2022-06-13
Dagli stranieri un terzo dei reati. Ecco la mappa delle nostre banlieue
Scontri e violenze di Peschiera non sono isolati. Le periferie sono bombe pronte a esplodere. Ecco la mappa dei quartieri in mani straniere.Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni: «Gli arrivi incontrollati e le politiche di integrazione hanno ottenuto l’esito opposto, cioè rabbia e odio nei confronti del Paese che ha accolto e ospitato questa massa di disperati».Più di 3.000 appartamenti Aler sono occupati abusivamente, come in via Bolla dove sono è scoppiata la rivolta. I pochi inquilini regolari: tra poco qui ci scappa il morto.Lo speciale contiene tre articoli«Qui comanda l’Africa». «Le donne bianche non salgono». Basterebbero questi due slogan per capire che aria tirava a Peschiera del Garda per la «Giornata Africa» del 2 giugno, quella in cui migliaia di ragazzi, soprattutto immigrati africani di seconda generazione, si sono radunati per «spaccare tutto», come hanno annunciato sulla piattaforma sociale Tiktok. Altri slogan: «Se non sei a Peschiera ti perdi tutta l’Africa in un solo posto», «Africa a Peschiera», «Oggi Peschiera è stata conquistata dagli africani», «Peschiera come l’Africa». Dopo aver seminato il panico con furti e aggressioni violente, hanno assaltato il treno per Milano, con vagoni devastati e un gruppo di ragazze molestate dal branco urlante. Tornano alla mente le violenze sessuali in piazza Duomo a Milano la notte di Capodanno. Le tensioni e l’insofferenza violenta per un’integrazione mai veramente avvenuta, e forse mai voluta, si verificano sempre più spesso in tutto il Paese. Le periferie delle grandi città come le banlieue parigine sono bombe a orologeria. Ci sono scuole, come la elementare Narcisi a Milano, con il 68% di alunni stranieri mentre la media nella città è il 27%. Nelle case popolari la differenza è ancora più marcata, con le famiglie italiane a basso reddito da tempo trasferitesi altrove per evitare questi ghetti. La malavita ha fatto un salto di qualità. I ragazzini si organizzano in gang e si «allenano» scippando i coetanei griffati. Le forze dell’ordine fanno quello che possono, ma sono sempre pochi rispetto al territorio. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, nella legge di bilancio 2021, ha fatto tagliare le unità militari dell’operazione Strade sicure: da 7.000 gli uomini impiegati scenderanno a 5.000. Secondo il Viminale, nel 2021 l’incidenza della criminalità straniera sul totale dei soggetti denunciati o arrestati è stata superiore al 30%; addirittura al 67% a Milano. Il 39% delle violenze sessuali è compiuto da stranieri, così come un reato su tre. Queste le situazioni più preoccupanti.MILANOIl Capodanno in piazza Duomo è solo la punta dell’iceberg. «Fino a qualche anno fa le situazioni di degrado legate alla presenza di immigrati coinvolgevano quartieri come Baggio, Quarto Oggiaro, Gratosoglio, Barona, Corvetto, San Siro; ora l’emergenza sociale ha contagiato il centro», afferma il consigliere comunale leghista Pietro Marrapodi. La responsabile di un negozio in corso Buenos Aires è stata picchiata selvaggiamente da un gambiano che stava cercando di rubare magliette. Tutto il quartiere è piagato dalla presenza di balordi che bivaccano nei giardini e tirano a campare vivendo di spaccio, furti e violenze. La stazione Centrale è terra di nessuno: il 18 maggio, un ventunenne è stato accerchiato da un branco di stranieri che gli hanno rubato il cellulare sotto la minaccia di cocci di bottiglia. La vittima ha riconosciuto uno degli aggressori, tuttavia il magistrato non ha convalidato il fermo. Corso Como, un tempo regno della movida, ora è terra degli africani e gli esercizi commerciali ne risentono. A Porta Venezia, area di spaccio