2020-12-06
Sgominato tour operator criminale per far entrare i clandestini in Italia
I trafficanti offrivano il pacchetto completo: dall'arrivo su barche a vela ai permessi umanitari falsi, fino al trasferimento in Francia. Costo 6.000 euro, versati usando i money transfer. In manette 19 persone.All'inizio sembravano dieci sbarchi fantasma isolati. Gli scafisti trafficanti di esseri umani, però, qualche connessione tra loro ce l'avevano. Alcuni numeri di telefono s'incrociavano spesso. Poi, gli indagati, nelle conversazioni intercettate, quella tratta la chiamavano tutti nello stesso modo: «La rotta d'Oriente». Era il tunnel di connessione con l'Europa. E veniva gestito da un'agenzia di viaggio criminale di curdo iracheni, afgani e italiani in rapporti d'affari con gruppi criminali in Turchia e Grecia. Grazie a dei «facilitatori» era possibile regolarizzare la posizione degli stranieri privi dei requisiti falsificando contratti di lavoro o altri documenti necessari all'ottenimento del permesso di soggiorno. Bastava sganciare 6.000 euro, ancora una volta con il sistema del money transfer: quello che il governo giallorosso sta cercando di detassare, inserendo nella legge di bilancio un articolo che spazza i provvedimenti voluti dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Il pacchetto comprendeva «il programma di viaggio e l'assistenza completa dalla partenza da Iran, Iraq e Afghanistan», ha spiegato il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, titolare dell'inchiesta, «fino all'arrivo in Italia per poi procedere verso Ventimiglia e proseguire per la Francia. C'era persino chi aveva il permesso di soggiorno in Italia per protezione internazionale già pronto». All inclusive: dalla partenza all'arrivo. La Procura di Catania, che ieri mattina ha smantellato quella che definisce «una associazione a delinquere transnazionale» finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, composta da almeno 19 trafficanti di esseri umani, da due anni a questa parte ha monitorato dieci viaggi. Dallo sbarco a Siracusa agli snodi logistici di Bari, Torino, Minale e Ventimiglia. Una holding del traffico internazionale di esseri umani a tutti gli effetti: con quartier generale in Turchia e cellule indipendenti ma interconnesse nelle città italiane. Tant'è che l'inchiesta è stata ribattezzata dallo Sco, il Servizio centrale operativo della polizia di Stato, Mondi connessi. Il gruppo italiano è stato indicato dagli investigatori come «un necessario anello di congiunzione». Il che spiegherebbe anche il motivo per cui l'Italia è considerata zona franca dai terroristi. La Penisola viene usata come tunnel per raggiungere l'Europa in sicurezza. Fino a Ventimiglia, la porta d'accesso per la Francia. Una parte degli introiti illeciti sarebbe stata poi reinvestita per comprare sul mercato parallelo barche a vela (che in alcuni casi sono risultate rubate) e per reclutare skipper esperti con un ingaggio da 1.000 dollari a traversata. Il salvadanaio con i versamenti degli immigrati, invece, sarebbe stato accantonato in punti di raccolta in Turchia e versato al momento dell'arrivo tramite money transfer o con l'hawala, un sistema informale di trasferimento di fondi basato sulle prestazioni e sull'onore di una vasta rete di mediatori. In Puglia veniva offerta accoglienza ai clandestini a casa di complici o in abitazioni messe a disposizione da complici titolari di agenzie immobiliari. E proprio a Bari venivano forniti i documenti utili al rilascio dei permessi di soggiorno. La seconda tappa di solito era Torino o Milano, considerati degli snodi fondamentali per raggiungere Ventimiglia, in provincia di Imperia, dove c'era, secondo l'accusa, la base logistica più organizzata, composta esclusivamente da pakistani e afghani arruolati per fare i passeur. Per i viaggi, tutti notturni, venivano usate auto molto anonime. Una volta raggiunta la destinazione, i passeur segnalavano l'arrivo alla famiglia dell'immigrato per ottenere il pagamento. Uno dei trafficanti di esseri umani è stato beccato proprio a Ventimiglia, alla stazione ferroviaria, mentre cercava di far salire alcuni clandestini su un treno in partenza per la Francia. «Grazie alla collaborazione a livello analitico e di elaborazione dati con l'Europol e all'attività di supporto della polizia turca», ha spiegato il prefetto Francesco Messina, capo della Direzione centrale anticrimine, «abbiamo impostato con la Procura distrettuale di Catania l'indagine sul cartello che si muoveva sulla cosiddetta rotta velica». Secondo il procuratore Zuccaro, «i dieci sbarchi avvenuti nel territorio di Siracusa non erano il frutto di episodica attività criminale ma, come emerso anche da intercettazioni, rispondevano a un programma molto più ampio realizzato dall'organizzazione». Durante le perquisizioni eseguite ieri sono stati sequestrati 17 cellulari, quattro computer portatili, documenti vari (tra i quali quelli necessari per falsificare gli atti per i permessi di soggiorno) e circa 25.000 euro in contanti. I fermi di indiziato di delitto sono stati già convalidati a Imperia e a Bari. E ora il procuratore annuncia: «Chiederemo la rogatoria internazionale per gli indagati non di nazionalità italiana».