallita, lasciando per strada 1.800 persone. A quel punto i 5 stelle si sono svegliati e, come sola soluzione, hanno proposto la cassa integrazione. Per molti dipendenti a soli 400 euro al mese. Che mai potrà succedere se il dicastero ospiterà entrambi i partiti? Cassa integrazione per tutti? O la ricerca disperata di aziende straniere pronte a fare shopping a prezzi di saldo? Il Pd in passato ha dimostrato di trattare certe partite, come quella di Jindal a Piombino, a totale sfavore del Paese, mentre i 5 stelle, se possono, paiono quasi fare scappare gli investitori, come sta per accadere a Taranto. Qui il tira e molla sulle tutele legali per Arcelor Mittal ha di fatto silenziato l'annuncio di quasi 1.500 esuberi aggiuntivi. Ci sarà da prendere per le corna la ex Irisbus, dove i 5 stelle a ogni bivio sembrano aver scelto la strada peggiore. Lo stabilimento di Flumeri della Industria italiana autobus è l'eredità della produzione Fiat (Irisbus). Nel 2011 il Lingotto abbandonò il sito per spostare in Francia la produzione, lasciando 300 dipendenti in Cigs e una ventina di milioni di sofferenze. A quel punto subentrò un socio privato, la Tevere spa, che nonostante le difficoltà portò a casa commesse per 2.000 pullman. Paradosso ha voluto che il grande lavoro abbia portato le finanze in crisi e spinto gli azionisti a chiedere una mano al Mise. A giugno del 2018 Invitalia sembrava aver trovato una soluzione. Ma il Mise, su input di Sorial, ha preferito un'altra strada. L'idea di un po' di tagli del personale forse era ritenuta impercorribile per motivi elettorale. A quel punto Di Maio lancia un tweet annunciando la disponibilità del pubblico a cambiare (in meglio) le sorti dell'azienda e dei suoi operai. A novembre i soci pubblici ricapitalizzano in attesa delle Ferrovie dello Stato, che però non arriveranno mai. Risultato? Un po' di commesse si sono perse per strada. Ben 500 bus sono stati costruiti in Turchia dalla Karsan e, nonostante il migliaio di altri pullman da costruire, si è resa necessaria una nuova ondata di cassa integrazione. In pratica, Ankara ci ringrazia: sta producendo i mezzi per le nostre municipalizzate e acquisendo un know how industriale vecchio di decenni.I tavoli di crisi sono oltre 160, pari a 220.000 posti di lavoro a rischio, quali saranno le sorprese future lo scopriremo. Mentre siamo curiosi di comprendere a fine settembre, quando Fs, Atlantia e Delta avranno definito il piano industriale, che decisioni prenderà il Mef sul futuro di Alitalia. Solo lo scorso aprile il senatore semplice di Scandicci, Matteo Renzi, ha dichiarato: «Di Maio è pazzo. Atlantia in Alitalia è una follia». Chi coordinerà il ministero dell'Economia? Tutte le trattative in corso salteranno? La daremo a una compagnia cinese in cambio del 5G? Perché il rischio del papocchio è che si mischino due filosofie opposte ma entrambe anti azienda. E la soluzione del Pd-5 stelle sarà svendere. Ricordiamo una volta per tutte che Renzi, pur di risolvere la grana Mps, era disposto a trattare con il Qatar un contratto ventennale di fornitura di gas. Loro avrebbero messo un miliardo a Siena, noi ci saremmo legato mani e piedi a un Paese vicino ai Fratelli Musulmani.