2021-01-03
L’ex segretario della Lega di Bergamo ammazzato nel cortile di casa
Franco Colleoni si era ritirato dalla politica e aveva un ristorante. Trovato con la testa fracassata. Matteo Salvini: «Ricordo le cene da lui». Gli hanno sfondato il cranio colpendolo più volte con un oggetto acuminato, nel cortile della sua abitazione di via Sertorio a Brembo di Dalmine, uno stradone pieno di villette con giardino, nel cui stesso stabile c'è il Carroccio, ristorante che la vittima gestiva con uno dei due figli. Sulle porte d'ingresso dell'abitazione e del ristorante da ieri mattina ci sono i sigilli dell'autorità giudiziaria: chi ha ammazzato Franco Colleoni? L'uomo, 68 anni, era stato segretario provinciale della Lega tra il 1999 e il 2004 e assessore provinciale a Bergamo nella giunta dell'allora presidente Giovanni Cappelluzzo. Era noto anche per le sue comparsate sulle tv locali (era super tifoso dell'Atalanta) e gli aspri commenti politici che, pur essendo ormai fuori dalla comunità militante leghista da tempo (nel 2013 dichiarò di aver votato per il M5, salvo poi pentirsene), di tanto in tanto rilasciava. Era un volto popolare, insomma. «Quando ha deciso di lasciare la Lega», ricorda la compagna di partito Claudia Maria Terzi, assessore alle Infrastrutture di Regione Lombardia, «lo ha fatto in silenzio e senza tante polemiche». A fare la terribile scoperta è stata la ex moglie, che avrebbe riferito di essere entrata dapprima in casa, trovandola a soqquadro. Spaventata, si sarebbe diretta nel cortile. E a quel punto le si è presentata di fronte una scena agghiacciante: nel vialetto che porta verso la strada comunale, a terra, c'era Colleoni, disteso nel sangue. Le indagini dei carabinieri della compagnia di Treviglio e del nucleo investigativo di Bergamo sono coordinate dal pubblico ministero Fabrizio Gaverini. Per tutta la giornata di ieri gli investigatori hanno vagliato ipotesi a 360 gradi, senza escludere il furto o la rapina degenerati, nonostante sia difficile immaginare che criminali professionisti si mettano a rubare nelle abitazioni proprio nel momento in cui i proprietari sono costretti dal governo a rimanervici. Stessa valutazione per l'attività di ristoratore della vittima: a causa delle restrizioni per il Covid-19, gli esercenti non incassano. Il locale di Colleoni in questi giorni era addirittura chiuso. Non si esclude, a causa della violenza usata per commettere l'omicidio, che l'assassino sia qualcuno che ce l'aveva con lui per ragioni personali. La prima a essere stata sentita dagli investigatori, come persona informata sui fatti, è stata la ex moglie. Ma la giornata è stata molto fitta per i carabinieri. Dal passato della vittima, per esempio, è emersa una vecchia condanna di primo grado a due anni di reclusione con la condizionale e un risarcimento di 6.000 euro per un'accusa di molestie, che Colleoni aveva sempre respinto, partita, stando alle ricostruzioni della stampa (che risalgono al 2008), dalla denuncia di una compagna di partito che aveva raccontato di essere stata palpeggiata al termine di una serata trascorsa insieme in un locale pubblico per discutere di faccende politiche. Quando si indaga su un delitto così cruento è inevitabile scavare nel passato della vittima. E anche tra gli affetti. Compresi quelli più intimi. Senza escludere le persone più vicine. Tant'è che gli investigatori verificheranno le ultime chiamate in entrata e in uscita presenti sul telefono cellulare di Colleoni. Perché l'autore dell'omicidio potrebbe nascondersi proprio fra le ultime persone della sua cerchia che hanno avuto a che fare con lui ieri mattina. Tra i conoscenti c'è chi escluderebbe da subito questioni di soldi: «Siamo cresciuti qui e venivamo spesso a pranzo. Il ristorante era sempre pieno e ogni tanto si faceva fatica a sedersi. Difficilmente poteva avere problemi economici». Intorno al cortile gli esperti in ricerca tracce sembra abbiano riscontrato segni di colluttazione e la presenza di più persone. L'abitazione è nella stessa corte della trattoria, aperta ormai da oltre 20 anni (da quando Colleoni aveva lasciato il lavoro da venditore ambulante di formaggi), che Umberto Bossi in persona frequentava assiduamente. Nel quartiere raccontano ancora i momenti conviviali con i leghisti. «Ricordo i pranzi e le cene nel suo ristorante di Dalmine», ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini, che ha aggiunto: «Ricordo con stima e affetto Colleoni, con lui ho condiviso anni di battaglie, di sconfitte e di vittorie. Una preghiera per lui, condoglianze ai suoi cari». Il sindaco Francesco Bramani, appresa la notizia, è stato tra i primi ad arrivare in via Sertorio. «Conoscevo Franco da almeno 25 anni», riferisce il primo cittadino, «e spiace moltissimo, soprattutto di fronte a una morte così violenta. A prescindere dalla sua posizione politica, era sempre interessante parlare con lui perché aveva una visione intelligente delle cose, dava spunti mai banali». Era un abile e apprezzato conversatore. Un vicino di casa lo descrive come «una persona tranquilla e simpatica». Uno dei tanti tasselli che ha trasformato questo omicidio in un rompicapo.
La leggendaria bacchetta svela le ragioni che l’hanno portato a fondare una vera e propria Accademia per direttori d’orchestra, che dal 2015 gira il mondo per non disperdere quel patrimonio di conoscenze sul repertorio operistico che ha ereditato dai giganti della scuola italiana.