2024-02-24
Il Pd grida al regime, il Colle difende la Meloni
Un momento degli scontri tra Polizia e manifestanti pro Palestina a Pisa il 22 febbraio 2024 (Ansa)
Studenti pro Palestina caricati in Toscana. Conte e Schlein: «Repressione». Scontri registrati solo nel 3% delle proteste.A differenza di Pd e M5s, Mattarella solidarizza col premier per gli insulti e le foto bruciate: «Intollerabili». La Schlein si sveglia solo ora e si accoda: «Gli avversari si battono con le idee». Eppure ha taciuto sulle ingiurie di De Luca, compagno di partito.Lo speciale contiene due articoli.La linea è rossa ma fa comodo non vederla. È tracciata col pennarello dai questori al momento di autorizzare un corteo; è concordata con gli organizzatori e delimita lo spazio concesso ai manifestanti da quello proibito, vicino agli obiettivi cosiddetti «sensibili». È una linea invalicabile, oltre la quale la celere ha l’obbligo di respingere i tentativi di sfondamento. I collettivi universitari potrebbero chiamare Luca Casarini a spiegare l’arcano, lui è docente ad honorem in materia. È così dagli anni Settanta, circa mezzo secolo fa, ma con Giorgia Meloni a palazzo Chigi tutto diventa «fascismooo». In realtà si chiama ordine pubblico, almeno così veniva definito ai tempi del Pd nell’esecutivo, con Giuseppe Conte e Mario Draghi al governo e Luciana Lamorgese al Viminale.Lo showdown è avvenuto ieri a Firenze e Pisa quando due manifestazioni pro Palestina (con le consuete corpose infiltrazioni pro Hamas) si sono concluse con scontri fra studenti e polizia. Nel capoluogo di Regione il corteo, rinforzato dai Cobas, ha provato a sfondare per raggiungere il consolato americano in zona proibita ed è stato respinto. A Pisa, dove secondo la questura la protesta non era autorizzata, i manifestanti volevano entrare nella centralissima Piazza dei Cavalieri, sede della Scuola Normale, da una strada secondaria. Si erano autoconvocati sui social e avevano l’obiettivo di creare il caos nel cuore della città forzando i blocchi. Quando sono arrivati a tu per tu con le forze dell’ordine, che presidiavano anche quel passaggio, sono stati fermati con i manganelli. Il bilancio della mattinata di tensione è stato di 18 feriti lievi, con quattro manifestanti fermati e alcuni docenti scandalizzati nel vedere studenti fatti sdraiare a terra per essere ammanettati. Davanti al polverone mediatico, la questura di Firenze ha spiegato che «le cariche sono scattate quando i partecipanti al corteo hanno cercato di forzare il cordone di polizia per dirigersi verso il consolato americano». Per i fatti di Pisa l’opposizione ha chiesto la rimozione del questore Sebastiano Salvo, che ha spiegato: «La manifestazione non era autorizzata e le forze dell’ordine ne sono venute a conoscenza solo attraverso i canali social, pertanto a differenza di circostanze analoghe è mancata l’interlocuzione con gli organizzatori. La carica è stata determinata da un momento di tensione scaturito da un contatto fisico tra alcuni manifestanti e i poliziotti». Una tesi sostenuta anche dal sindacato di polizia. Domenico Pianese, segretario generale del Coisp: «Attaccare un questore chiedendone perfino le dimissioni è un atto di forte scorrettezza istituzionale nonché un chiaro tentativo di interferire nella corretta gestione dell’ordine pubblico». La reazione a orologeria delle sinistre non poteva che essere di indignazione a comando, al grido di «repressione e censura» e di «governo del manganello». Elly Schlein: «Basta manganellate sugli studenti, le immagini di Pisa sono inaccettabili. Studenti intrappolati in un vicolo e caricati a manganellate dalla polizia. Presentiamo subito un’interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi, affinché chiarisca. Difendiamo la libertà di manifestare pacificamente». Basterebbe intendersi