dominata dagli algerini, si sono costituiti 12 comitati che chiedono il controllo del territorio. «Abbiamo chiesto di aumentare le telecamere per il controllo delle aree cittadine più a rischio», afferma Marrapodi, «ci è stato risposto che non siamo a Gotham City». TORINOBarriera di Milano, Falchera, Porta Palazzo, Aurora, Valdocco sono quartieri che gli agenti immobiliari presentano come «vivaci contesti multiculturali», ma nei citofoni dei palazzi ci sono più Aziz che Ferrero e spesso sono al centro di risse e violenze di ogni genere. I portici di via Nizza appaiono come una perpetua sagra del kebab. Porta Palazzo, la piazza del mercato, è anche piazza di spaccio, rapine, microcriminalità. Da Nichelino, città dormitorio del circondario, sono arrivati alcuni dei giovani africani sospettati per le violenze a Capodanno a Milano. In che misura la città sia dominata dalle etnie nordafricane è emerso il 6 febbraio scorso, quando centinaia di persone si sono riversate nelle strade, con atti di vandalismo, per festeggiare la vittoria del Senegal in Coppa d’Africa. «Da tempo denunciamo che Torino Nord è un maxi ghetto in cui imperversano gli spacciatori della mafia africana», afferma Maurizio Marrone, assessore regionale di Fratelli d’Italia. L’ultimo caso inquietante è quello del ventottenne marocchino che ha scorrazzato con il machete nel quartiere Aurora: arrivato da irregolare nel febbraio 2021, ha già denunce per furto, ricettazione e rapina e ha ricevuto due decreti di espulsione non rispettati.MODENALa zona della stazione per Sassuolo, inaugurata nel 1932, è ormai un’enclave africana. Bivacchi ovunque, inascoltate le segnalazioni dei residenti. La struttura è fatiscente e i vagoni abbandonati sono il rifugio dei senzatetto e il ritrovo per ubriacarsi o drogarsi. Non si contano gli atti vandalici a danno dei treni fermi. Il Comune aveva promesso la riqualificazione dell’area ma non si è andati oltre gli annunci. Altro luogo di degrado è l’ex albergo Holiday Inn, nella frazione Tre Olmi vicino alla Fiera. Ospitò anche Pavarotti, adesso è in completo abbandono e in mano alle gang africane. Sono controllati dagli irregolari africani anche i sotterranei del palazzo che ospita l’Agenzia delle entrate mentre un altro sottopasso, quello che collega il quartiere Crocetta con il centro storico e il museo Enzo Ferrari, è chiamato il «sottopassaggio della droga», un ghetto malfamato.BOLOGNALa mappa del degrado è stata disegnata da Confabitare che ha raccolto le segnalazioni dei residenti e oltre 15.000 firme sotto una petizione inviata al sindaco Matteo Lepore. A lamentarsi di più sono gli abitanti di via Indipendenza e stazione, del Pratello e dintorni, della zona universitaria. La Bolognina, alle spalle della stazione ferroviaria, è terreno di borseggi, spaccio, criminalità gestita da bande di immigrati africani. In alcuni condomini sono stati assunti vigilantes privati per garantire la sicurezza e l’incolumità anche di amici e parenti in visita alla sera. FIRENZEAlle Cascine, il più grande spazio verde della città, le aggressioni, lo spaccio e i bivacchi soprattutto di senegalesi avvengono alla luce del giorno mentre le mamme passeggiano con i bambini o la gente che fa jogging. Dopo l’ennesima aggressione di un gruppo di stranieri ai danni di un anziano disabile, picchiato e preso a calci per sfilargli un pacchetto di sigarette, il Comitato cittadini per Firenze ha organizzato un corteo su viale Lincoln. «Nardella e il Pd vengono alle Cascine solo per la festa del ramadan, ma fanno finta di non vedere gli spacciatori», è l’accusa del consigliere comunale Alessandro Draghi, capogruppo di Fratelli d’Italia. «Il parco è in mano agli spacciatori extracomunitari».ROMAL’Africa nella capitale ha una geografia diffusa: