2021-04-08
Serbia e Cina sono sempre più vicine
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Il presidente serbo Aleksandar Vucic con Xi Jinping (Ansa)
Dai vaccini alla Difesa, passando per il commercio. Pechino e Belgrado sono sempre più vicine, mentre Nato ed Europarlamento nutrono preoccupazioni crescenti.Cina e Serbia stanno progressivamente intensificando i propri legami. A fine marzo, il ministro della Difesa cinese, Wei Fenghe, si è recato in visita nel Paese balcanico, dove sono stati rivelati accordi nel settore della Difesa e in materia di cooperazione militare. In particolare, è stata siglata un'intesa per la donazione di «aiuti militari» cinesi alla Serbia e sono state annunciate esercitazioni congiunte. «Stiamo preparando la prima esercitazione congiunta delle forze speciali tra l'esercito serbo e quello cinese: speriamo di farlo entro la fine dell'anno», ha dichiarato il ministro della Difesa serbo, Nebojsa Stefanovic. «La Serbia», ha aggiunto, «invierà un plotone, o circa trenta soldati, che parteciperanno a quell'esercitazione insieme all'esercito cinese. Sarà un'opportunità per noi per imparare dai nostri omologhi cinesi e anche per condividere le nostre conoscenze con loro». Il settore della Difesa rappresenta tuttavia soltanto uno dei molteplici fronti di stretta collaborazione in corso tra Pechino e Belgrado. Una grande importanza è infatti anche rivestita dal settore commerciale e dai poderosi investimenti (e prestiti) che il Dragone, soprattutto negli ultimi anni, ha effettuato nel piccolo Paese balcanico. Il commercio tra Cina e Serbia è triplicato tra il 2005 e il 2016, arrivando a un volume complessivo di 1,6 miliardi di dollari. La presenza di cinesi nel Paese balcanico sta aumentando, mentre - nel corso degli ultimi anni - svariate aziende cinesi hanno aperto uffici di rappresentanza in loco. A fine marzo, il presidente serbo, Aleksandar Vucic, ha tra l'altro espresso soddisfazione per i progressi nella costruzione della ferrovia ad alta velocità Belgrado-Budapest, descrivendola come un successo della Belt and Road Initiative. Non è comunque tutto oro quel che luccica. Come riferito da Al Jazeera, spesso le imprese cinesi entrano in concorrenza (sleale) con quelle autoctone, mentre il debito complessivo serbo nei confronti del Dragone sarebbe addirittura decuplicato nell'ultimo decennio, arrivando a 1,1 miliardi di euro. Come riportato due anni fa da The Diplomat, Belgrado ha iniziato a guardare con sempre maggiore interesse a Pechino sulla scia della crisi finanziaria del 2008, quando la Serbia ha cominciato a considerare l'Occidente vulnerabile e la Cina una potenza in ascesa. Non sarà del resto un caso che la convergenza con il Dragone abbia subìto una incremento a seguito di un'ulteriore crisi: quella del Covid-19. Pechino ha infatti messo Belgrado nel mirino della propria diplomazia vaccinale. Il Paese balcanico si è, sì, approvvigionato da vari fornitori: ma la presenza del siero cinese risulta comunque decisiva. Non sarà un caso che, appena lo scorso 6 aprile, Vucic si sia fatto vaccinare proprio con il siero Sinopharm. Se è vero che la campagna vaccinale serba procede abbastanza speditamente, è altrettanto vero che l'influenza politico-economica cinese sta crescendo sempre di più, in un Paese che si trova alle porte dell'Unione europea.In questo quadro, una recente risoluzione dell'Europarlamento ha messo in luce delle forti preoccupazioni per la massiccia presenza di Pechino nel piccolo Paese balcanico. Ricordiamo, per inciso, che Belgrado abbia fatto domanda di ingresso nell'Unione europea nel 2009 e che il processo di accesso risulti ancora in corso. La stessa Nato sta mostrando qualche timore. Secondo un'analisi della Nato Review, pubblicata lo scorso dicembre, «il sostegno all'Unione europea è in declino in Serbia, dove la maggioranza della popolazione ha un'opinione favorevole di Russia e Cina, e gli atteggiamenti verso la Nato stanno diventando più negativi». Ricordiamo che esista in Serbia da tempo un dibattito politico sull'opportunità o meno di aderire all'Alleanza Atlantica. Uno scenario che indubbiamente trova contraria la Russia e a cui anche la Cina non guarda con troppa simpatia. Soprattutto dopo che, nel 2019, il segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, ebbe a dire: «Quello che vediamo è che il crescente potere della Cina sta spostando l'equilibrio del potere globale e l'ascesa della Cina - l'ascesa economica, l'ascesa militare - offre alcune opportunità ma anche alcune sfide serie». È quindi probabilmente in questo quadro che, sabato scorso, l'ambasciatore cinese in Serbia, Chen Bo, si è recato presso il vecchio sito dell'ambasciata cinese nell'ex Jugoslavia e ha deposto ghirlande per commemorare tre giornalisti cinesi uccisi in un bombardamento condotto dalle forze Nato ventidue anni fa. Quasi un segnale politico a Belgrado: un segnale non propriamente amichevole verso l'Alleanza Atlantica.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)