sul termine. Giuseppe Conte a rimorchio: «Ancora una volta manganellate contro chi protesta per il massacro in corso a Gaza. Sono immagini preoccupanti, non degne del nostro Paese. Non può essere questa la risposta dello Stato al dissenso». Eppure dal 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas a Israele, in Italia ci sono state 1.023 manifestazioni pro Palestina: solo il 3% di eventi, in gran parte senza preavviso, ha fatto registrare incidenti, con però oltre 150 persone denunciate e 26 appartenenti alle forze dell’ordine feriti. È curioso notare come i leader della sinistra non avessero nulla da ridire quando la polizia usava ben altri muscoli (idranti, retate, cariche ben più pesanti) contro i portuali di Trieste e contro chi manifestava per difendere il proprio diritto al lavoro nell’imbarazzante stagione del green pass. Allora era semplice e doveroso ordine pubblico in mascherina.Alle doglianze questa volta si è aggiunto il sindaco leghista di Pisa, Michele Conti: «Ho telefonato a questore e prefetto per chiedere conto di quanto avvenuto. Mai in alcun modo si può usare la violenza per reprimere una manifestazione di ragazzi e ragazze delle scuole superiori». Sembrerebbe una presa di distanza dal governo, un sassolino dentro il centrodestra. Niente di tutto questo poiché l’europarlamentare Susanna Ceccardi (Lega) ha ribadito la solidarietà alle forze dell’ordine: «Ancora una volta, la sinistra ci offre la narrazione di un mondo al contrario, in cui chi calpesta le regole del vivere e manifestare civilmente è dalla parte giusta, mentre chi fa rispettare la legalità e la sicurezza di tutti è un criminale. Io sto con i poliziotti. Questi manifestanti cercavano lo scontro per ergersi a martiri ma restano dei delinquenti da denunciare e daspare».Chiamata in causa, il ministro dell’Università Anna Maria Bernini ha sottolineato un aspetto non secondario: «Penso che gli studenti possano manifestare liberamente fino a quando loro stessi non rendono impossibile mantenere l’ordine». Per Angelo Bonelli (Sinistra e Verdi) invece la piazza ha sempre ragione. «Il ministro Piantedosi sta trasformando l’Italia in uno stato di polizia che invece di arrestare i criminali manganella manifestanti pacifici». È un vecchio refrain gruppettaro; il furbesco equivoco sulle linee rosse rende daltonici anche i commenti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/scontri-pisa-meloni-mattarella-2667355476.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-colle-difende-la-meloni-dopo-il-silenzio-dem" data-post-id="2667355476" data-published-at="1708765775" data-use-pagination="False"> Il Colle difende la Meloni dopo il silenzio dem Ce l’avevano proprio sulla lingua, i costernati compagni. Sembravano Arthur Fonzarelli, il mitico Fonzie, che non riusciva a dire «ho sbagliato». Anche l’abborracciata opposizione è stata colta da momentanea paresi. Vincenzo De Luca, governatore campano, insulta Giorgia Meloni come un indemoniato hooligan? Nessun fiato. Bruciano un cartonato in piazza con le sembianze del premier, durante un corteo per ricordare il militante di Autonomia operaia? Tutti zitti. Perlomeno fin quando Sergio Mattarella non esprime vicinanza a Meloni: «La violenza travolge la politica». Il presidente della Repubblica dettaglia: «Si assiste a un’intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale. Perfino effigi bruciate o vilipese più volte, della stessa presidente del consiglio, alla quale va espressa piena solidarietà». Davanti a un gruppo di studenti, il capo dello Stato è di nuovo San Sergio, venerato patrono di tutti gli italiani: «Il confronto politico, la contrapposizione delle idee e delle proposte, la competizione, anche elettorale, ne risultano mortificate e distorte». Monito finale: «Mi auguro che la politica riaffermi