2022-04-02
Sgonfiato un po’ l’interesse grillino su Generali
Carla Ruocco (Imagoeconomica)
Slitta a fine maggio l’audizione di Philippe Donnet in commissione Banche: prima il nuovo cda.Slitta al 31 maggio l’audizione dell’ad delle Generali, Philippe Donnet, nella commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario, precedentemente fissata per il 5 aprile. L’ufficio di presidenza della commissione ha così accolto, si legge in una nota, la richiesta di rinvio, tenendo conto, nella determinazione della nuova data «dei tempi necessari all’insediamento del nuovo cda successivamente all’assemblea dei soci fissata al 29 aprile 2022». Sulla battaglia finanziaria tra Francesco Gaetano Caltagirone, appoggiato da Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt, contro l’attuale vertice del Leone e Mediobanca, qualche giorno fa ha infatti cominciato ad agitarsi anche la politica con la scelta della presidente della commissione Banche, la grillina Carla Ruocco, di convocare Donnet, per «svolgere un’attività di approfondimento sulle recenti dinamiche di governance e azionarie» che hanno coinvolto il gruppo assicurativo. Lo stesso comunicato diffuso ieri ricorda come «nella riunione del 15 febbraio, l’ufficio di presidenza, in vista dell’assemblea, aveva deliberato di svolgere approfondimenti sulle recenti dinamiche azionarie e di governance che hanno coinvolto Generali». Il 25 marzo è stata poi inviata a Donnet la lettera di convocazione alla seduta del 5 aprile. Il 30 marzo Generali ha poi richiesto alla commissione di poter differire l’audizione a dopo l’assemblea, richiesta accolta ieri. La mossa della Ruocco – che secondo quanto risulta a La Verità sarebbe stata frutto anche di un’interlocuzione con l’ex sindaco di Roma, Virginia Raggi – è stata contestata anche dal deputato di Italia viva, Luigi Marattin, che per protesta lunedì scorso si è dimesso dalla commissione Banche.Nel frattempo, ieri, alla battaglia di Trieste ha dedicato un editoriale anche il Wall Street Journal paragonando la partita attorno al Leone di Trieste a una battaglia di attivisti in Usa solo con imprenditori miliardari al posto di speculatori di Wall Street. Ma evocando anche l’Italia medioevale, divisa tra guelfi e ghibellini, o tra Montecchi e Capuleti. Come finirà la contesa? «Molto dipenderà dagli azionisti più piccoli, compresi i grandi fund manager Usa», fa notare il quotidiano americano. Resta però il rischio che il disaccordo tra i principali azionisti «finisca per paralizzare Generali» come ha fatto con Tim in passato. «Gli attivisti fanno bene ad alzare il livello per le performance, ma è necessaria anche una leadership stabile per una rinascita aziendale», viene aggiunto.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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