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2020-08-23
Scuola nel caos, fuoco amico sulla Azzolina
Lucia Azzolina (Ansa)
Dopo il vademecum, l'help desk dedicato. Spaziando dal latino all'inglese, il nostro ministro dell'Istruzione si affanna a fornire pezze per rimediare ai protocolli sbrindellati che dovrebbero garantire la ripartenza scolastica il prossimo 14 settembre. Due giorni fa è stata pubblicata la guida redatta assieme all'Istituto superiore della sanità, con indicazioni che hanno tolto definitivamente il sonno ai presidi, ieri è stato annunciato il servizio di supporto su questioni e problematiche articolate «dedicato interamente alla ripresa», annuncia il Miur. Tutti gli istituti potranno rivolgersi all'help desk da lunedì 24 agosto «in caso di dubbi e quesiti», ma solo dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, l'orario continuato era chiedere troppo.
Il ministero fa sapere che «non ha mai lasciato sola la scuola e continuerà a supportarla in un'ottica di grande comunità al servizio delle studentesse e degli studenti» e che nelle prossime settimane «anche dopo l'avvio delle lezioni proseguirà incessante il lavoro per la scuola, pilastro del Paese, e per il diritto allo studio delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi». La solita retorica, mentre la realtà ci continua a mostrare ritardi, confusioni, mancanze di coordinamento e linee guide contraddittorie che rendono sempre più incerta la ripartenza. Come già facevamo notare ieri, il vademecum dell'Iss non pone certezze sulla riapertura della scuola, scrive che è «attualmente prevista nel mese di settembre 2020» e che è impossibile una «realistica valutazione della trasmissione» del coronavirus nelle nostre scuole. All'Istruzione navigano a braccio, nemmeno gli esperti del Cts riescono a fornire indicazioni chiare, il risultato è una confusione crescente e la paura, per genitori, docenti, presidi, che nessuna lezione partirà in sicurezza. Se n'è reso conto il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che ritiene «irrealistica la previsione nazionale del monitoraggio effettuato a casa» della temperatura corporea, per questo sta verificando con l'Unità di crisi di prevedere il controllo «all'interno degli stessi istituti».
De Luca corre ai ripari, «un alunno con febbre potrebbe avere un effetto a catena difficilmente gestibile», non si fida delle indicazioni operative fornite dal gruppo di lavoro Iss, ministeri dell'Istruzione e della Salute assieme all'Inail, quando scrivono che «è necessario prevedere il coinvolgimento delle famiglie nell'effettuare il controllo» ogni giorno, prima che il bambino si rechi al servizio educativo dell'infanzia o a scuola. E se i genitori non lo fanno perché sono indaffarati, distratti, o non ne comprendono la necessità quotidiana? Per questo il presidente della Regione Campania fa sapere di aver avuto «un colloquio con il commissario Arcuri relativo all'obiettivo di poter arrivare a breve, con le dotazioni necessarie, fino a 10.000 tamponi al giorno». Manca poco più di una settimana all'inizio del recupero degli apprendimenti in molte scuole italiane, la preoccupazione è che il primo settembre risulti un banco di prova disastroso a pochi giorni dalla riapertura ufficiale. Lucia Azzolina alterna annunci rassicuranti: «L'apertura non è a rischio, è una priorità assoluta. Distribuiremo 11 milioni di mascherine al giorno» e promesse: «Faremo tamponi alla velocità della luce», ad accuse di essere fraintesa o addirittura boicottata. Come ha fatto due giorni fa, incolpando i sindacati di mettere «in atto un sabotaggio» e provocando, con le sue affermazioni, l'ennesimo clamore inutile nel già immenso caos scuola. Perfino la senatrice dem ed ex ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, sulle pagine del Fatto Quotidiano ha giudicato «da irresponsabile» le parole dell'Azzolina, criticando anche l'operato dell'alleata di governo. «Lucia Azzolina ha preso in mano tardi le questioni più importanti. Ha lavorato per inimicarsi tutti», ha dichiarato la Fedeli, sostenendo che «purtroppo la ministra ascolta solo poche persone».
Tre righe più sotto è stata ancora più dura: «Ha fatto tutto da sola. Azzolina non parla con nessuno», asserisce l'ex sindacalista, convinta che «bisognava avere in testa cosa vuol dire aprire le scuole in condizioni di sicurezza». Sulla questione scuola ieri è intervenuto nuovamente anche il leader della Lega, Matteo Salvini affermando: «Ho due figli e voglio sapere dal governo a che ora entrano, a che ora escono, con quanti compagni di classe, con quali maestri, dove mangiano, dove fanno sport, perché i banchi con le rotelle non sono una soluzione».
