2019-07-29
«Servizi sociali onnipotenti, serve l’avvocato dei minori»
Il neoministro leghista della Famiglia Alessandra Locatelli: «Le inchieste emiliane sono frutto di allarmi ignorati. Attorno a molte comunità di affido girano cifre eccessive: interverremo».Alessandra Locatelli, vicesindaco di Como e deputata della Lega, è diventata ministro della Famiglia da poco più di due settimane, e si è immediatamente trovata nel pieno della tempesta del caso Bibbiano, che La Verità - spesso in grandissima solitudine mediatica - ha svelato e documentato giorno dopo giorno.Lei ha un background da educatrice di persone colpite da insufficienza mentale. Vuole raccontarci quanto ha pesato questa esperienza nella sua formazione?«Ha influito tantissimo. Ho lavorato per ben 21 anni a stretto contatto con persone affette da insufficienza mentale (da lieve, media a grave, con sindrome di Down, fino a forme più complesse di pluri disabilità). Quando feci la maturità, mi resi disponibile a un campo servizio presso il Piccolo Cottolengo di Tortona. I miei mi dissero: “Te la senti?". Fu un'esperienza straordinaria». Per altro verso, lei ha una propensione alla linea dura contro l'immigrazione irregolare. Tema tutt'altro che in contraddizione con l'attenzione sociale e il sostegno da garantire alle persone più fragili, com'è evidente a qualunque persona ragionevole e non ideologizzata. Perché la sinistra non capisce che queste due cose possono coesistere?«A me sembra assolutamente naturale. Chi ha una propensione ad accudire, a stare attento agli altri, sa che dare e darsi delle regole è un valore aggiunto. Vale nella vita personale, vale in un'amministrazione locale, e pure al governo. La sinistra per anni si è presentata come rappresentante unica - e non era vero - del mondo del sociale; ma, come si è capito di recente, in realtà non sempre è stata così attenta e accurata».Veniamo all'inferno di Bibbiano. C'è da temere che non sia stato un caso isolato, ma la spia di un fenomeno più vasto.«Quello che è successo ha chiarito che occorre prendere in mano la situazione. Bisogna assicurare che chiunque stia gestendo bimbi e minori lo stia facendo in modo da garantire i loro diritti e che questo serva anche per altri contesti».Mettiamo le cose in ordine: togliere un bimbo a una famiglia dovrebbe essere l'extrema ratio, l'ultimissima decisione, un'eccezione assoluta. E invece…«Distinguiamo. Bibbiano ha dato la spinta per accelerare i tempi di verifiche, controlli e di eventuali proposte di modifiche normative che riguardano l'affidamento. Quanto è emerso anche dalle audizioni, che ho svolto con diverse realtà, sollecita azioni per preservare al massimo il minore e i suoi diritti».E poi, una volta presa questa decisione drammatica della sottrazione del bimbo alla famiglia, occorrerebbe a maggior ragione essere attenti - fino al millimetro - a cosa accade dopo. Le sembra normale che dei bimbi siano finiti ad amiche (al di là degli orientamenti sessuali) di persone coinvolte nelle decisioni?«Non è accettabile mescolare attività professionale e vita privata. Anche dal punto di vista deontologico, è assolutamente scorretto. Ecco perché mi stupisco che la cosa sia accaduta sotto gli occhi di tanti. Eppure i campanelli d'allarme c'erano».Elenchiamoli, questi campanelli.«Primo: un bimbo affidato a una persona molto vicina all'assistente sociale stessa. Secondo: le troppe segnalazioni provenienti direttamente dagli assistenti sociali, che hanno destato il sospetto poi dei carabinieri. Terzo, e ci tornerò dopo: tariffe poco allineate con i costi reali».Che trauma subisce un bimbo prelevato a casa o a scuola, quasi in un rapimento da film?«Un trauma enorme. Non a caso ci sono linee guida e protocolli ben precisi, che invece in questo caso non sono stati seguiti - pare - né in questa fase né in quella di ascolto dei minori. Vede, quei protocolli vanno seguiti scrupolosamente anche nelle situazioni in cui davvero ci sono valide ragioni per allontanare il bimbo da casa: perfino in quel caso, il bambino potrebbe non comprendere, ha affetti che vanno rispettati e capiti».Hanno destato choc le immagini di - pare - assistenti sociali e forse perfino poliziotti che si presentano in una casa come esponenti dell'Ente nazionale protezione animali, dicono di essere arrivati per un cane che abbaia, e invece distraggono i familiari e portano via una bimba da una culla. Che si può fare perché non accada mai più?«Forse non erano assistenti sociali. Ma lo ripeto ancora: chiunque operi a contatto con i minori deve attenersi rigorosamente a un metodo e a un protocollo. Tutte cose che qui non sono state rispettate».Si parla tanto - in altri ambiti, e talora a sproposito - di conflitto d'interessi. Ma qui accade che ci siano giudici onorari, consulenti, «esperti», trasformati in una compagnia di giro… Ed è emerso che a volte chi decideva o partecipava alla decisione se mandare i bimbi in comunità era legato alle cooperative affidatarie. Come si spezza questo circolo vizioso?