2022-07-13
È stata scoperta la talpa di Perugia
Si tratta di un dipendente dell’ufficio giudiziario umbro che avrebbe girato ai giornalisti i documenti sulla loggia Ungheria. Compresa la nuova contestazione a Luca Palamara.«Faremo tutto il possibile per accertare da dove sia uscita la notizia», aveva assicurato il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, quando ha scoperto di essere stato tradito da uno dei suoi collaboratori e che la richiesta di archiviazione dell’inchiesta perugina sulla presunta loggia Ungheria, era finita sui giornali. È stato di parola e tra lunedì sera e martedì mattina gli inquirenti umbri avevano già individuato un sospetto, messo subito sotto torchio. Una prima perquisizione è avvenuta già la sera di lunedì. Martedì è partito il secondo round. Obiettivo scoprire chi avesse messo a disposizione dei cronisti il corposo documento di 167 pagine che era appena stato inviato al gip e a nessun altro, neppure alla polizia giudiziaria. Ora, come detto, la Procura di Perugia ha messo nel mirino un dipendente amministrativo dell’ufficio, sospettato di «accesso abusivo a sistemi informatici pubblici e rivelazione del segreto d’ufficio». Dalle attività svolte, delegate congiuntamente ai carabinieri del reparto provinciale e al Compartimento di polizia postale di Perugia, ha fatto sapere Cantone, «sono emersi, in particolare, numerosi accessi abusivi effettuati sul fascicolo informatico e risultano altresì scaricati illegittimamente alcuni atti, fra cui anche la richiesta di archiviazione, da parte di un soggetto non avente titolo per accedere al fascicolo».Nelle scorse ore qualcuno aveva provato a incolpare la Procura della fuga di notizie, qualcun altro aveva sbeffeggiato i magistrati. Che hanno preso con savoir-faire e un po’ di ironia le improvvisate lezioni di procedura penale da chi aveva provato a sostenere che in quella fuga di notizie non c’era nessun reato e che si trattava di un documento ostensibile. «Oggi forse si è capito che qualche reato c’è» ha commentato qualcuno in Procura.L’indagato è un dipendente della Procura. Un uomo di Perugia. Gli investigatori gli hanno sequestrato i dispositivi elettronici che in queste ore sono passati al setaccio e, su ordine della Procura, stanno andando a ritroso negli accessi dell’uomo per capire quando e perché è entrato nella riservatissima banca dati dei pm. L’indagine oltre a dover chiarire se sia stato davvero lui a consegnare ai giornalisti la richiesta di archiviazione e se anche in passato si sia reso responsabile di altre fughe di notizie.Ovviamente questa inchiesta potrebbe trasformarsi in una slavina se le indagini confermeranno che la pista intrapresa dalla Procura nell’immediatezza dei fatti sia quella buona. Infatti sarà interessante scoprire se il presunto dipendente infedele abbia colpito in altre occasioni, magari nella clamorosa fuga di notizie avvenuta nel Palamara-gate del 2019. Sarà anche importante capire se la presunta talpa abbia agito su mandato di qualcuno o abbia percepito qualche ricompensa per le sue eventuali attività illecite.Ma soprattutto ha rifornito di carte tutti i giornali che hanno pubblicato le carte scottanti?Sabato scorso, le prime dettagliate anticipazioni del documento sono state pubblicate dal Fatto Quotidiano. Domenica Corriere della Sera e La Repubblica hanno riportato solo il capitolo riguardante l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, coinvolto in un nuovo filone di indagine.Su questo si è innescato uno scontro l’ex pm e gli ex colleghi perugini. I difensori di Palamara, gli avvocati Roberto Rampioni e Benedetto Marzocchi Buratti, hanno dichiarato: «Prendiamo atto della attività che sta compiendo la Procura di Perugia in merito alla fuga di notizie (parziali e facilmente contestabili) che ha colpito, come in passato, il dottor Palamara. Tuttavia ribadiamo di aver presentato denuncia a quella di Firenze, nonché al capo dell’Ispettorato del Ministero della giustizia e del Procuratore generale della Cassazione affinché si faccia piena luce su quanto accaduto». A loro giudizio la domanda a cui rispondere è una sola: «Perché sempre gli stessi giornalisti e le stesse testate?».Per ora Cantone non replica e tira dritto per la sua strada. Domenica aveva definito la fuga di notizie un «fatto gravissimo» e già sabato aveva fatto aprire un fascicolo d’indagine. Adesso l’iscrizione della presunta talpa e le perquisizioni. Speriamo servirà a dare le giuste risposte.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)