le case popolari occupate, le banchine e le tendopoli lungo il Tevere da ponte Risorgimento all’Isola Tiberina, il quartiere Esquilino il cui mercato assomiglia a un suk, il parco di Colle Oppio dove si danno appuntamento gruppi di stranieri che si lavano seminudi nelle fontane. La stazione Termini è un grande bivacco e nelle periferie il degrado sociale è esplosivo. A Torre Spaccata un residente su tre è straniero, a Grottarossa uno su quattro, a Casetta Mistica-Torrenova il 24% e nella zona dell’Omo. A Tor Pignattara in alcune strade si vedono quasi soltanto africani e bangladesi con negozi alimentari e internet point.PALERMOPerfino le guide turistiche segnalano le zone da evitare per la malavita di colore. Il quartiere Zen è il regno degli immigrati che hanno occupato immobili già fatiscenti. Poi il Brancaccio, la Vucciria e l’area di Ballarò presso la torre di San Nicolò. Spaccio e prostituzione sono le attività più frequenti degli stranieri che bivaccano negli androni degli antichi palazzi barocchi della città, abbandonati nell’incuria. Molti edifici sono occupati illegalmente approfittando dell’assenza dei proprietari che si sono trasferiti nei quartieri satelliti della città, di nuova costruzione e più sicuri. Il centro storico, gioiello architettonico, è nelle mani degli immigrati africani che fanno da padroni.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/se-in-italia-comanda-lafrica-2657497214.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-cronaca-ci-racconta-il-disastro-sulla-gestione-dei-flussi-migratori" data-post-id="2657497214" data-published-at="1655041721" data-use-pagination="False"> «La cronaca ci racconta il disastro sulla gestione dei flussi migratori» «I fatti di Peschiera, le intimidazioni e le violenze al grido di orgoglio Africa, insieme a quello che è successo nel quartiere Barriera a Torino, con l’uomo per strada con il machete, sono la dimostrazione che la gestione dei flussi migratori, così come è stata fatta in passato, è stata un fallimento, al pari delle politiche di integrazione. Il risultato sono la rabbia e l’odio nei confronti di un Paese che comunque li ha accolti. La prima grande avvisaglia che la situazione stava precipitando l’abbiamo avuta a marzo 2021, quando nel quartiere San Siro a Milano, un centinaio di ragazzi delle baby gang, in gran parte stranieri, sono scesi in strada e si sono scontrati con la polizia. Con la crescita dell’allarme sociale, diventa indispensabile rafforzare il controllo del territorio, puntare sulla prevenzione e gestire in modo oculato i flussi di migranti». Sottosegretario Nicola Molteni, ci vuole spiegare la situazione dal suo osservatorio del Viminale? Vuol dire che mentre i quartieri delle città diventano sempre più insicuri ed esplode la rabbia sociale, diminuisce il controllo delle forze dell’ordine? «Le Forze dell’Ordine fanno ogni giorno il loro lavoro con grandissima professionalità e abnegazione. Certamente sono costrette a fare i conti con carenze di organico importanti. A ciò si aggiunge una norma della legge di Bilancio 2020, voluta dal ministro della Difesa, che ha previsto la riduzione di 2mila militari dell’operazione Strade sicure. Quell’operazione, voluta dal governo di centrodestra nel 2008, prevedeva l’impiego di 7mila militari per la sicurezza delle aree cittadine e dei siti sensibili: sono già stati tagliati mille militari e al primo luglio il contingente sarà ridotto di altre mille unità che svolgono una funzione di deterrenza molto apprezzata dai cittadini. È una decisione incomprensibile nel momento in cui da tutti i territori, emerge forte la richiesta di sicurezza. Togliendo i militari dell’operazione Strade sicure si toglie una risorsa di sicurezza dai territori». Quali strumenti ci