2019-12-30
Sei di destra e difendi le donne? Per la sinistra sei razzista lo stesso
Dalla lagna delle sardine per le critiche di Matteo Salvini all'attivista islamica che sbeffeggiava Giorgia Meloni, al volume di una studiosa britannica, i progressisti benedicono il velo e accusano di xenofobia chi lo giudica oppressivo.Il 14 dicembre, sul palco di piazza San Giovanni a Roma allestito dalle sardine, è salita una ragazza di nome Nibras Asfa. Studentessa all'Università statale di Milano, facoltà di Giurisprudenza, mediatrice culturale, figlia di Mahmoud Asfa (architetto giordano e presidente del consiglio direttivo della Casa della cultura musulmana di Milano), Nibras ha iniziato il suo intervento facendo il verso a Giorgia Meloni: «Io sono Nibras, sono una donna, sono musulmana e sono figlia di genitori palestinesi». Un attacco di cui non si sentiva il bisogno. Nibras, per altro, non ha alcun bisogno di ribadire a voce la sua appartenenza all'islam: il suo velo parla per lei. Avendo il capo e il collo coperti, è inevitabile riconoscerla come musulmana, del resto il velo serve proprio a questo: a ribadire un'appartenenza culturale e religiosa.All'ironia di Nibras sulla Meloni ha risposto a tono Matteo Salvini alcuni giorni dopo: «E io sono Matteo, sono cristiano, sono figlio di mia mamma che si chiama Silvana e di mio papà che si chiama Ettore, spero di non dare fastidio a nessuno». Come prevedibile, queste poche righe sono state interpretate dalle sardine come un messaggio di odio.Lorenzo Donnoli, sotto capo sardina di Ferrara, sabato ha pubblicato su Facebook un lungo post in cui accusa Salvini di «creare un clima sociale in un cui una donna non si sente libera». Atteggiamento che sarebbe «non cristiano». Scrive Donnoli: «Nibras è italiana e da due settimane riceve minacce indicibili con numeri da record, così, per divertirsi, che lei ha stimolato e fomentato». Segue lezione di fede cristiana al capo leghista.Qui c'è di mezzo, ovviamente, il consueto vittimismo delle sardine che prima attaccano poi piagnucolano. Ma c'è anche qualcos'altro di più rilevante. Nibras, rivendicando con orgoglio la sua identità culturale e religiosa, ha riaperto l'annoso e irrisolto dibattito sul velo. Per questo ha ricevuto pesanti critiche anche da sinistra, per la precisione da Paolo Flores d'Arcais e da altre firme di Micromega, rivista ultralaica che da tempo giudica il velo uno strumento di oppressione delle donne.Presentare Nibras come una vittima che non può essere contestata o criticata significa, nei fatti, annullare ogni possibilità di dibattito riguardo al velo. Trasformare la sardina islamica in un «vittima di odio» o di «islamofobia» vuol dire mettere al centro lei e dimenticare il vero nocciolo della questione, cioè la condizione delle donne nel mondo islamico e nelle comunità islamiche che vivono sul suolo europeo. Assecondando questa retorica, le sardine fanno il gioco delle associazioni islamiche - più o meno radicali - che con la scusa dei diritti e della difesa dell'identità vogliono sdoganare un'imposizione religiosa e politica.Purtroppo non è da oggi che la sinistra, specie quella radicale, si comporta in questo modo. Lo dimostra un libro appena pubblicato in Italia da Alegre e intitolato Femonazionalismo. Il razzismo nel nome delle donne. Lo firma Sara R. Farris, femminista e docente alla Goldsmith University of London. La sua tesi è molto semplice: i partiti di destra olandesi, francesi e italiani sfruttano le battaglie per i diritti delle donne al fine di imporre la loro visione xenofoba e razzista. «L'idea che gli immigrati e in particolare i musulmani non rispettino le donne è stata infatti uno degli argomenti fondamentali usati per generare e rinforzare i sentimenti razzisti nell'Europa occidentale», scrive la Farris. «Suggerendo che l'inuguaglianza di genere sia un problema soprattutto per le donne non occidentali, le femministe e le femocrate anti musulmane hanno contribuito a distogliere l'attenzione dalle molteplici forme di disuguaglianza che ancora colpiscono le donne europee non occidentali». Tradotto, potrebbe suonare così: se sei di destra non puoi difendere i diritti delle donne, perché lo fai in modo strumentale e in nome del razzismo. La posizione delle sardine, forse inconsapevolmente, è molto simile a quella della Farris. Ed è molto pericolosa. Perché con la scusa dell'odio e dell'islamofobia tramuta la legittima battaglia contro il velo come strumento di oppressione e di rivendicazione politica in una campagna xenofoba, rendendola illegittima.Le vere vittime sono le donne musulmane costrette a indossare il velo e trattate da inferiori. Sono le attiviste islamiche che il velo scelgono di non metterlo e per questo vengono combattute e osteggiate, come accaduto (anche dentro al Pd) a Maryan Ismail. La voce di queste donne non si sente mai, sempre sovrastata dal baccano e dalle lamentazioni delle musulmane velate che prima vogliono imporre la loro legge e poi gridano di essere vittime dell'odio.
Ecco #DimmiLaVerità del 31 ottobre 2025. Ospite il senatore di FdI Guido Castelli. L'argomento del giorno è: " I dettagli della ricostruzione post terremoto in Italia Centrale"
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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