2023-09-01
«Gli Usa delusi da Kiev. Improbabile una tregua in stile due Coree»
Sergio Vento (Imagoeconomica)
L’ex ambasciatore Sergio Vento: «Alla resistenza mancano uomini. Sostenere Volodymyr Zelensky non ci blinderà nel Mediterraneo».«Quando si dice: “Siamo con l’Ucraina fino in fondo”, cosa significa “fino in fondo”? Rischiamo di andare a fondo con Kiev…. ». Sergio Vento, storico diplomatico, presidente di Vento&Associati, già ambasciatore a Parigi, poi rappresentante all’Onu e quindi ambasciatore d’Italia a Washington, spiega alla Verità a che punto è arrivato il conflitto russo ucraino. È scettico sul ruolo di Vladimir Putin nella morte di Evgenij Prigozhin e si sofferma sulle conseguenze dell’attentato sulle elezioni presidenziali americane del prossimo anno, come anche su quelle russe.Cosa le fa pensare che non sia stato il presidente russo a ordinare di abbattere quello che, agli occhi degli occidentali, era ormai considerato un nemico dopo l’avanzata verso il Cremlino di giugno?«Che sia stato Putin, proprio nel giorno del vertice dei Brics, non è certo un’operazione tra le migliori sul piano della comunicazione…».Potrebbe esserci la mano dei militari?«Questa ipotesi mi confermerebbe che Putin è ancora un mediatore negli equilibri di potere della Russia».Ovvero?«ll prossimo anno avremo sia le elezioni americane sia quelle russe. Già si parla di possibili passi indietro di Putin. Faccio notare che Medvedev da un po’ di tempo a questa parte si fa spesso sentire con attacchi molto forti contro l’Inghilterra, per esempio».La scomparsa di Prigozhin avrà un effetto sulla guerra?«Prigozhin non so quanto avesse un ruolo di rilievo. Anche quello del giugno scorso, più che di un golpe, mi è sembrata una semplice forma di protesta. C’è stata una cosa che ha detto Prigozhin molto interessante e di cui non si è abbastanza parlato».Ovvero?«Quando ha attaccato Sergej Shoigu, dicendo che era stato lui a inventarsi la minaccia Nato o comunque ad averla ingigantita, per convincere Putin a invadere l’Ucraina. È un’operazione speciale che non ha funzionato. Anche se bisogna ammettere che le sanzioni non hanno messo in ginocchio la Russia».Quale sarà l’impatto della guerra sulle elezioni negli Stati Uniti? Il deep State americano ha duramente criticato la controffensiva ucraina.«Questa guerra non porta acqua al mulino di Biden per una rielezione, nel migliore dei casi non avrà un impatto. Il peso comincerà a farsi sentire insieme ad altri fattori, come la discesa in campo di Trump. Diciamolo chiaramente, la controffensiva ucraina è stata annunciata troppo presto, poi si è parlato di come doveva essere portata avanti… Si è perso tempo ed è stato un fallimento. Come diceva Bonaparte essere sconfitti è possibile, essere sorpresi è inaccettabile».Gli Stati Uniti sono molto impegnati finanziariamente nel conflitto.«Queste critiche alla controffensiva si aggiungono alla delusione del vertice di Vilnius. L’Ucraina non ha abbastanza uomini, possono avere armi bellissime ma non bastano. In più Kiev ha bisogno di riforme strutturali nel proprio apparato governativo, non si può definire una democrazia vera e propria, non è ancora compiuta».Il governo italiano ha dato sempre il suo sostegno all’Ucraina.«L’idea che un sostegno a Zelensky ci possa assicurare un ruolo nel Mediterraneo, che dal 2011 si è dissolto, mi pare evanescente. Andrebbe visto davvero quali siano gli armamenti che stiamo fornendo: sono coperti da riservatezza, mentre quelli degli alleati sono compiutamente descritti».Come se ne esce?«Ci avviciniamo allo scenario di Haass e Kupchan del Council on foreign relations. L’idea era quella di armare gli ucraini per recuperare più territori possibili, per poi sedersi al tavolo dei negoziati da posizioni di forza. Cosa che si è rivelata molto deludente. L’ipotesi coreana non sembra appropriata, sul piano dell’integrità territoriale ucraina, perchè la linea armistiziale fissata 70 anni fa al 38°parallelo è la frontiera fra le due Coree prima del conflitto. Occorre lavorare a un credibile cessate il fuoco. Per gli assetti definitivi, si vedrà».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.