sono per impedire altri casi Peschiera? «Coordinamento, filtraggi lungo le stazioni con controlli a monte dei biglietti, identificazione delle persone. E occorre rafforzare i presidi di sicurezza e quindi lo strumento repressivo. Stiamo procedendo a nuove assunzioni con concorsi e scorrimento di graduatorie, anche in considerazione del fatto che, da qui al 2030, 40mila poliziotti andranno in pensione. Inoltre, nel periodo estivo, manderemo 2.600 rinforzi, tra poliziotti, carabinieri e guardia di finanza, nelle località turistiche: i rinforzi estivi, operativi dal 4 luglio al 4 settembre, saranno 300 in più dell’anno scorso, per fare prevenzione, controllo del territorio, contrasto alle forme di allarme sociale. E sempre sul fronte della sicurezza, le Forze di Polizia hanno un’arma in più: il taser. Quanto al fenomeno delle baby gang, sono d’accordo con l’abbassamento dell’età imputabile, portandola da 14 a 12 anni, perché è scesa la fascia anagrafica di chi commette atti di rissa e di violenza». Non era prevedibile che l’arrivo incontrollato di migranti avrebbe fatto scoppiare le città e creato aree ghetto? «Certo che era prevedibile. Ma dal 2012 fino al 2017 è stata perseguita la politica delle porte aperte dal momento che sono stati accolti oltre 700mila richiedenti asilo, nel 2016 approdarono in Italia oltre 180 mila richiedenti asilo, diventati 119 mila nel 2017 e 23 mila nel 2018, anno in cui Matteo Salvini è diventato Ministro dell’Interno. Con Salvini cambia la narrazione. L’immigrazione non controllata è diventata una bomba sociale che è esplosa nei territori. Impossibile integrare tutti dal momento che i processi di vera integrazione si fanno su piccoli numeri. Il fallimento di questa strategia e del modello di integrazione è ora evidente nel rancore e nella rabbia che la seconda generazione degli immigrati mostra nei confronti del nostro Paese. E la sinistra vorrebbe concedere loro la cittadinanza rapida: con lo ius soli o lo ius scholae si arriverebbe addirittura a premiare chi si macchia di violenze e aggressioni come quelle a Peschiera. La cittadinanza si conquista, non si regala, non è uno strumento per integrare ma è l’approdo di un percorso integrativo». Il tema non andrebbe portato all’attenzione europea? «Il fenomeno delle baby gang e della devianza giovanile sta diventando allarmante, e va detto che non riguarda solo gli stranieri: sempre più spesso il disagio giovanile viene incanalato in vere e proprie bande organizzate, orientate a atti di criminalità e delinquenza. È un fenomeno trasversale, fluido e generazionale e certamente non può essere considerato solo un fatto locale. È un problema emergenziale nazionale ma che dovrebbe interessare anche l’Europa». C’è il rischio che il disagio sociale alimenti il terrorismo? «L’attenzione è e deve rimanere sempre altissima. Il nostro sistema di sicurezza, grazie alla preparazione e all’esperienza, ha smantellato proprio in questi giorni una cellula criminale legata al terrorismo radicale presente in Italia e ramificata in Europa. Uno dei capi di questa rete era arrivato in Italia nel 2015 ed era titolare di un permesso di soggiorno. Alla faccia di chi diceva che i fondamentalisti non arrivano sui barconi. Questo significa che bloccare i clandestini e gestire l’immigrazione per difendere la sicurezza del Paese è una necessità. L’ex ministro Salvini lo ha fatto e per questo oggi è sotto processo. Se difendere la Patria e garantire la sicurezza del Paese è un reato è un segnale preoccupante in un momento come questo». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/se-in-italia-comanda-lafrica-2657497214.