sempre e al più presto la sua autenticità, nelle sue forme migliori». Dopo lungo e surreale silenzio, l’afona segretaria del Pd, Elly Schein, ritrova così la parola: «Questa violenza politica va condannata e non è accettabile. Gli avversari si battono con le idee e le proposte in una sana dialettica democratica». Insomma, ha ragione Mattarella. Basta «aggressività verbale o fisica». Che «travolgono la dignità della politica e ne rappresentano la negazione». Alla buon’ora. Sincera e spontanea come Chiara Ferragni di fronte ai follower. E soprattutto tempestiva. Da giorni le chiedevano di prendere debita distanza. Dopo Mattarella, era già intervenuto il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti: «Spiace constatare che a condannare l’inquietante minaccia del rogo del manichino e le violenze verbali, ormai, manchino i leader delle opposizioni». In effetti, ci sarebbe anche Giuseppe Conte, capo dei Cinque stelle, che però sembra sempre più avviluppato nel grillismo d’antan. Tanto da essere arrivato a elogiare il furibondo De Luca: «Proteste giuste». La dileggiata premier s’era così rivolta all’imbambolata Elly: «Sono rimasta molto colpita dal silenzio di Schlein sugli insulti e sui metodi di Vincenzo De Luca. Gente che fa lezioni di morale e poi non si assume le responsabilità». Riassunto della puntata iniziale. Il governatore lo scorso venerdì guida 200 sindaci campani alla volta della Capitale. Vogliono manifestare per i fondi europei e contro l’autonomia. Ma cosa spinge l’arzillo settantaquattrenne fino a Palazzo Chigi? Un filino di disperazione, pare. Il terzo mandato sfuma. E vista l’assenza di degni leader d’opposizione, Don Vincenzo sogna da Masaniello. Alla sua maniera: «Imbecilli, farabutti e delinquenti politici». Il governo, s’intende. Meloni chiede dunque a Schlein di prendere le distanze dalle «intollerabili violenze verbali», tra cui anche un «Lavori lei, stronza». Eppure, nonostante consideri De Luca un pericoloso e antistorico «cacicco», Elly tace. Per una settimana filata. Ritrova la favella solo quando San Sergio la tira per l’inconfondibile impermeabile beige, quello scelto dall’armocromista. Don Vincenzo, incurante della bacchettata di Mattarella, non frena però la sua incontinenza verbale. È inviperito per la precisazione del premier sui fondi europei: «In Campania ho trovato la festa del fagiolo e della patata, la rassegna della zampogna, la festa del caciocavallo podolico, la sagra dello scazzatiello. Mi chiedo se queste siano le priorità. Spendere i soldi in modo più strategico può dare risultati migliori». Folklore a parte, spiega Meloni, la Regione «aveva a disposizione oltre 3 miliardi e ha usato 800 milioni circa». Dunque, se «De Luca avesse speso meno tempo a fare le dirette social e più tempo a lavorare, avremmo ottenuto più risultati». Segue solidarietà di Mattarella, riferita pure al manichino bruciato dagli autonomi: «Si assiste a una intollerabile serie di manifestazioni di violenza». A dispetto dell’invito del Quirinale, l’indomabile Don Vincenzo riappare in una delle sue amate dirette social: «È una campagna di aggressione mirata e di falsificazione. Non possiamo dare spazio a chi adotta lo stile stracciarola, fatto di volgarità e approssimazione». Capito l’audace piagnisteo? È Meloni che insinua. Non lui. «Mi tira in ballo e la ringrazio per l’attenzione. Mi sta facendo diventare antagonista principe». Insomma: più incarognito che mai, il governatore torna alla carica: «Stracciarola!». C’è da capirlo. Poteva dirgli tutto, la premier. Passino il fagiolo e la patata. E perfino il caciocavallo podolico. Ma patrono dello scazzatiello, tipica pasta salernitana, proprio no. È un’onta da lavare subito. Prima che la macchia di sugo resti indelebile.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.