2024-03-21
Miracolo di Kiev: fa cambiare i libri faziosi
Scoppia il caso dei testi scolastici bollati come «filo putiniani» per via delle ricostruzioni dei rapporti tra Ucraina e Russia. Sono anni che segnaliamo i sussidiari intrisi di ideologia. Solo stavolta, però, gli editori corrono ai ripari e si muove il ministero.Per anni in Italia si è discusso di quelli che venivano indicati come «libri di testo faziosi». Ed è probabilmente la prima volta in cui la battaglia per cambiarli ha avuto successo. Ma è anche - guarda caso - la prima volta che si pretende di rendere i testi non meno, ma ancora più ideologici, cioè più aderenti al pensiero prevalente. I fatti li ha riassunti l'Adnkronos, che cita uno «studio coc» secondo cui «nei libri di scuola i ragazzi italiani studiano la storia come vuole Putin». Lo studio in questione è in realtà un dossier realizzato dall’Istituto Germani, lo stesso che contribuì a un volume collettaneo pubblicato dalla casa editrice tedesca Ibidem e tradotto negli Usa con il titolo Russian Active Measures: Yesterday, Today, Tomorrow. Questo libro, distribuito oltreoceano dalla Columbia University Press, ha fornito mesi fa a Gianni Riotta lo spunto per compilare la sua lista di filorussi o «Putinversteher» italici. In realtà l’obiettivo originario dei ricercatori del Germani appariva un po’ meno inquisitoriale: essi si proponevano di «discutere l’influenza russa sulla cultura e sull’accademia italiana». Abbiamo visto come sia andata a finire grazie all’amorevole impegno dei media italiani. Il nuovo dossier dell’Istituto si appresta a seguire la medesima via, almeno per come la mettono i quotidiani (Repubblica in testa, manco a dirlo) e l’Adnkronos. «Cosa imparano i ragazzi delle medie quando si parla di Russia e Ucraina? Un’analisi di 13 sussidiari adottati nelle scuole italiane lascia piuttosto interdetti: 12 raccontano la storia (e la geografia) secondo la linea di Putin», scrive la nota agenzia di stampa. E dettaglia: «L’allarme arriva da un gruppo di attiviste ucraine, che si è rivolto a Irina Cascei, giornalista ucraina che vive da molti anni a Roma e collabora con varie testate italiane. Cascei, dopo aver raccolto i libri e fotografato i capitoli dedicati a Russia e Ucraina, ha contattato Massimiliano Di Pasquale, direttore dell’Osservatorio Ucraina presso l’istituto Gino Germani, esperto di guerra ibrida e misure attive». Ebbene, così è nato il report sui «libri filorussi».Tra i manuali incriminati c’è ad esempio Vivi la geografia, edito da Zanichelli. Sarebbe putiniano perché ha descritto l’annessione della Crimea alla Russia in questi termini: «Dopo aver chiesto l’intervento delle truppe di Mosca, la Crimea, abitata in maggioranza da russi, si è autoproclamata indipendente con un referendum ed è stata annessa alla Russia». Per risultare accettabile, avrebbe dovuto parlare di occupazione russa, violazione dei confini e dei diritti. Ora, ci sta che un gruppo di attivisti o degli intellettuali - i quali legittimamente coltivano una posizione politica - avanzino delle richieste. È leggermente più problematico che tali richieste siano accolte dagli editori per conformarsi al pensiero prevalente, che è poi quello che da decenni domina nelle scuole. Parlando a Repubblica, la direttrice editoriale di Zanichelli, Elena Bacchilega, spiega di aver già provveduto a correggere il tiro. «Da parte nostra non c’è alcuna volontà di sostenere o giustificare alcun regime», dice. «Il libro citato è stato pubblicato nel 2021 e il testo è già stato oggetto di revisione che verrà riportata nell’aggiornamento della prossima edizione». Nella nuova edizione, conferma Repubblica, «si rimettono le cose al loro posto». Cioè si parla di «svolta filo europea ucraina», di «interventi militari a più riprese» della Russia, di annessione della Crimea non riconosciuta dalla comunità internazionale», di «offensiva militare del 2022 con l’obiettivo di rovesciare il governo ucraino democraticamente eletto» e pure di «resistenza» ucraina.La rapidità dell’azione è stupefacente. Negli anni passati abbiamo segnalato decine di testi contenenti ricostruzioni storiche molto discutibili o addirittura notevoli esondazioni nella politica (ricordiamo, tra le altre, una entusiastica celebrazione di Mimmo Lucano). Ma non ci risulta che gli editori abbiano provveduto rapidamente a moderarli o a rettificare le scempiaggini. Anche dalle istituzioni silenzio totale. Qui, invece, pare ci si muova come fulmini. Anche perché, a quanto risulta, qualcuno mette pressione. Yaroslav Melnyk, l’ambasciatore ucraino in Italia, spiega a Repubblica di essere «gravemente preoccupato della disinformazione russa nei libri italiani poiché favorisce la creazione di una versione distorta degli eventi. Purtroppo, così, anche i bambini diventano vittime di propaganda». Motivo per cui l’ambasciata ucraina «monitora casi simili per portare all’attenzione delle principali case editrici la diffusione di un’informazione distorta sull’Ucraina ed è aperta alla collaborazione». Interessante: l’ambasciata ucraina esamina i libri italiani e segnala i passaggi sgraditi? Leggermente sovietico, come atteggiamento. Ma a quanto pare tutto è concesso, di questi tempi. Per altro ci risulta che in molte scuole italiane le iniziative formativo/propagandistiche a favore della causa ucraina si sprechino e forse non ci sarebbe tutto questo bisogno di intervenire sui libri di geografia e storia. Fermo restando il diritto di ogni autore e editore a pubblicare ciò che ritiene e fermo restando il diritto di militanti o genitori a protestare, la sensazione è che si utilizzi ogni volta un metro di valutazione fallato. Risulta infatti che i ricercatori dell’Istituto Germani abbiano avuto da ridire anche sul modo in cui in alcuni testi italiani si fa riferimento - sempre in relazione alla questione ucraina - al comunismo sovietico, e ci domandiamo se i libri verranno riscritti anche in chiave anticomunista oltre che antiputiniana. Abbiamo il sospetto che così non sarà, poiché le simpatie marxiste nei manuali sono evidenti da decenni, e nessuno nei ministeri se n’è occupato. Ora e il ministero dell’Istruzione ha già avviato «verifiche per appurare se i contenuti dei manuali presentano effettive criticità». Per l’ennesima volta, tocca constatare che la libertà degli studiosi vale solo se si attengono alle direttive e che le censure preoccupano solo se riguardano questa o quella posizione aderente all’ideologia dominante. Ci chiediamo che cosa verrà dopo le liste dei giornalisti e intellettuali putiniani e quelle dei libri putiniani. Forse gli elenchi dei giocattoli putiniani? Gettate le matrioske, se le avete in casa, prima che sia troppo tardi.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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