2022-09-15
Ffp2, ricreazione alternata, distanze: la scuola trincea dei fanatici delle restrizioni
Altro che addio ai divieti: sui pulmini si sale in mascherina, imposta anche negli atenei di Parma e Calabria. E al liceo classico di Ravenna si esce all’intervallo solo a scaglioni.Ai ragazzi non sembra vero: le scuole si sono riaperte e non si vedono più le mascherine. Non c’è più distanziamento. Allora, addio per sempre alle odiose restrizioni dell’era Covid? Non dovunque. Gli alunni del liceo classico Dante Alighieri di Ravenna, ad esempio, martedì hanno ricevuto una circolare, firmata dalla preside Giuseppina Di Massa, che consente loro di svolgere la ricreazione fuori dall’aula solo a giorni scaglionati. Il motivo? Il testo non lo specifica. Ma nel documento «si ricorda che sono da limitare gli assembramenti». Quale modo migliore per ridurli, dunque, se non organizzare i 20 minuti d’aria a turno?Anche in Liguria, qualche amministratore rimane aggrappato con pertinacia alle regole pandemiche. Ieri, a Lerici, l’assessore all’Istruzione, Laura Toracca, si è vantata di aver mantenuto «alcuni accorgimenti, come le distanze tra i banchi». Pertanto, i bambini hanno ripreso le lezioni «senza mascherine, ma comunque distanziati». Sui più piccoli grava da due anni e mezzo il tabù del contatto reciproco, e l’assessore di Lerici racconta che si continuerà a privarli del compagno di banco. Benché, formalmente, siano saltate tutte le limitazioni. Bene, brava, sette più...paradossi sanitariD’altra parte, se finalmente i nostri figli possono ricominciare a guardarsi in faccia mentre sono in classe, almeno fino al 30 settembre saranno tenuti a indossare le Ffp2, quando salgono sullo scuolabus. Non ci avevate pensato? Ebbene sì: lo stabilisce una legge del 2021 e la disposizione è stata prorogata lo scorso giugno. L’ultimo, bizzarro capitolo della saga di provvedimenti sanitari votati al paradosso: gli stessi studenti, che per fortuna, al banco, stanno vicini sei ore senza pezze sul viso, una volta saliti sul pulmino, magari per un quarto d’ora, devono imbavagliarsi. Intanto, alcuni dei sindaci dem del Cilento, che erano stati pizzicati dal sottosegretario leghista all’Istruzione, Rossano Sasso, a posticipare la riapertura delle scuole con motivazioni risibili (il caldo, l’umidità, i problemi di traffico), cominciano a cedere sotto i colpi della pubblica indignazione. L’apripista è il primo cittadino di Capaccio Paestum, Francesco Alfieri: rimangiandosi lo slittamento a lunedì 19 settembre, ha stabilito che suonerà domani la campanella inaugurale dell’anno 2022-2023. I guai, comunque, non riguardano esclusivamente la scuola dell’obbligo. Anche le università faticano ad abbandonare la psicosi da virus. L’ateneo di Parma ha varato «criteri di sicurezza e prevenzione per la fase di avvio dell’anno accademico», impegnandosi a garantire la distanza di un metro tra i posti e ribadendo l’obbligo di museruola «in aula e negli spazi didattici, comprese sale studio e biblioteche», con forte raccomandazione di tapparsi bocca e naso «in tutti gli altri spazi» dell’università. C’è poi un accorgimento in più per i fragili: dovranno munirsi di Ffp2. E non è un consiglio; è un ordine. Chi controlla, come dovrebbe comportarsi? Incrocia uno studente con la chirurgica e, per verificare che sia il tipo di mascherina corretta, deve chiedergli se è disabile o soffre di qualche patologia? Tutto talmente anacronistico, da suscitare gli strali persino della virostar Matteo Bassetti: «Lo trovo assurdo», ha twittato l’infettivologo, «inutile e inaccettabile in un Paese civile». Il fatto è che gli emiliani hanno buona compagnia al Sud. Con apposito decreto, il rettore dell’Università della Calabria, Nicola Leone, ha eliminato l’obbligo di green pass per accedere all’ateneo, ma ha confermato l’obbligo di «utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie (preferibilmente di tipo Ffp2)». Ora, è vero che le università godono di una speciale autonomia. Però, chiarissimo rettore magnifico e superlativo, era proprio necessario sfruttarla per costringere gli studenti e i professori a coprirsi la faccia? ipocondriaQualcuno la prende a ridere: il Mattino segnala che domani, in una cerimonia che si svolgerà a Torino, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, saranno accolti dalla sfilata degli alunni di un istituto comprensivo di Acerra, in abiti ricavati dalle mascherine che erano state spedite alla loro scuola, ma non sono mai state utilizzate. Un geniale monumento allo spreco. Qualcun altro, invece, delle manie da Covid è diventato vittima. Ultimi mohicani del «rigore». Nostalgia canaglia, anzi, nostalgia bavaglia. Due giorni fa, il sito Sanità informazione affrontava il problema dell’ansia da primo giorno di scuola. Soluzione di Cristian Pagliariccio, psicologo del Lazio? La mascherina fa sentire «più al sicuro», ha una «proprietà calmante», chi è in apprensione la indossi. Eh sì: per i giovani, traumatizzati da infami processi mediatici (si aggregano e poi infettano i nonni!), martellanti campagne terroristiche (chi non si vaccina muore!) e ricatti con la carta verde, coltivare l’ipocondria sarà sicuro un toccasana. Come avranno fatto, fino al 2020, a vivere senza le Ffp2?