2019-04-07
Sea Eye ora scopre che esiste Malta. E Mediterranea denuncia il governo
Dopo aver trovato i porti italiani chiusi, la nave Alan Kurdi, con i 64 immigrati a bordo, punta verso l'isola. Intanto l'Ong di Luigi Casarini ha presentato un esposto «per verificare le violazioni dell'esecutivo di Roma».«Dietrofront, nave Ong diretta a Malta. Molto bene, in Italia non si passa. #portichiusi». Il ministro dell'Interno Matteo Salvini, dopo il braccio di ferro con la Ong tedesca Sea Eye, rispedisce gli immigrati nel Mediterraneo. La nave Alan Kurdi, con i 64 immigrati a bordo, si è avventurata verso Malta, dopo che le famiglie si sono rifiutate di far sbarcare i due bambini con le loro madri (come era stato accordato dalle autorità italiane) con la scusa che le famiglie si sarebbero separate. «Siamo preoccupati per le condizioni del tempo, noi seguiremo le istruzioni delle autorità maltesi di non entrare nelle loro acque senza permesso, ma non possiamo sostenere questa situazione per molti giorni». Il portavoce della Sea Eye Gordon Isler prepara il terreno con il megafono del quotidiano Times of Malta. «Speriamo che il vostro primo ministro ci aiuti», ha affermato il portavoce della Ong riferendosi al premier maltese Joseph Muscat. E, proprio come aveva fatto con l'Italia, ha fatto leva sugli aspetti umani come arma di pressione: «A bordo della nave presto mancheranno acqua potabile e cibo. Ci sarà tempo per discutere con altri politici per soluzioni più a lungo termine, ma per il momento 64 persone hanno bisogno di aiuto, urgentemente». Interpellato dal giornale maltese, un portavoce del governo ha detto che, nonostante in precedenza sia stato negato l'approdo, si sta monitorando la situazione. Dalla Ong hanno capito che la strategia con Malta potrebbe funzionare e rincarano la dose. Su Twitter pubblicano: «Il cibo viene razionato perché siamo tutti sulla stessa barca. Molte persone sono costrette a dormire sul ponte. E il tempo peggiora ulteriormente. Adesso abbiamo bisogno di un porto sicuro». Nel frattempo accusano l'Italia «di non aver rispettato gli obblighi di protezione delle famiglie per strumentalizzazione politica. Il fatto che ci riesca è dimostrato anche dalle numerose mail di odio dall'Italia che ci sono arrivate in questi due giorni». E ancora: «Non c'era alcuna ragione obiettiva per insistere sulla separazione delle famiglie. Era presumibilmente l'intenzione dei decisori politici portare l'equipaggio dell'Alan Kurdi a un dilemma morale». E ovviamente è arrivata una denuncia dal maggior supporter in Italia di Sea Eye, la Ong Mediterranea del neo armatore veneziano Luca Casarini (consulente dell'ex ministro per la Solidarietà sociale Livia Turco durante il primo governo Prodi) che da sette anni vive a Palermo dove ha trasformato un rimorchiatore degli inizi degli anni Settanta in un natante che la Ong definisce da salvataggio e la Procura di Agrigento, invece, un taxi per il recupero illegale di immigrati clandestini.Mediterranea ha presentato un esposto contro il governo alla Procura di Agrigento «per verificare le gravissime violazioni di leggi nazionali e convenzioni internazionali nel caso del blocco navale operato contro la Alan Kurdi con a bordo donne uomini e bambini al largo di Lampedusa». In realtà la nave non è entrata mai nelle acque territoriali italiane, rispettando la diffida notificata dal Viminale che riteneva la nave di Sea Eye una minaccia, in quanto gli immigrati a bordo, nella maggior parte nigeriani, non sono identificati e potrebbe trattarsi di clandestini.La Ong di Casarini lo ha annunciato coram populo nel corso dell'assemblea nazionale al Macro Asilo di Roma. La denuncia è stata firmata da un manipolo di promotori dell'accoglienza: Cecilia Strada (la ex presidente della Ong Emergency di Gino Strada che è andata via sbattendo la porta), Filippo Miraglia (coordintatore del sistema di accoglienza dell'Arci), Francesca Chiavacci (presidente nazionale dell'Arci) e Sandro Mezzadra (docente dell'università di Bologna con una pubblicistica molto attiva sull'antisovranismo).L'esposto è stato curato dal legal team di Mediterranea guidato da Alessandra Sciurba, ricercatrice palermitana che in passato era una attivista dei centri sociali. Non vedeva l'ora di denunciare il governo gialloblù e si è detta subito «molto felice» del gesto che riguarda la Alan Kurdi «come tutte le altre imbarcazioni delle Ong che si sono scontrate con Salvini e la politica dei porti chiusi indetta dal ministro leghista». L'altro supporter in Italia è il segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, anche lui al congresso di Mediterranea: «Oggi la Libia non è un luogo sicuro, non solo un porto sicuro. Gli unici che non lo hanno visto e che non se ne sono accorti e lo hanno negato fino all'ostinazione sono stati gli esponenti del governo italiano. A cominciare da quel Salvini che vorrebbe rimandare li in Libia i migranti, a partire dai naufraghi della Sea Eye». Ma Salvini, da Genova, dove è in corso la firma di un accordo per la promozione della sicurezza integrata tra Viminale e Regione Liguria ha ribadito: «L'Italia difende i suoi confini. Mi piacerebbe che tutti i ministri avessero la stessa concretezza sbloccando cantieri, facendo ripartire opere pubbliche. Se invece di polemizzare si lavorasse di più, si sbloccassero i cantieri fermi, l'Italia sarebbe un Paese migliore».
Jose Mourinho (Getty Images)