I nomi delle ditte fornitrici di banchi e le loro nazionalità restano segreti
Fuori i nomi. La sera del 12 agosto il Commissario straordinario per l'emergenza, Domenico Arcuri, ha diffuso un comunicato annunciando come «definiti» ben 11 contratti di affidamento ad aziende e raggruppamenti di imprese per la fornitura dei 2,4 milioni di banchi monoposto, sia tradizionali che con sedute innovative (ovvero con le ruote). Zero nomi, zero informazioni su chi fornirà il lotto A per i banchi e sedie monoposto e chi il lotto B per i banchi con le ruote, zero dettagli su quanti banchi verranno prodotti all'estero e quanti nel nostro Paese. Il comunicato di Arcuri si limitava a riportare che sono «per la maggior parte italiane».
Indiscrezioni di stampa riferiscono di sette imprese tricolori e quattro straniere appartenenti alla Ue. Non si è però capito se gli 11 contratti «definiti» sono stati anche firmati. A chiedere i nomi sono stati subito gli operatori del settore riuniti in Assufficio mettendo persino in dubbio la validità del bando visto il cambio in corsa della data di consegna di una parte non ben quantificata di arredi, slittata dal 12 settembre ai primi giorni di ottobre.
L'associazione che fa capo a FederlegnoArredo (Confindustria) è riuscita ad aggregare tutti i suoi associati produttori di arredi scolastici in un'unica grande Ati (associazione temporanea di imprese) in modo da presentare un'offerta. Ma quali sono le altre aziende in campo? Perché tutto questo mistero attorno a un appalto pubblico in cui non c'è niente da nascondere? Perché non fornire l'elenco della squadra di 11 fornitori con cui sono stati «definiti» i contratti? I contratti sono stati chiusi o si stanno ancora negoziando le condizioni a poche settimane dalla riapertura delle scuole? I singoli appalti sono stati preceduti dalla fase tecnica chiamata «dialogo competitivo», in cui l'appaltante si mette seduto con i possibili fornitori e cerca di scrivere il testo nel miglior modo possibile? La parte dell'appalto che prevede le sedie con le ruote prevede le norme Uni che le consentono per i minorenni? Chissà.
Eppure anche nell'intervista rilasciata ieri a La Stampa, Arcuri continua a parlare di tutto tranne delle 11 imprese. «Stiamo facendo di tutto per essere pronti alla scadenza del 14 settembre», a oggi «noi siamo pronti per distribuire 11 milioni di mascherine al giorno e 170.000 litri di gel igienizzante la settimana nelle scuole. Lunedì comincerà il test sierologico gratuito per tutto il personale docente e non docente, a cura dei medici di base», ha detto. Assicurando che tra poco «partirà la distribuzione dei nuovi banchi» spiega. Non si è partiti prima perché «bisognava fare la gara». Ok, ma chi fornirà i banchi rotanti? «Sono tutte aziende italiane o dell'Unione europea. Sempre a proposito di polemiche inutili, nessun banco cinese». Stop. Manco fosse un segreto di Stato.
Intanto qualcuno che parla, però, c'è. Come Stefano Ghidini, titolare della C2 Group, una delle principali imprese sul mercato che forniscono gli ormai famosi banchi con le rotelle mostrati in foto dal ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina durante la conferenza stampa con il premier Conte. Sentito da Il Giornale, nei giorni scorsi, Ghidini ha detto senza mezzi termini che «le condizioni del bando di gara per banchi e sedute innovative emanato dal commissario Arcuri erano impossibili da soddisfare, prevedevano la consegna entro fine agosto, con penali pesantissime». Per questo la sua azienda, come altre, non ha partecipato. Poi, la scadenza del bando gara è scomparsa e dopo l'aggiudicazione - i cui documenti non sono mai stati pubblicati sul sito del commissario - Arcuri ha fatto sapere che i banchi saranno consegnati a partire dai primi giorni di settembre e fino al mese di ottobre. Ma dei nomi di chi fornirà i banchi rotanti, nemmeno l'ombra.
