Stando ai dati pubblicati dal Cies Football Observatory, il nostro campionato è quello ad aver registrato il maggior incremento di spesa rispetto al 2023. La Premier League resta irraggiungibile per potere d'acquisto, ma ha tagliato le uscite dell'11%; mentre l'Arabia Saudita ha confermato l'inversione di tendenza rispetto all'anno scorso con ben 657 milioni di euro spesi in meno.
Stando ai dati pubblicati dal Cies Football Observatory, il nostro campionato è quello ad aver registrato il maggior incremento di spesa rispetto al 2023. La Premier League resta irraggiungibile per potere d'acquisto, ma ha tagliato le uscite dell'11%; mentre l'Arabia Saudita ha confermato l'inversione di tendenza rispetto all'anno scorso con ben 657 milioni di euro spesi in meno.Venerdì scorso si è conclusa la sessione estiva di calciomercato in tutti i principali campionati europei, mentre stasera suonerà il gong anche in Arabia Saudita, e la finestra dei trasferimenti rimarrà aperta ancora per qualche giorno, tra i Paesi con maggiore potere d'acquisto, in Qatar (chiusura il 9 settembre) e Turchia (chiusura il 13 settembre).Dopo una telenovela infinita che ha accompagnato l'estate di tutti gli appassionati, anche il caso Osimhen sembra aver trovato una soluzione. L'attaccante del Napoli, finito ai margini del progetto targato Antonio Conte, andrà con ogni probabilità a vestire la maglia del Galatasaray con la formula del prestito. Niente Paris Saint-Germain, niente Chelsea, niente Arabia Saudita e, soprattutto, niente reintegro nel Napoli. È proprio la Turchia, con la squadra di Istanbul dove già militano vecchie conoscenze della Serie A come Mauro Icardi, Dries Mertens, Lucas Torreira e molti altri, che ha offerto al giocatore nigeriano la possibilità di non rimanere fermo almeno fino al prossimo gennaio, quando si riaprirà il calciomercato, e al club partenopeo di non avere un calciatore fuori rosa stipendiato con 11 milioni di euro all'anno.Ma il calciomercato estivo ha messo in evidenza un aspetto che sembra quasi essere passato in secondo piano, ovvero che i club italiani hanno ricominciato a spendere centinaia e centinaia di milioni di euro per acquistare i calciatori. Sentiamo orami da diversi anni dire che il nostro calcio è in crisi, che le nostre squadre non possono permettersi spese folli e invece i numeri di quest'estate dicono esattamente l'opposto. Secondo i dati pubblicati dal Cies Football Observatory, infatti, la Serie A è il campionato che ha incrementato di più la spesa per l'acquisto di calciatori rispetto alla passata stagione, facendo registrare un +16,5%, pari a 130 milioni di euro sborsati in più rispetto al 2023. 917 milioni di euro spesi quest'anno, 787 dodici mesi fa. E se è vero che a trainare questo movimento è stata soprattutto la Juventus, con il direttore sportivo Cristiano Giuntoli che ha rivoluzionato la rosa ingaggiando ben nove calciatori nuovi, tra i quali spicca il fiore all'occhiello del mercato bianconero, Teun Koopmeiners pagato all'Atalanta 59 milioni di euro bonus compresi, è altrettanto vero che anche le altre big del nostro campionato, esclusa l'Inter che ha puntato su pochi ritocchi attingendo dal mercato dei parametri zero con Mehdi Taremi e Piotr Zielinsky su tutti, hanno speso cifre considerevoli.La classifica pubblicata dal Cies Football Observatory dimostra altri aspetti interessanti. In Italia, oltre alla Serie A che è l'unica insieme al Brasile ad aver registrato un incremento importante delle uscite, anche che la Serie B ha fatto un balzo notevole rispetto alla scorsa stagione. E se pensiamo che i club non hanno potuto contare sugli introiti derivanti dalla vendita dei diritti televisivi, rimasti invenduti fino a poche settimane dall'inizio del campionato, il dato assume ancora più rilevanza. Il campionato cadetto è entrato nella top 20 con 57 milioni spesi. L'altro dato interessante, oltre a Inghilterra e Germania che tagliano le spese, sebbene la Premier League rimane leader con oltre due miliardi spesi, è il crollo dell'Arabia Saudita, con addirittura 657 milioni di euro spesi in meno rispetto all'estate del 2023, a conferma che il trend è in forte calo.
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)
Un mio profilo è stato cancellato quando ho pubblicato dati sanitari sulle pratiche omoerotiche. Un altro è stato bloccato in pandemia e poi eliminato su richiesta dei pro Pal. Ne ho aperto un terzo: parlerò dei miei libri. E, tramite loro, dell’attualità.
Se qualcosa è gratis, il prodotto siamo noi. Facebook è gratis, come Greta è pro Lgbt, pro vax, anzi anti no vax, e pro Pal. Se sgarri, ti abbatte. Il mio primo profilo Facebook con centinaia di migliaia di follower è stato cancellato qualche anno fa, da un giorno all’altro: avevo riportato le statistiche sanitarie delle persone a comportamento omoerotico, erroneamente chiamate omosessuali (la sessualità è una funzione biologica possibile solo tra un maschio e una femmina). In particolare avevo riportato le statistiche sanitarie dei maschi cosiddetti «passivi».
A Fuori dal coro Raffaella Regoli mostra le immagini sconvolgenti di un allontanamento di minori. Un dramma che non vive soltanto la famiglia nel bosco.
Le persone sfollate da El Fasher e da altre aree colpite dal conflitto sono state sistemate nel nuovo campo di El-Afadh ad Al Dabbah, nello Stato settentrionale del Sudan (Getty Images)
Donald Trump torna a guardare all’Africa. Il presidente americano si è infatti impegnato ad agire per cercare di portare a termine il sanguinoso conflitto civile che agita il Sudan da oltre due anni.
«Pensavo fosse solo una cosa folle e fuori controllo. Ma ora capisco quanto sia importante per te e per molti dei tuoi amici qui presenti il Sudan. E inizieremo a lavorare sul Sudan», ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca, rivolgendosi al principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman. Ricordiamo che la guerra civile in corso è esplosa nell’aprile del 2023 tra le Forze armate sudanesi e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces. Secondo The Hill, «più di 150.000 persone sono morte nel conflitto, circa 14 milioni sono state sfollate e si prevede che circa metà della popolazione di 50 milioni di persone soffrirà la fame quest'anno».