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="milano-quei-palazzi-in-mano-ai-rom" data-post-id="2657497214" data-published-at="1655041721" data-use-pagination="False"> Milano, quei palazzi in mano ai rom «Su 72.000 appartamenti delle case popolari, 3.100 sono occupate abusivamente e gli inquilini sono per la maggior parte stranieri, soprattutto di origine africana. Il rapporto tra inquilini italiani e stranieri si è invertito negli ultimi anni». Angelo Sala è presidente dell’Aler di Milano, la più grande azienda di gestione di edilizia popolare in Italia, e ha ereditato una situazione disastrosa. «Le ultime sentenze dei Tribunali che hanno eliminato la certificazione sul patrimonio posseduto all’estero hanno finito per favorire gli immigrati. Al contrario è difficile trovare famiglie numerose italiane in condizioni di disagio economico e a reddito zero. Così gli stranieri sono aumentati in modo esponenziale. Si stanno creando ghetti in cui prolifera la delinquenza. Il fenomeno interessa soprattutto le zone centrali della movida, le più battute dalla malavita». Il patrimonio immobiliare popolare milanese è in mano all’immigrazione africana. «Gli italiani scappano perché non si sentono sicuri. Negli ultimi 20 anni le assegnazioni le hanno fatte i Comuni che non hanno garantito una programmazione strategica di integrazione e mix sociale. Con l’ultima riforma di Regione Lombardia si è finalmente attribuito alle Aler il compito di effettuare graduatorie e assegnazioni. In questi contesti difficili stiamo cercando di avviare nuove politiche abitative. Le banlieue francesi hanno dimostrato a cosa portano gli errori di valutazione negli insediamenti degli immigrati». Sala fa l’esempio di tre quartieri problematici, San Siro, Corvetto e Bolla. In quest’ultima zona in particolare, alla periferia Nordovest di Milano, è scoppiata una rivolta pochi giorni fa: un centinaio di residenti sono scesi in strada con mazze, bastoni e bombe carta contro i soprusi degli occupanti stranieri e contro le condizioni fatiscenti degli immobili. «A San Siro le occupazioni abusive sono per l’88% di stranieri e per il 12% di italiani, a Corvetto la percentuale è di 73% immigrati e 27% italiani e a Bolla 70% e 30%. Quando intervengono le forze dell’ordine si trovano davanti anziani, bambini, donne incinte o presunte e portatori di handicap. Chi occupa abusivamente va a colpo sicuro. È evidente che dietro ci sia un’organizzazione malavitosa che monitora il territorio. La novità è che gli abusivi fino a qualche anno fa erano famiglie comunque in graduatoria che volevano saltare la fila, ma ora gli immigrati non seguono alcuna trafila». Vuol dire che arrivano a Milano sapendo già dove andranno ad abitare? «Esattamente. È evidente che c’è un racket delle abitazioni popolari. Durante la pandemia abbiamo avuto un’impennata del fenomeno. Si era creata la situazione assurda per cui noi eravamo costretti in casa dal lockdown e non potevamo intervenire mentre le bande si muovevano indisturbate sul territorio». Sala precisa che «l’Aler non ha la competenza sulla sicurezza e le forze dell’ordine fanno ciò quello che possono. Il problema non è solo nelle periferie. A cento metri dalla Darsena, zona fitta di locali della movida, ci sono 480 appartamenti di cui 160 occupati abusivamente, la gran parte da stranieri. È una zona di spaccio a qualsiasi ora del giorno. Le grandi metropoli non hanno saputo affrontare il problema dell’inserimento degli stranieri e si sono creati quartieri-polveriera». Sala segnala anche un altro fenomeno in espansione: famiglie egiziane occupanti di immobili in vari quartieri, che subaffittano le loro proprietà a connazionali. «Accade sempre più spesso che entrino illegalmente negli appartamenti pur essendo proprietari di altri immobili che mettono sul mercato per altri immigrati. Anche qui deve esserci un’organizzazione specifica».