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Settembre si avvicina ma la riapertura rimane incerta. Cresce il timore tra presidi e genitori. Il dem Vincenzo De Luca si infuria e chiede la misurazione della febbre in ogni istituto. L'ex ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli (Pd), attacca la grillina: «Parole da irresponsabile».I nomi delle ditte fornitrici di banchi e le loro nazionalità restano segreti. Domenico Arcuri continua a nascondere i dettagli sugli 11 contratti per l'acquisto dei nuovi arredi.Lo speciale comprende due articoli. Dopo il vademecum, l'help desk dedicato. Spaziando dal latino all'inglese, il nostro ministro dell'Istruzione si affanna a fornire pezze per rimediare ai protocolli sbrindellati che dovrebbero garantire la ripartenza scolastica il prossimo 14 settembre. Due giorni fa è stata pubblicata la guida redatta assieme all'Istituto superiore della sanità, con indicazioni che hanno tolto definitivamente il sonno ai presidi, ieri è stato annunciato il servizio di supporto su questioni e problematiche articolate «dedicato interamente alla ripresa», annuncia il Miur. Tutti gli istituti potranno rivolgersi all'help desk da lunedì 24 agosto «in caso di dubbi e quesiti», ma solo dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, l'orario continuato era chiedere troppo. Il ministero fa sapere che «non ha mai lasciato sola la scuola e continuerà a supportarla in un'ottica di grande comunità al servizio delle studentesse e degli studenti» e che nelle prossime settimane «anche dopo l'avvio delle lezioni proseguirà incessante il lavoro per la scuola, pilastro del Paese, e per il diritto allo studio delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi». La solita retorica, mentre la realtà ci continua a mostrare ritardi, confusioni, mancanze di coordinamento e linee guide contraddittorie che rendono sempre più incerta la ripartenza. Come già facevamo notare ieri, il vademecum dell'Iss non pone certezze sulla riapertura della scuola, scrive che è «attualmente prevista nel mese di settembre 2020» e che è impossibile una «realistica valutazione della trasmissione» del coronavirus nelle nostre scuole. All'Istruzione navigano a braccio, nemmeno gli esperti del Cts riescono a fornire indicazioni chiare, il risultato è una confusione crescente e la paura, per genitori, docenti, presidi, che nessuna lezione partirà in sicurezza. Se n'è reso conto il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che ritiene «irrealistica la previsione nazionale del monitoraggio effettuato a casa» della temperatura corporea, per questo sta verificando con l'Unità di crisi di prevedere il controllo «all'interno degli stessi istituti». De Luca corre ai ripari, «un alunno con febbre potrebbe avere un effetto a catena difficilmente gestibile», non si fida delle indicazioni operative fornite dal gruppo di lavoro Iss, ministeri dell'Istruzione e della Salute assieme all'Inail, quando scrivono che «è necessario prevedere il coinvolgimento delle famiglie nell'effettuare il controllo» ogni giorno, prima che il bambino si rechi al servizio educativo dell'infanzia o a scuola. E se i genitori non lo fanno perché sono indaffarati, distratti, o non ne comprendono la necessità quotidiana? Per questo il presidente della Regione Campania fa sapere di aver avuto «un colloquio con il commissario Arcuri relativo all'obiettivo di poter arrivare a breve, con le dotazioni necessarie, fino a 10.000 tamponi al giorno». Manca poco più di una settimana all'inizio del recupero degli apprendimenti in molte scuole italiane, la preoccupazione è che il primo settembre risulti un banco di prova disastroso a pochi giorni dalla riapertura ufficiale. Lucia Azzolina alterna annunci rassicuranti: «L'apertura non è a rischio, è una priorità assoluta. Distribuiremo 11 milioni di mascherine al giorno» e promesse: «Faremo tamponi alla velocità della luce», ad accuse di essere fraintesa o addirittura boicottata. Come ha fatto due giorni fa, incolpando i sindacati di mettere «in atto un sabotaggio» e provocando, con le sue affermazioni, l'ennesimo clamore inutile nel già immenso caos scuola. Perfino la senatrice dem ed ex ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, sulle pagine del Fatto Quotidiano ha giudicato «da irresponsabile» le parole dell'Azzolina, criticando anche l'operato dell'alleata di governo. «Lucia Azzolina ha preso in mano tardi le questioni più importanti. Ha lavorato per inimicarsi tutti», ha dichiarato la Fedeli, sostenendo che «purtroppo la ministra ascolta solo poche persone». Tre righe più sotto è stata ancora più dura: «Ha fatto tutto da sola. Azzolina non parla con nessuno», asserisce l'ex sindacalista, convinta che «bisognava avere in testa cosa vuol dire aprire le scuole in condizioni di sicurezza». Sulla questione scuola ieri è intervenuto nuovamente anche il leader della Lega, Matteo Salvini affermando: «Ho due figli e voglio sapere dal governo a che ora entrano, a che ora escono, con quanti compagni di classe, con quali maestri, dove mangiano, dove fanno sport, perché i banchi con le rotelle non sono una soluzione». