2024-10-24
Le toghe «esondano» un’altra volta e spengono la fiction su Avetrana
Scena tratta dalla serie tv (Disney+)
Stop del tribunale di Taranto alla serie su Sarah Scazzi perché «diffama il paesino».Adesso i giudici decidono anche se una serie tv può andare in onda oppure no. Poi si offendono se qualcuno, per esempio il ministro di Grazia e giustizia Carlo Nordio, dice che «esondano». Che travalicano le loro competenze, si potrebbe dire. In base a una interpretazione estensiva dei loro ambiti. Come possa la magistratura avere voce in capitolo sulla programmazione di un prodotto di fiction è un mistero, una di quelle stranezze che appartengono a quest’epoca confusa. Neanche fossimo ai tempi delle censure dei pretori degli anni Sessanta. Qui però non si tratta di scene licenziose, ma di potenziale diffamazione di un paese, di un’intera comunità civile.Così è, se vi pare. Il Tribunale di Taranto ha deciso che no, la fiction della Disney intitolata Avetrana - Qui non è Hollywood ispirata al delitto di Sarah Scazzi non va trasmessa. I cinque episodi, già presentati in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, dovevano essere disponibili sulla piattaforma Disney+ da domani. Invece, nisba. Il giudice Antonio Attanasio ha accolto il ricorso del sindaco del paese salentino Antonio Iazzi che, tramite un nutrito pool di tre avvocati, aveva chiesto di visionare in anteprima il prodotto cinematografico per appurare se avesse «portata diffamatoria», rappresentando la cittadinanza come «ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati di tale portata, contrariamente alla realtà». In un suo precedente intervento, il sindaco aveva tenuto a mettere in evidenza le doti di una comunità che merita rispetto, preoccupato che «la notorietà sia sempre più determinata dai tanti tesori che la storia ha lasciato» che nel 2022 hanno ottenuto ad Avetrana la nomina a «Città d’arte» della regione. Ora, se è comprensibile l’intento promozionale del sindaco, non lo è l’intervento ultimamente censorio del Tribunale tarantino.Per l’omicidio della quindicenne Sarah Scazzi furono condannate all’ergastolo la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano, mentre lo zio Michele Misseri è da poco tornato in libertà dopo aver scontato la pena per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove. Dal giorno in cui si consumò il delitto, il 26 agosto 2010, il paese di Avetrana, in particolare la via dove avvenne, si trasformò in un set televisivo, meta delle troupe giornalistiche di tutte le testate nazionali e di alcune internazionali. Programmi di cronaca del servizio pubblico e delle tv commerciali ci camparono per mesi. I processi furono seguiti in modo ossessivo, gli accusati monitorati senza sosta. Ora, 14 anni dopo, ci si preoccupa che una serie tv, realizzata da Pippo Mezzapesa, un accreditato regista pugliese che ha sempre lavorato su storie e situazioni legate alla sua terra, possa nuocere alla buona immagine della cittadina. Come va chiamata questa preoccupazione se non ipocrisia? E come va catalogato lo stop censorio del giudice se non voglia di protagonismo?Per averne conferma proviamo ad applicare l’espressione contenuta nel ricorso degli avvocati del comune di Avetrana ad altre località dove si sono consumati crimini oggetto di fiction e serie televisive. Brembate di Sopra, per esempio. La cittadina della bergamasca, dove il 26 novembre 2010, tre mesi dopo Avetrana, sparì prima di essere trovata cadavere la tredicenne Yara Gambirasio, crimine che ebbe, altrettanta risonanza mediatica fino alla recente serie di Netflix, poteva accusarne la portata diffamatoria vedendosi rappresentata «quale comunità ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati di tale portata, contrariamente alla realtà»? E il quartiere napoletano di Scampia in relazione alle cinque stagioni di Gomorra su Sky? E la cittadina di Cogne, in riferimento all’uccisione del piccolo Samuele Lorenzi, divenuta trama di un’altra serie Netflix? Sono alcuni dei casi che sovvengono per dire che nella nostra povera Italia esiste una triste geografia del crimine. E, inevitabilmente, una serialità che la rappresenta. Ma ora ai magistrati sembra non stare più bene.Il Tribunale di Taranto ha convocato l’udienza di comparizione del Comune di Avetrana e della Disney produttrice della serie tv per il prossimo 5 novembre. Qualcuno si aspetta che in quell’occasione il giudice realizzi di aver esondato?
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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