2020-11-19
In sella al Mes
il Cavaliere nero per Pd e M5s si colora di rosso
È bastato che Silvio Berlusconi mostrasse disponibilità istituzionale a una finanziaria condivisa per indurre i suoi odiatori a sdoganarlo. Con Matteo Renzi in prima fila a sostenere che «il segnale di Forza Italia è positivo. Anni di calunnie gettati al vento per tenersi la poltrona.Una mattina mi son svegliato e lo «psiconano» è diventato alto. Il suo capello una volta catramato è naturalmente corvino; in fondo a guardarlo di profilo ha l'aria da statista. Al culmine del disorientamento, la sinistra bellaciao ha lanciato l'ultimo contrordine compagni: il caimano si è trasformato in un delfino. Venticinque anni di character assassination buttati via. È stato sufficiente che Silvio Berlusconi mostrasse disponibilità istituzionale a plasmare in piena emergenza sanitaria una finanziaria condivisa per indurre i suoi storici odiatori (chiamarli rivali politici sarebbe troppo comodo) a sdoganarlo. Mentre dietro le parrocchie i catto-dem già fanno rosolare il vitello grasso, la scena che si apparecchia è divertente e surreale. Il segretario Pd Nicola Zingaretti lo accarezza dalla parte del pelo, l'ideologo Goffredo Bettini ritiene che faccia parte delle «energie migliori e necessarie». Sergio Mattarella inneggia all'«unità nazionale». Beppe Grillo e le sue brigate tacciono per assenza di alibi prêt à porter. E Matteo Renzi definisce il possibile accordo «una novità politica». Immaginiamo Gianrico Carofiglio pronto a passare a Mondadori, Michela Murgia mentre sbianchetta il suo Istruzioni per diventare fascisti, il filosofo organico Umberto Galimberti già sbilanciato sul saggio Uno, nessuno, dieci Cav. Roberto Benigni prima o poi lo prenderà in braccio sul palco dell'Ariston a Sanremo. Gli intellettuali si comportano come hanno sempre fatto: riposizionamento immediato, fedeli alla linea del comitato centrale. Coloro che per un quarto di secolo hanno sudato di bestia per scavargli la fossa, oggi sembrano attraversati da una scarica elettrica: ecce homo. Per salvare il governo più sgangherato del millennio va bene anche lui. L'ultimo ad aderire alla proposta non più indecente è il senatore di Scandicci e vecchio coautore del Nazareno, che ieri al Corriere della Sera ha ribadito: «La maggioranza parlamentare si può allargare, il segnale di apertura di Forza Italia è positivo». Più che un segnale di apertura è un canotto gonfiabile davanti al Titanic che si inabissa, portato a schiantarsi da loro. Si chiama inciucio, ma nel prato fiorito della sinistra anche il lessico è relativo. Serviva un segnale di disponibilità e il governo lo ha dato una settimana fa proponendo e votando l'emendamento «salva Mediaset», che solo dal titolo avrebbe trasformato le piazze in un'onda rossa ai tempi della bicamerale con Massimo D'Alema. La decisione di salvaguardare le aziende strategiche italiane dalle scalate estere è del tutto legittima e più volte chiesta dal centrodestra, ma fino all'altroieri la sinistra dura e pura aveva risposto: «Vergogna, qui si cede a quella porcheria del conflitto d'interessi». Ora è tutto superato, anche il veto del Movimento 5 stelle a trattare con il Cavaliere nero. Non sono lontani i tempi del famoso botta e risposta con Luigi Di Maio. Berlusconi: «I grillini sono più pericolosi dei comunisti, non ne prenderei uno neppure per gestire i bagni delle mie aziende». Il ministro degli Esteri dal congiuntivo a tradimento: «Ha fatto il suo tempo, ha fatto solo danni. Cerca visibilità e va compatito». Seguì diktat: con lui non si parla.Poiché la politica è l'arte del possibile, la sinistra «triste solitaria y final» proprio da lui riparte. Dopo averlo cacciato dal parlamento con una congiura politico-giudiziaria, dopo averlo spernacchiato mentre Angela Merkel lo annientava a colpi di spread, dopo averlo definito capo della mafia, tangentista seriale, molestatore di minorenni, sdoganatore di missini e secessionisti, gli strateghi del Pd farebbero carte false per farsi invitare alle cene eleganti. Pregiudicato? Quando mai, da ieri anche per i torquemada grillini c'è il diritto all'oblio. Lui, che ha capito tutto e sa che lo stanno circuendo come fecero con Indro Montanelli portandolo in processione alle feste dell'Unità, si diverte come quando il Milan vinceva le Champions. Ieri ha confermato la disponibilità a votare lo scostamento di bilancio. Ma ha commentato così la melassa gauchiste: «L'Italia ha bisogno di un grande sforzo collettivo per risollevarsi dall'emergenza. Questo non significa annullare le distinzioni politiche che sono insormontabili e che ci collocano, per valori e storia, alternativi alla sinistra in tutte le sue espressioni». La situazione crea qualche problema con gli alleati e andrà gestita bene, perché finora Giuseppe Conte ha trattato l'opposizione come uno zerbino e né Lega né Fratelli d'Italia sono disposti ad avallare spese assurde «a scatola chiusa». Ma la rivincita del Cav sui suoi aguzzini ha accenti omerici.Il Quarto Stato davanti al videocitofono di Arcore è uno spettacolo impagabile. E risponde anche a un riflesso condizionato della sinistra italiana: la pretesa superiorità culturale che porta al capriccio infantile di scegliersi non solo gli alleati, ma anche gli avversari. E a definire beceri gli elettori che non colgono le nouances. Oggi Matteo Salvini il Barbaro e Giorgia Meloni la Sovranista fanno elettoralmente più paura, quindi sono «impresentabili» agli occhi dei globalisti liberal, dei catto-dem, degli statalisti zingarettiani, dei postmarxisti centofiori come lo è stato il Cavaliere per 20 anni. Credono di blandire lui come adulavano Marco Follini e Angelino Alfano.In tutto questo si notano due silenzi per svenimento, quelli di Romano Prodi e di Carlo De Benedetti, mentre da un momento all'altro si attende l'endorsement di Walter Veltroni con la sua frase preferita: «Berlusconi è un sincero democratico, un'importante risorsa per il Paese». Hanno sbiancato il Cavaliere nero, più che una notizia è una sentenza di Cassazione. Con un finale già scritto. Lo abbracceranno stretto anche se è vietato, gli prometteranno il Quirinale, prenderanno i voti per campare nella palude fino a primavera. Poi lo abbandoneranno al suo destino, ricordandogli i danni irreversibili di Drive In sulla psiche degli elettori.