2020-09-18
Sfida in punta di penna alla satira di sinistra
Alessio Di Mauro (Facebook)
Un volume raccoglie il meglio dello spericolato vignettista Alessio Di Mauro, che da anni (e da destra) mena fendenti sui politici da giornali di ogni colore. Demolendo così il luogo comune che vuole l'ironia sul potere appannaggio esclusivo dei progressistiSe già la cultura, nonostante i tanti illustri pensatori conservatori, appare come terreno prevalentemente sotto il dominio progressista, la satira ha invece la fama d'essere di sinistra fino al midollo, senza la benché minima oscillazione, una sorta di inavvicinabile giardino artistico; Cosa Loro, si potrebbe ironizzare. Tuttavia, fortunatamente c'è ancora chi, con notevoli coraggio ed allergia al conformismo, tiene alta la bandiera della libertà di espressione anche su questo versante.Parliamo di Alessio Di Mauro. Classe 1974, romano, Di Mauro è un vignettista con una carriera alle spalle già ventennale e che ha inanellato collaborazioni su varie testate, dal Tempo, al Secolo d'Italia fino a Il Gazzettino. Chi non lo conoscesse può rimediare dato che, in questi giorni, esce il suo Banzai. Dieci anni di vignette e satira spericolata (Historica edizioni), una godibilissima raccolta delle sue graffianti opere. Vignette che, da gennaio del 2010 all'agosto scorso, raccontano l'attualità senza peli sulla lingua, pardon sulla matita.Sì, perché pur essendo di destra in un'epoca in cui peraltro solo pochi temerari hanno ancora il coraggio di dirsi tali, Di Mauro non è asservito ad alcuno; anzi, riesce a menar fendenti pure ai politici della sua parte. «Mena fendenti a destra e sinistra, più a destra che a sinistra», nota in proposito Roberto Alfatti Appetiti nella postfazione al volume, «dimostrando un coraggio che spesso manca ai suoi “colleghi" sinistri: tra compagni si tende all'assoluzione».Dunque, se già è più probabile trovare un ago in un pagliaio che un vignettista di destra, chi, già minoritario per posizioni politiche, arriva serenamente a satireggiare pure sulla propria parte rappresenta davvero un unicum. In effetti, Francesco Borgonovo, vicedirettore della Verità e autore della prefazione a Banzai, nel presentare Di Mauro perviene ad una spiegazione drastica ancorché plausibile: «É chiaramente pazzo. E non lo dico così per dire: ho le prove». Alla base della valutazione affettuosamente psichiatrica, Borgonovo pone la persona stessa di questo vignettista, che avrebbe tutte le carte in regola per occuparsi d'altro anziché intrattenersi nel rischioso, almeno pensando a possibili querele, e neppure redditizio campo della satira: «Quest'uomo ha un grande talento per il disegno. In più ha anche il dono della battuta. È colto, e in aggiunta - ammettiamolo - è pure un bel ragazzo». «E di tutti i mestieri che avrebbe potuto fare», incalza la nota penna di questo giornale, «di tutte le attività redditizie in cui si sarebbe potuto impegnare, che cosa va a scegliere Di Mauro? La satira». Oggettivamente trattasi di scelta professionale bizzarra, tanto più oggi e tanto più, come si diceva, se vissuta con il cuore a destra, appartenenza politica scomoda perfino per un docente universitario, figurarsi per un vignettista; eppure i tanti anni di lavoro che ha alle spalle, e dei quali Banzai rappresenta una spassosa sintesi, dimostrano che Di Mauro non solo ha evidentemente fatto la sua scelta, ma non se ne è affatto pentito. Del resto, tutte le sue vignette, oltre che una notevole abilità artistica, tradiscono una rara passione per la critica divertente e divertita.Così tra le pagine di questo volume troviamo Gianfranco Fini che rifiuta di rinnegare le proprie idee («Altrimenti non avrei più nulla da rinnegare», commenta nella versione dimauriana), Matteo Renzi ritratto come una sfinge egizia e chiamato «un moralizzatore d'Egitto», con riferimento a quando fu aperta un'indagine per peculato a carico del renziano Davide Faraone, e tanto altro ancora. L'aspetto che più colpisce di ogni vignetta è che si capisce che l'opera, prima ancora che di un abile artista capace di far satira come andrebbe sempre fatta - senza padrini né padroni -, è di un uomo libero. In effetti, è lo stesso Di Mauro, presentandosi a pagina 8 di Banzai, a dichiarare la sua condizione come quella, annota non senza orgoglio, «perfetta per essere detestato a sinistra e guardato con una buona dose di sospetto pure a destra». Abbiamo insomma a che fare davvero con un artista libero, capace di aggirarsi davanti ad un foglio di carta con la stessa implacabile forza del Cirano di Francesco Guccini, che spavaldamente minaccia: «Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perché con questa spada vi uccido quando voglio». Ecco, Di Mauro fa così: circola felicemente armato della capacità di dissacrare. E questo suo nuovo libro è una bellissima dichiarazione di colpevolezza.