2023-08-24
Scoppia un nuovo caso De Angelis
Marcello De Angelis (Imagoeconomica)
Il portavoce del governatore laziale nella bufera per una canzone del 1993 accusata di antisemitismo. «Compagni» all’attacco, ma con Mario Monti erano in maggioranza insieme.Dalle parole alle canzoni ma, soprattutto quando le parole vengono strumentalizzate. Forse perché le canzoni non si sentono. E su questo il Pd è maestro. Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione della Regione Lazio, aveva dichiarato, in occasione dell’anniversario della strage di Bologna, l’estraneità di Fioravanti, Mambro e Ciavardini e le sue parole erano diventate un caso nazionale. Fuoco e fiamme dal Pd e dalla segretaria Elly Schlein che aveva detto: «Non accettiamo ulteriori depistaggi e tentativi di riscrivere la storia, negando le evidenze processuali per cui l’associazione dei familiari delle vittime si è tanto battuta e la Procura di Bologna e le forze dell’ordine hanno lavorato in questi anni. Tanto meno se questi tentativi ignobili arrivano dal portavoce del presidente della Regione Lazio: servono dimissioni immediate». A tirare per la giacca il governatore Francesco Rocca era stato anche il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ma anche Francesco Silvestri, il capogruppo del M5s alla Camera. In sintesi, dimissioni dall’incarico pubblico istituzionale perché indegno di ricoprirlo dopo quelle parole, «inaccettabili e vergognose». Eppure, De Angelis di «parole» ne ha dette tante, ne ha scritte moltissime e ne ha anche cantate un certo numero. Ma a sinistra non le hanno viste o, meglio, non le hanno sentite. E sì, perché nel vasto curriculum del giornalista non c’è soltanto la militanza in Terza Posizione e il carcere durante gli anni 80 per condanne penali, come piace ricordare alla sinistra. De Angelis è stato dal 2008 al 2013 deputato del Popolo della Libertà e poi senatore di Alleanza Nazionale dal 2006 al 2008. Ecco, è stato senatore Pdl all’epoca del governo Monti, dando quindi il sostegno a quel governo insieme proprio alla sinistra che non si è mai sentita in imbarazzo per le canzoni di De Angelis. È stato infatti anche cantante del gruppo 270bis, visto che a 16 anni aveva incominciato a suonare la chitarra e comporre canzoni. Riuscì a fare un solo concerto, con due chitarre di accompagnamento, nel 1979. Registrò le sue canzoni su una audiocassetta e la mandò a un suo amico in carcere. Nel 1985 Marcello scontò la condanna a cinque anni e sei mesi di reclusione comminatagli «ai sensi dell’articolo 270bis» nel carcere romano di Rebibbia. Dopo tre anni, grazie all’amnistia del 1989, tornò in libertà. Riprese a suonare nel 1993 insieme a Claudio Scotti, detto Giannetto, un vecchio coimputato rincontrato dopo anni, al giovane ultrà laziale Antonello Patrizi, detto Babba, e al batterista Gianluca Rizzante, e costituì la prima formazione dei «270bis», così chiamati in onore dell’esperienza processuale. Tra le canzoni di questa band ce n’è una con una strofa oggi decisamente non «politically correct». Si intitola Settembre Nero (1993) e recita: «Troppo ci pesava portare sulla schiena/il dominio di una razza di mercanti/se con l’oro hanno comprato/la mia casa e la mia terra». E ancora: «Gridano “shalom” bruciandoci le case, cantano pace e ci violentano le donne». Forse 11 anni fa il Pd era sordo e faceva comodo anche l’onorevole De Angelis a quell’unione trasversale che reggeva in piedi il governo tecnico dell’ex commissario Mario Monti. Oggi, il Pd stando all’opposizione è diventato come i delfini, con una sensibilità uditiva 10 dieci volte superiore a quella degli umani.
Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia (Ansa)
Ursula von der Leyen (Getty Images)
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