
Il candidato Pd-M5s in Umbria ha detto: «Delegherò ad altri la gestione dei fondi». Ma una legge (nota ai dem) glielo vieta.Tra il bene pubblico e i beni di famiglia cosa sceglierà Vincenzo Bianconi se venisse eletto presidente della Regione Umbria? La faccenda dei contributi per la ristrutturazione dei suoi alberghi a Norcia si complica. In capo a Bianconi, per una previsione di legge, potrebbe esserci un'incompatibilità de facto tra la carica di presidente della Regione e la figura di percettore, assolutamente legittimato a farlo, di contributi per il terremoto. Così assistiamo a un involontario vaudeville scritto a più mani dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle. Riepiloghiamo. Vincenzo Bianconi , presidente di Federalberghi Umbria, appartenente a una famiglia di imprenditori dell'ospitalità di Norcia, noti per essere da sempre di centrodestra - il padre Carlo è stato uno dei grandi elettori della Democrazia cristiana di destra - è la quarta scelta dell'accrocchio Pd-pentastellati per sbarrare la strada a Donatela Tesei, senatrice indipendente della Lega, candidato unico del centrodestra e in vantaggio nei sondaggi. Però, nessuno da Roma ha avvertito il Pd di Norcia, che contro Bianconi ha presentato un'interpellanza per sapere che fine avevano fatto i fondi destinati alla ristrutturazione post terremoto. Il sindaco di Norcia Nicola Alemanno, di Forza Italia e molto sostenuto dall'amico Vincenzo, ha chiarito che i Bianconi hanno avuto l'80% dei fondi destinati a Norcia per il settore ricettivo per un valore di circa 6 milioni di euro. Inoltre hanno avuto l'appalto delle mense per gli sfollati per 2,4 milioni di euro in due anni e quello degli scuolabus per altri 200.000 euro. Lo ha scritto il Corriere dell'Umbria. Vincenzo Bianconi in una conferenza stampa ha tuonato: «Quelli non sono fondi, sono contributi. È chiaro che un'azienda come la nostra che ha tanti alberghi ha avuto tanti danni e dunque più soldi. Ma non siamo i soli. Le mense le abbiamo fornite perché nessuno voleva farlo e per non licenziare i nostri dipendenti, il servizio di trasporto lo abbiamo assicurato rimettendoci. Io ho detto a mio padre: “basta perder soldi". Ma lui ha insistito: “non possiamo abbandonare la nostra gente"». Bianconi si è tolto un sassolino dalla scarpa: hanno scritto merda. E ha aggiunto: «Se sarò eletto presidente non mi occuperò del terremoto, delegherò a una persona di fiducia». E qui il copione prevede il coup de théâtre. Perché per legge Bianconi, se venisse eletto presidente, non potrebbe delegare a nessuno l'incombenza sul terremoto e si troverebbe in un mastodontico conflitto d'interesse. Strano che il Pd non lo sappia visto che i quattro governatori delle Regioni colpite, tutti piddini, appena insediato il governo gialloverde - che ha nominato commissario straordinario al terremoto il professor Piero Farabollini al posto di Paola De Micheli, ora ministro delle Infrastrutture - hanno strillato come aquile perché la riformulazione del decreto sulla ricostruzione toglieva loro un po' di potere. Ma Bianconi non lo sa. Non sa che il decreto 189 del 10 ottobre 2016, anche con le successive modifiche, stabilisce al comma 5 dell'articolo uno che i presidenti delle Regioni sono vicecommissari al terremoto. Al comma 6 dell'articolo uno si sancisce che in ogni Regione c'è un comitato che valuta gli interventi che è presieduto dal presidente di Regione. Nel successivo articolo 2 comma 1 lettere C e D c'è scritto che i vicecommissari (cioè i presidenti di Regione) «sovraintendono agli interventi relativi alle opere pubbliche e ai beni culturali di competenza delle Regioni; sono responsabili dei procedimenti relativi alla concessione dei contributi per gli interventi di ricostruzione e riparazione degli immobili privati». Come dire che Vincenzo Bianconi se eletto presidente della regione Umbria sarebbe chiamato a decidere a chi dare o a chi negare i soldi della ricostruzione: a sé stesso o ai suoi concorrenti. E la legge è chiara: non può delegare questa funzione a nessun altro. Il motivo è semplice perché i presidenti di Regione agiscono già come vice del Commissario. Catiuscia Marini, prima di essere costretta alle dimissioni da presidente dell'Umbria a seguito dello scandalo sulla sanità acceso dal Movimento 5 stelle oggi alleato del Pd, aveva minacciato di ricorrere ala Corte Costituzionale per non perdere questo potere. Dunque Vincenzo Bianconi o rinuncia alla candidatura o rinuncia ai contributi che ha ricevuto per i suoi alberghi, peraltro perfettamente legittimi. E pensare che il sindaco di Norcia Alemanno si è addirittura scusato con l'amico per aver dovuto diffondere quelle notizie: «Mi ci ha costretto il Pd che ti voleva colpire», gli ha mandato a dire. La commedia è servita, ma non è finita. Perché Vincenzo Bianconi nella sua conferenza ha fatto sapere di aver comprato all'asta un altro albergo. Da una parte ha lamentato di aver dimezzato causa terremoto il fatturato della ditta (da 6 a 3 milioni) dall'altra però si è portato a casa l'hotel Della Torre a Trevi. La base d'asta era 2,4 milioni, ma pare che il tre stelle con piscina sia venuto via per la metà. Anche lì tutto regolare, ma non è un bel vedere che il presidente di Federalberghi sfili la proprietà di un'azienda che ha subito di un fallimento. Ma nel business conta tutto. Anche piangere sul fatto che con gli appalti delle mense avuti a Norcia non ci ha guadagnato. Qualcuno ha fatto i conti. La sua Sporting Hotel Salicone per i servizi mensa ha ricevuto un primo appalto per 159.000 euro. A Montefalco, che è il comune dove era sindaco fino a qualche mese fa Donatela Tesei - la candidata presidente del Centrodestra - e che ha quasi 2.000 abitanti in più, quel servizio costa 45.000 euro. Bianconi di certo avrà una spiegazione. Per saperlo basta aspettare la prossima interpellanza del Pd di Norcia.
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