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/scuola-nel-caos-fuoco-amico-sulla-azzolina-2647061340.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-nomi-delle-ditte-fornitrici-di-banchi-e-le-loro-nazionalita-restano-segreti" data-post-id="2647061340" data-published-at="1598127748" data-use-pagination="False"> I nomi delle ditte fornitrici di banchi e le loro nazionalità restano segreti Fuori i nomi. La sera del 12 agosto il Commissario straordinario per l'emergenza, Domenico Arcuri, ha diffuso un comunicato annunciando come «definiti» ben 11 contratti di affidamento ad aziende e raggruppamenti di imprese per la fornitura dei 2,4 milioni di banchi monoposto, sia tradizionali che con sedute innovative (ovvero con le ruote). Zero nomi, zero informazioni su chi fornirà il lotto A per i banchi e sedie monoposto e chi il lotto B per i banchi con le ruote, zero dettagli su quanti banchi verranno prodotti all'estero e quanti nel nostro Paese. Il comunicato di Arcuri si limitava a riportare che sono «per la maggior parte italiane». Indiscrezioni di stampa riferiscono di sette imprese tricolori e quattro straniere appartenenti alla Ue. Non si è però capito se gli 11 contratti «definiti» sono stati anche firmati. A chiedere i nomi sono stati subito gli operatori del settore riuniti in Assufficio mettendo persino in dubbio la validità del bando visto il cambio in corsa della data di consegna di una parte non ben quantificata di arredi, slittata dal 12 settembre ai primi giorni di ottobre. L'associazione che fa capo a FederlegnoArredo (Confindustria) è riuscita ad aggregare tutti i suoi associati produttori di arredi scolastici in un'unica grande Ati (associazione temporanea di imprese) in modo da presentare un'offerta. Ma quali sono le altre aziende in campo? Perché tutto questo mistero attorno a un appalto pubblico in cui non c'è niente da nascondere? Perché non fornire l'elenco della squadra di 11 fornitori con cui sono stati «definiti» i contratti? I contratti sono stati chiusi o si stanno ancora negoziando le condizioni a poche settimane dalla riapertura delle scuole? I singoli appalti sono stati preceduti dalla fase tecnica chiamata «dialogo competitivo», in cui l'appaltante si mette seduto con i possibili fornitori e cerca di scrivere il testo nel miglior modo possibile? La parte dell'appalto che prevede le sedie con le ruote prevede le norme Uni che le consentono per i minorenni? Chissà. Eppure anche nell'intervista rilasciata ieri a La Stampa, Arcuri continua a parlare di tutto tranne delle 11 imprese. «Stiamo facendo di tutto per essere pronti alla scadenza del 14 settembre», a oggi «noi siamo pronti per distribuire 11 milioni di mascherine al giorno e 170.000 litri di gel igienizzante la settimana nelle scuole. Lunedì comincerà il test sierologico gratuito per tutto il personale docente e non docente, a cura dei medici di base», ha detto. Assicurando che tra poco «partirà la distribuzione dei nuovi banchi» spiega. Non si è partiti prima perché «bisognava fare la gara». Ok, ma chi fornirà i banchi rotanti? «Sono tutte aziende italiane o dell'Unione europea. Sempre a proposito di polemiche inutili, nessun banco cinese». Stop. Manco fosse un segreto di Stato. Intanto qualcuno che parla, però, c'è. Come Stefano Ghidini, titolare della C2 Group, una delle principali imprese sul mercato che forniscono gli ormai famosi banchi con le rotelle mostrati in foto dal ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina durante la conferenza stampa con il premier Conte. Sentito da Il Giornale, nei giorni scorsi, Ghidini ha detto senza mezzi termini che «le condizioni del bando di gara per banchi e sedute innovative emanato dal commissario Arcuri erano impossibili da soddisfare, prevedevano la consegna entro fine agosto, con penali pesantissime». Per questo la sua azienda, come altre, non ha partecipato. Poi, la scadenza del bando gara è scomparsa e dopo l'aggiudicazione - i cui documenti non sono mai stati pubblicati sul sito del commissario - Arcuri ha fatto sapere che i banchi saranno consegnati a partire dai primi giorni di settembre e fino al mese di ottobre. Ma dei nomi di chi fornirà i banchi rotanti, nemmeno l'ombra.
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
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i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
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Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
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