2022-01-05
A scuola si torna tutti in presenza. Ma le nuove quarantene sono un quiz
Sconfitta - per ora - la linea chiusurista di Vincenzo De Luca & C. Accantonata l’idea di mettere in Dad solo i non vaccinati. Le lezioni a distanza partiranno con un positivo all’asilo, due alle primarie e tre alle superiori.Tutte le attenzioni sono rivolte sulla scuola e sui bambini. Non per proteggerli, come ci si aspetterebbe, ma per assicurarsi che non siano fonte di contagio. Si continua a ripetere che la vaccinazione è l’unica soluzione per fermare il virus nelle scuole, ma è ormai chiaro a tutti che il Covid gira a prescindere dal vaccino e che la sua somministrazione serve a proteggere dalle forme gravi, giudicate con un rischio molto basso per la fascia pediatrica. Per il resto invece si continua a fare molto poco.In Inghilterra, dove i bambini sotto agli 11 anni non sono costretti a portare le mascherine, stanno montando impianti di ventilazione nelle scuole. Qui, invece di migliorare la condizione delle aule, il dibattito rimane incentrato sulla Dad e sulla riapertura di gennaio. Superata l’opzione didattica differenziata per i non vaccinati, la soluzione chiesta dalle Regioni sembrerebbe essere Dad per tutti, ma per meno giorni. Eppure cosa dovrebbero pensare i genitori degli studenti vaccinati? La vaccinazione non porterà a nessun miglioramento significativo nella vita dei loro figli anche se la campagna vaccinale pediatrica spingeva sul ritorno alla normalità. Di normale invece non sembra esserci proprio nulla. La triste verità è che le persone si vaccinano per guadagnare libertà, più dosi fai e più vantaggi ottieni, come se si trattasse di una raccolta punti. Lo stesso accade per i bambini: i genitori sanno che il rischio per loro è basso, ma li vaccinano per farli tornare alla vita di prima. Eppure tutte le promesse vengono sempre puntualmente disattese. Chi si è vaccinato, continuerà a tenere le mascherine e a fare la Dad in caso di contagi. In molti sono favorevoli a non riaprire le scuole perché si ha la certezza di andare incontro a qualche contagio nel giro di pochi giorni. Probabilmente è così: il rischio che alla ripresa ci siano dei contagiati nelle classi è molto alto, specialmente perché nonostante i proclami, non tutte le regioni hanno programmato uno screening di massa negli istituti. Eppure la soluzione non sta nel non riaprire le scuole, l’istruzione non può continuare a procedere a singhiozzo. L’unico rimedio è eliminare la Dad, contagiati o meno. Nella storia, anche recente, non si sono mai chiuse le classi, neanche per i casi di morbillo o scarlattina, malattie molto più rischiose e gravi per la fascia d’età pediatrica. Gli alunni assenti hanno sempre recuperato svolgendo i compiti a casa o al rientro a scuola. È chiaro che si sta perdendo di vista l’obiettivo che deve sempre rimanere quello di garantire una giusta ed equa istruzione per tutti. Ed è in questo contesto che si inserisce anche il tema del super green pass sui trasporti, che di fatto impedirà dal 10 gennaio a oltre mezzo milione di ragazzi non vaccinati di raggiungere le scuole. «Bisogna fermare questa deriva autoritaria», denuncia Franco Corbelli del movimento Diritti Civili che chiede al governo di rivedere e correggere questa disposizione nel Cdm che si terrà oggi. Le Regioni invece hanno chiesto che per la scuola vengano presi dei provvedimenti inclusivi che però sembrano essere più restrittivi per i piccoli. Nello specifico si chiede per le scuole dell’infanzia una quarantena di 10 giorni con un solo caso. Il rientro potrà avvenire con un test antigenico o molecolare effettuato al decimo giorno. Per le elementari e i primi due anni di medie si chiede l’autosorveglianza con un solo caso e si andrà in quarantena con due o più casi per 7 giorni, invece che per dieci fino ad adesso. Tra il quinto e il settimo giorno si potrà effettuare un test per il rientro. Per le terze medie e per i licei fino a due casi i contatti restano in classe in autosorveglianza con Ffp2. Con 3 o più casi si chiede una quarantena di 7 giorni con un test per il rientro tra quinto e il settimo giorno.Per quanto riguarda la riapertura delle scuole fra i governatori c’è chi si schiera apertamente per il rinvio dell’avvio scolastico come Vincenzo De Luca: «La decisione spetta al governo, ma se la situazione diventa drammatica, la Regione farà quello che ritiene necessario». E chi come Luca Zaia non vede come una tragedia lasciare gli studenti senza scuola per altri venti o trenta giorni ancora. La Gilda degli insegnanti si espone contro le riaperture, perché senza interventi sostanziali è come mettere la polvere sotto il tappeto: «Le chiusure sono dietro l’angolo». Gli screening negli istituti, chiesti dai presidi e annunciati nel decreto festività non si faranno ovunque come previsto. L’Abruzzo di Marco Marsilio ha predisposto i test per il rientro a scuola, la Regione Marche ha organizzato una giornata di tamponi gratuiti il 6 gennaio per gli studenti e l’Umbria ha ordinato test gratis per gli alunni negli hub e nelle farmacie convenzionate. Il Lazio invece non farà uno screening preventivo con 800.000 studenti sul territorio, ma ha rinforzato il contact tracing con 27 hub dedicati alle scuole. La Lombardia pure considera impossibile effettuare uno screening di tutti gli studenti prima dell’inizio delle lezioni. Questo dimostra che, ancora una volta, si continua ad andare in ordine sparso e che anche la campagna di screening per il rientro, prevista dal generale Paolo Francesco Figliuolo, era solo uno slogan per rassicurare le famiglie.
Ursula von der Leyen (Getty Images)
Edmondo Cirielli (Imagoeconomica)
Il palazzo dove ha sede Fratelli d'Italia a Parma
Marcello Degni. Nel riquadro, Valeria Franchi (Imagoeconomica)