«Si spezza con una novità normativa che introduca il criterio della rotazione: principio sollecitato anche da molti dei soggetti che ho audito, fermo restando il fatto che - per loro conto - gli ordini professionali interessati, se confermate le accuse, si costituiranno parte civile nei processi».Più un bimbo resta in affido sottratto alla famiglia, più soldi vanno alla coop della casa famiglia. Come pensate di intervenire?«Inutile girarci intorno: si è creato un “mercato" con queste risorse. Noi dobbiamo fissare dei criteri standard, o almeno un range, per le tariffe destinate alle strutture. In una struttura di accoglienza la retta può variare da 60 a 200 euro giornalieri. Capisce che non è normale questa disparità. La somma va ridimensionata (100-120 euro è un livello ragionevole) e deve essere omogeneizzata».I casi alla Bibbiano nascono anche così.«A Bibbiano era molto più elevata del normale anche l'ulteriore tariffa per il servizio terapeutico e il supporto psicologico, che era stato esternalizzato. Di solito, il costo è di 60-70 euro, lì si arrivava a 120».Un punto fondamentale. La legge vieterebbe di togliere un bimbo solo perché una famiglia è povera. La condizione economica della famiglia non è certo un buon motivo per sottrarre un bimbo ai genitori.«Assolutamente. In un sistema che funziona correttamente, al contrario, una famiglia (o un singolo) con bambini, ma in condizioni economicamente precarie, deve ricevere sostegno, non solo sul piano strettamente economico: dal doposcuola al supporto domiciliare educativo, passando per le agevolazioni per l'alloggio».Al di là degli aspetti penali (della «patologia»), occupiamoci della «fisiologia». Che controlli ci sono sul normale iter degli affidamenti?«Proprio la scorsa settimana, insieme al ministro Matteo Salvini, abbiamo siglato un protocollo tra i nostri ministeri perché stanno arrivando migliaia di segnalazioni che vanno vagliate da personale esperto».Oggi i servizi sociali hanno una specie di assurdo potere assoluto rispetto alla segnalazione dei casi di presunto disagio. E la cosa può arrivare al giudice, che a sua volta può decidere basandosi solo su questa versione delle cose, senza nemmeno sentire i genitori… è pazzesco, roba da Germania Est.«Guardi, gli stessi assistenti sociali ora ritengono che serva maggior controllo, anche a loro tutela. Una cosa di assoluto buon senso che si potrebbe fare: accanto alla figura del curatore, serve anche un avvocato che prenda le parti del minore, che lo consideri come portatore di diritti».Conferma che gli accertamenti sul disagio sono spesso delegati ai servizi sociali, senza nemmeno obbligo di documentazione o registrazione? In questo modo, ai genitori può essere attribuita qualunque nefandezza, senza possibilità di contraddittorio«Anche su questo occorre cambiare le norme procedurali. Ovviamente ci vorrà tempo: ma l'obiettivo è che sia garantito il contraddittorio, e che comunque il giudice si esprima dopo il coinvolgimento di un suo perito, oltre ad aver ascoltato tutte le versioni».Che si può fare per capovolgere una situazione in cui circa il 60% degli affidamenti dura più di 2 anni, e il 40% dei bimbi non torna più a casa?«È una stima che si avvicina alla realtà. Purtroppo usciamo da un lungo periodo di rallentamento, con molte situazioni di stallo. E ogni caso è diverso e va vagliato: ci sono situazioni in cui il passaggio in una struttura è indispensabile, ma anche altri (per i bimbi da 0 a 6 anni) in cui si potrebbe procedere subito all'affido familiare».Ci lasci rivolgendosi ai lettori, che sono turbati da questa terribile vicenda.«Intanto mi lasci fare un ringraziamento a tutte le persone che si sono sentite coinvolte e colpite per il fatto che anche un solo bimbo abbia sofferto. Questa reazione è la leva più forte per aiutare il cambiamento».Ultimo tema. Le risorse stanziate per famiglia e disabilità. Facciamo chiarezza.«Nell'ultima manovra, grazie all'impegno del ministro Lorenzo Fontana, sono state stanziate più risorse: 100 milioni in più per il fondo delle non autosufficienze, l'aumento del fondo nazionale per le politiche sociali è salito da 280 a 400 milioni, 300 milioni per gli alunni con disabilità fisiche o sensoriali, il buono per gli asili nido aumentato fino a 1.500 euro (da 0 a 3 anni), il rifinanziamento del “dopo di noi". Io punterò al mantenimento di questi fondi e a dare un segnale importante per l'aumento delle pensioni di invalidità, insieme ad altri importanti obiettivi per il sostegno alla disabilità e alle famiglie».
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)