2024-01-11
Pasticcio dell’Ema: i contribuenti europei pagano il maxi affitto per l’ex sede a Londra
Londra, la ex sede dell'Ema a Canary Wharf (Ansa)
L’agenzia, traslocata dopo la Brexit, non può disdire il contratto valido fino al 2039. Obbligandoci a sborsare 450 milioni in totale.C’è una storia che descrive bene lo spreco di denaro pubblico dell’Unione Europea, a cui si aggiunge una totale carenza di organizzazione e pianificazione nella gestione delle sedi istituzionali. La vicenda riguarda la sede di Ema, l’agenzia del farmaco, che ora si trova in Olanda, ad Amsterdam, nello specifico nel quartiere di Zuidas, dove è stato costruito appositamente un edificio già costato oltre 250 milioni di euro per accogliere oltre 900 dipendenti. Negli ultimi mesi si è molto parlato di questa zona, perché l’amministrazione comunale vorrebbe spostare da queste parti il quartiere a luci rosse, mettendo così di fianco a Ema un bordello con prostitute a pagamento. L’istituzione europea «che garantisce il controllo della sicurezza dei medicinali» ha già protestato con una nota, ma non pare sia servito a molto. E pensare che nel 2014 la stessa agenzia del farmaco aveva stipulato un contratto della durata di 25 anni da 500 milioni di sterline per occupare dieci piani di un palazzo di Londra, al 30 di Churchill place, con 280.000 metri quadrati a disposizione. I burocrati europei, però, non avevano fatto i calcoli con la Brexit che ha rotto l’incantesimo nel 2016. Così l’Europa ha dovuto correre ai ripari, decidendo di assegnare il nuovo quartier generale a un altro Paese europeo. A spuntarla fu Amsterdam (Milano ne uscì sconfitta), dove dal 2019 si sono insediati gli impiegati dell’agenzia. Ma proprio allora sono incominciati i problemi. Ema, infatti, non può più rescindere il contratto di affitto con la vecchia sede di Londra. I giudici londinesi hanno ribadito più volte che non esistono clausole contrattuali che permettono a Bruxelles di disdire gli accordi stipulati nell’epoca pre Brexit. Insomma, tocca pagare fino al 2039, con una spesa annua di almeno 30 milioni di euro: quasi 450 milioni da qui fino alla fine. Per superare il problema, nel 2019 l’Ue era riuscita a correre ai ripari, subaffittando i preziosi uffici di Churchill Place a Wework, il colosso del coworking. Per qualche anno la situazione ha funzionato, anche durante la pandemia, ma a novembre dello scorso anno è arrivata la doccia fredda. Wework è fallita. E non può più pagare l’obolo. Così la sede è stata abbandonata e all’Europa è tornato l’affitto da pagare. Nei giorni scorsi il quotidiano The Telegraph di Londra ha pubblicato un documento della commissione che si occupa del budget Ue. Nel testo vengono messi in fila tutti gli errori commessi in questi anni dalle nostre istituzioni europee, a cominciare dalla decisione di spostare la sede che, nonostante la Brexit, avrebbe potuto tranquillamente rimanere sulle rive del Tamigi. Già oggi l’Europarlamento affronterà la questione. Il tempo stringe. Entro la fine di gennaio, forse il 24, i parlamentari dovranno votare per approvare lo stanziamento immediato, per il primo trimestre, di 4,5 milioni di sterline, «3.399.785 corrispondenti al pagamento dell’affitto, mentre 1.156.329 corrispondenti alle spese condominiali». A pagare questa assurdità sono i cittadini europei. Anche perché l’attuale bilancio dell’agenzia non prevede finanziamenti per costi aggiuntivi al di fuori del suo programma annuale. La situazione è disperata, ma non seria. Perché come detto, Ema è nel frattempo impegnata nella battaglia contro l’arrivo delle prostitute in quel di Amsterdam, anche perché, come avevano riportato in una nota, mesi fa, «Il cambiamento dell’ubicazione del quartiere a luci rosse è motivato da preoccupazioni relative a molestie, spaccio di droga, ubriachezza e comportamento disordinato» scrive Ema. «L’ubicazione di un nuovo entro erotico nelle immediate vicinanze dell’edificio dell’Ema potrebbe portare gli stessi impatti negativi nell’area adiacente». Frank Furedi, direttore esecutivo del think tank Mcc Bruxelles, che ha sollevato la vicenda, ha ricordato come «l’agenzia europea per i medicinali ritenga di avere molto denaro da parte e quindi di non dover assumersi la responsabilità per il denaro che esce dalle tasche dei contribuenti. Pagare milioni per l’affitto di un edificio vuoto non è solo uno spreco di risorse preziose, ma anche un insulto al contribuente europeo. Dimostra che l’irresponsabilità e la mancanza di responsabilità sono diventate parte integrante del funzionamento di alcune agenzie dell’Ue». La Lega va all’attacco. «La vicenda che sta investendo l’Ema in queste ore è inconcepibile e testimonia ancora una volta quanto il modus operandi dei vertici delle istituzioni Ue vada nella direzione opposta all’interesse dei cittadini» spiega alla Verità Marco Zanni, europarlamentare della Lega e presidente del gruppo Id, «Bruxelles non è riuscita a negoziare l’uscita da un contratto di affitto che vincolava l’agenzia alla sede londinese fino al 2039 e questo è emblematico dell’inadeguatezza di chi abitualmente prende le decisioni in questi palazzi. Assurdo che si arrivi a ipotizzare che debbano essere i contribuenti europei a dover pagare questo errore da 30 milioni di euro. Uno spreco incredibile di soldi dei cittadini: chiederemo spiegazioni».
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