Crescono, soprattutto al Centro-Nord, i giovani che mollano un insegnamento che serve per arte, storia e pure politica.
Crescono, soprattutto al Centro-Nord, i giovani che mollano un insegnamento che serve per arte, storia e pure politica.Come si fa a capire il mondo senza conoscere la religione, anzi, le religioni? La risposta è semplicissima: non si può. Senza la conoscenza del fenomeno religioso non si capisce la storia, l’arte, la filosofia, la letteratura, la civiltà occidentale e le altre civiltà come, ad esempio, la cultura religiosa africana o quella indiana o quella islamica. E se questo vale per tutto il mondo in Italia, se possibile (ed in Europa), vale ancora di più perché la cultura cristiana (la cultura, non la fede) permette di capire quasi la totalità delle opere d’arte. Solo ad esempio, come fa uno a capire il quadro che rappresenta la Natività se non conosce tutto ciò che questo significa? E come fa a capire tutta la cosiddetta «arte sacra» che riempie in modo massiccio la maggior parte delle chiese italiane? Scriviamo la «maggior parte» perché per alcune, soprattutto di recente costruzione, sarebbe stato meglio evitarla e radunare i fedeli in un bel capannone o in una tensostruttura semplicemente perché, in alcuni casi, tali chiese sono orrende. Ma poi, venendo all’attualità, come si fa a capire la politica internazionale, la geopolitica, insomma, quel che succede nel mondo, senza conoscere le religioni che appartengono ai vari popoli in conflitto tra di loro? Ancora ad esempio, come si fa a capire cosa succede tra la Russia e l’Ucraina senza conoscere la Chiesa Ortodossa, le origini, il pensiero, i patriarcati di Kiev e di Mosca? Tutti ormai sanno che il patriarca di Mosca si chiama Cirillo, ma quanti sanno cosa significa essere ortodossi e quanto pesa questa appartenenza nel conflitto russo-ucraino? E tutta la questione del fondamentalismo islamico come si pensa di capirla senza conoscere la religione islamica, la sua dottrina, le sue degenerazioni fondamentaliste o, più semplicemente, anche il numero degli islamici nel mondo e la loro collocazione territoriale, la loro visione politica? Insomma, la conoscenza della religione cattolica, delle religioni, della storia delle religioni e della loro attualità è un elemento essenziale della formazione culturale che la scuola dovrebbe garantire ai nostri giovani. Ma così non è. Tra l’altro, secondo i dati che Unione degli atei e l’associazione OnData hanno richiesto al ministero dell’Istruzione, e rielaborati da Youtrend, coloro che non frequentano la cosiddetta «ora di religione» a scuola sono il 13% degli studenti italiani e il dato è in aumento rispetto al passato. Si tratta di 1.06 milioni di alunni. Alle superiori la percentuale degli studenti del liceo che non frequentano è il 16,1%, negli istituti tecnici il 22,8%, il 23,5% negli istituti professionali. Tra i licei non frequenta il 14,3% nei classici, il 15,7% negli scientifici e il 28,4% negli artistici. Ci sono poi forti differenze territoriali: se al Nord Ovest chi non frequenta è al 20,4% e al Nord Est al 19,3%, al Centro si scende al 15,9%, fino ad arrivare al 3,9% nel Mezzogiorno. Nella scuola italiana, per una norma del Concordato tra Stato e Chiesa, c’è l’obbligo di erogare lezioni facoltative di quello che viene chiamato Irc, Insegnamento della religione cattolica. A nostro avviso qui c’è un duplice errore: il primo è che questo insegnamento così fondamentale per crearsi una coscienza critica sia facoltativo, il secondo è che dovrebbe chiamarsi Idr, Insegnamento delle religioni. Questo, ovviamente, non significa svilire l’insegnamento della religione cattolica perché questo, in particolare nel nostro Paese, significherebbe non fornire strumenti adeguati a capire tutto ciò che abbiamo accennato all’inizio. Una volta, a scuola, la religione la insegnavano i preti. Oggi di preti ce ne sono pochi, sempre meno, e i seminari vanno svuotandosi quando non chiudendo. La maggior parte degli insegnanti di religione sono quindi dei laici che studiano negli Issr, Istituti superiori di scienze religiose, organizzati e gestiti dalla Chiesa cattolica nelle diverse diocesi dove, ovviamente, per la maggior parte si studia la teologia cattolica. A parte il livello di questo insegnamento che varia molto da regione a regione, e sul quale molto ci sarebbe da discutere, cambiando il sistema di insegnamento dovrebbe anche cambiare il sistema di preparazione dei professori di religione. In Italia c’è una vecchia storia per cui le facoltà di teologia non sono mai state all’interno dell’università statale, come avviene, ad esempio, per le facoltà di teologia cattolico-protestanti in Germania e in parte anche in Francia. Questo ha comportato un isolamento e spesso uno scarso dialogo tra discipline e tra facoltà che avrebbe potuto essere molto fecondo per entrambe. Pensate solo che in Italia neanche l’Università cattolica del Sacro Cuore ha la facoltà di teologia. È un sistema che ormai perde acqua da tutte le parti e occorre che sia riformato in profondità perché senza la conoscenza del fatto religioso la conoscenza è monca, incompleta, carente di un suo aspetto fondamentale.
Giuseppe Vinci (Ansa)
Giuseppe Vinci, rapito nel 1994, figlio del titolare di una catena di supermarket restò prigioniero 310 giorni: «I carcerieri erano miei conterranei e la sera uno mi parlava per un quarto d’ora. In catene avevo un incubo: mi liberavano per il weekend “però lunedì torni qua”».
2025-10-24
Il libro postumo di Virginia Giuffre riapre il caso Epstein e le accuse al principe Andrea
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Getty Images
Nel libro postumo Nobody’s Girl, Virginia Giuffre descrive la rete di abusi orchestrata da Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e ripercorre gli incontri sessuali con il principe Andrea, confermando accuse già oggetto di cause e accordi extragiudiziali.






