2024-08-31
Sharon uccisa a 33 anni senza un perché da una «risorsa» lasciata allo sbando
Moussa Sangare, nato in Italia da genitori africani, non lavorava, occupava abusivamente una casa e aveva già minacciato persone col coltello. Ma nessuno se ne è preoccupato. E lui ha ammazzato per strada la giovane barista.È evidente che Sangare è un tipico cognome bergamasco. Infatti, ieri, i principali siti di informazione si sono preoccupati di specificare che l’assassino di Sharon Verzeni è italiano. Anzi, italianissimo. Nonostante il nome potesse far pensare altro, la versione online dei quotidiani ha chiarito che Moussa vive a Suisio, provincia di Bergamo, a pochi chilometri da Terno d’Isola, dove un mese fa una giovane donna, colpevole solo di essere uscita la sera a fare una passeggiata, è stata accoltellata a morte. C’è mancato poco che i giornali, oltre a specificare che Moussa Sangare è italiano, nato in Italia da famiglia di origini africane, aggiungessero anche che è una risorsa, vale a dire una di quelle persone su cui la sinistra fa affidamento per pagare per pagare in futuro le pensioni e per mantenere, se non aumentare, i livelli demografici. Peccato che Sangare non avesse un lavoro e occupasse abusivamente una casa, come capita spesso a certe risorse. Da quel poco che si è capito però è bravissimo con i coltelli, tanto da detenerne un discreto numero, facendone uso con frequenza. Prima di incontrare per caso la povera Sharon, secondo quanto comunicato dalla Procura, ne aveva adoperato uno per minacciare la sorella e forse anche la madre, tanto da essere denunciato per maltrattamenti in famiglia. E la stessa sera del delitto ha sfoderato le lame anche per aggredire due ragazzini, i quali, se non fossero scappati, avrebbero potuto anche fare la fine della giovane barista.Secondo i magistrati che ne hanno disposto l’arresto, Moussa Sangare avrebbe potuto reiterare il reato. Magari, per ammazzare il tempo, avrebbe potuto decidere di accoltellare qualche altra persona, come è successo con Sharon Verzeni. «Non so perché l’ho fatto», pare abbia detto agli inquirenti. «Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa». Secondo la procuratrice di Bergamo, Maria Cristina Rota, Sharon «si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato». No, a essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato era la «risorsa». Era lui a non dover essere di notte in una strada di Terno d’Isola con in tasca un coltello. Moussa era la persona che non doveva stare a piede libero, ma non doveva neppure stare in una casa occupata e nemmeno doveva essere lasciato in condizioni di nuocere. Secondo quanto ha riferito il magistrato durante la conferenza stampa seguita all’arresto, l’italiano Sangare era uscito di casa con in tasca quattro coltelli: «L’obiettivo era evidente, voleva colpire qualcuno» e per questo gli verrà contestata la premeditazione. Tuttavia, la procuratrice ha tenuto a precisare che il delitto non ha motivazioni di alcun tipo. «Non c'è movente religioso, né terroristico perché Moussa non appartiene ad alcun movimento religioso». Precisazione fondamentale, necessaria per scansare ipotesi di odio etnico o collegamenti con gruppi di integralisti islamici. Semplicemente, l’assassino detestava il prossimo e nella notte fra il 29 e il 30 luglio il prossimo si è materializzato nella persona di una ragazza che aveva il coraggio di uscire la notte, dopo il lavoro, per passeggiare come le aveva suggerito la dietologa. Che poi tra queste «risorse» ci sia chi, anche senza cercare questioni razziali o religiose, nutra un risentimento sordo nei confronti della comunità in cui vive o è accolto è un fatto, ma prudentemente si preferisce sorvolare, prima che a qualcuno venga in mente di parlare di discriminazione dovuta al colore della pelle o alle origini culturali.Resta da chiedersi perché nessuno si fosse preoccupato di fronte a un tizio che non lavorava, occupava una casa e minacciava le persone con il coltello. Il suo comportamento era talmente fuori dai radar che per un mese nessuno ha cercato di capire che cosa avesse fatto e dove fosse la notte fra il 29 e il 30 luglio. Però ora che si è presa coscienza della realtà dei fatti, e soprattutto di quale reato abbia commesso l’italiano Moussa Sangare, è già pronta la chiave del delitto. Il suo avvocato, infatti, si è premurato di far sapere che chiederà la perizia psichiatrica. Insomma, qualche anno di detenzione in una struttura per pazzi e poi la «risorsa» italiana, sarà di nuovo libera.
Jose Mourinho (Getty Images)