2021-10-03
Se Mattarella strappa con gli Emirati finisce per fare il gioco della Cina
L'assenza all'Expo di Dubai restringe le nostre opzioni in Medioriente e Indo-Pacifico. Punzecchiato dal sito Dagospia, secondo cui Sergio Mattarella aveva annullato la visita autunnale all'Expo di Dubai, il Quirinale è subito corso ai ripari. Come? Facendo trapelare che in realtà non era affatto prevista una visita di Mattarella a Dubai, bensì una semplice tappa di rientro dal Kuwait. Saltata la trasferta in Kuwait, anche Dubai era stata defalcata dalle agende del Colle. Agli occhi di chi scrive, la velina aggrava non poco la questione anziché risolverla. Ecco perché. La visita a Dubai di Mattarella non avrebbe mai dovuto - nemmeno informalmente - essere presentata come mera tappa di rientro dal Kuwait. Ciò infatti finirebbe per declassarne la rilevanza e farebbe inferocire Mohammed bin Zayed Al Nahyan, l'abilissimo stratega emiratino, perno di delicati equilibri globali. Tanto più che i rapporti dell'Italia con gli Emirati Arabi Uniti sono a dir poco tesi dopo la decisione italiana, su impulso di Luigi Di Maio, di interrompere prima dell'estate forniture già autorizzate a Dubai, comprese quelle di pezzi di ricambio per la pattuglia acrobatica emiratina. Abu Dhabi non ha minimamente gradito, sfrattando i nostri militari di stanza negli Emirati e imponendo un micidiale divieto di sorvolo agli aerei italiani diretti a Oriente o di ritorno da esso. È impensabile, con l'Expo in corso, derubricare una visita presidenziale a Dubai come semplice «rimbalzo». Il nodo va affrontato e risolto quanto prima, costi quel che costi. A maggior ragione, dovrebbe essere una priorità per un capo dello Stato come Mattarella, cresciuto alla rigorosa scuola di politica estera della Democrazia cristiana. Piazza del Gesù ha sempre praticato una dottrina di «ambiguità strategica», coltivando rapporti più che buoni con tutte le capitali del Mediterraneo allargato, senza tralasciarne alcuna. Da questa dottrina derivarono ovviamente numerosi paradossi, come il doppio registro dei canali diretti e cordialissimi con i palestinesi in parallelo con i canali, profondi e meno scoperti, con Israele. Se Mattarella rinuncia a ricucire con gli Emirati, il risultato sarà quello di menomare il nostro sistema di alleanze mediorientali. Che oscillerà tra turchi e qatarini da una parte, e iraniani dall'altra. In mezzo, venuti meno emiratini e i loro intimi alleati sauditi, il nulla. Non mancano risvolti involontariamente comici: ci ritroviamo appiattiti su Recep Tayyip Erdogan pochissimi mesi dopo che Mario Draghi lo aveva strigliato pubblicamente definendolo «dittatore». Soprattutto, ci sono importanti aspetti di ordine pratico da tenere presenti. Il primo e più rilevante è che i turco-qatarini e gli iraniani sono declinazioni diverse dell'islam politico, mentre gli Emirati sono il fulcro di un complesso sistema di alleanze di tipo pragmatico che lega il Golfo con Occidente e Israele. Senza dimenticare che proprio gli Emirati sono oggi tra i principali sostenitori in Libia del generale Khalifa Haftar. Siamo davvero certi di poter recidere i rapporti con Abu Dhabi? E se così fosse, perché le altre cancellerie europee fanno ragionamenti di tenore diverso? Il secondo aspetto da non tralasciare è che dal Golfo passa un corridoio strategico che unisce India, penisola arabica e Mediterraneo. Il corridoio indo-arabo-mediterraneo aggira il canale di Suez: dopo aver attraversato l'Oceano Indiano, le merci raggiungono su rotaia il porto di Haifa e da lì si tuffano nel Mediterraneo. C'è dell'altro: il corridoio indo-arabo-mediterraneo è una valida alternativa alle Vie della Seta cinesi ed è un ottimo modo per l'Italia per collegarsi all'Indo-Pacifico. Litigare - e non ricucire - con gli emiratini significa dunque fare il gioco della Cina. Il rischio per Mattarella è quello di essere ricordato, oltre che come il presidente che accolse in pompa magna Xi Jinping a Roma per gli accordi sulla Via della Seta, come colui che rinunciò al nostro trampolino verso l'Indo-Pacifico. Sarebbe imperdonabile.
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