2022-03-16
Gli scontri a fuoco sono nel cuore di Kiev. Cadono altri cronisti
(Credit: Niccolò Celesti)
Nel centro della Capitale si spara e i razzi colpiscono ovunque. Muoiono il cameraman Pierre Zakrewski e la produttrice Alexandra Kurshinova.Niccolò Celesti da KievMentre stiamo scrivendo arriva la terribile «Breaking news», altri due giornalisti uccisi e un altro in fin di vita, lavorano per Fox news ed erano anche loro vicini a noi quando ci trovavamo sul fronte di Irpin. Pierre Zakrewski il cameraman, che aveva 55 anni è morto, Benjamin Hall è gravissimo in ospedale e gli è stata amputata una gamba, mentre la produttrice Alexandra Kurshinova, ucraina, è pure lei deceduta.La giornata ci si ritorce contro. Un po’ stupidamente avevamo sperato che ci potesse essere un momento di tranquillità, forse perché dopo aver rischiato grosso due giorni fa, oggi ci sentivamo quasi rilassati a non stare in prima linea sotto il fuoco, perché oggi nonostante ci fossimo spinti ancora sul fronte di Irpin, ma su un altro versante della battaglia, non avevamo registrato un intensificarsi dei bombardamenti. Che anzi ci sembravano quasi leggeri. Quel pezzo che avevamo iniziato a scrivere con un po’ di speranza e positività lo abbiamo dovuto cancellare e cominciarne un altro dove un’altra realtà ci si fionda di nuovo addosso.Ricominciamo a raccontare la cronaca di una giornata nella quale le difficoltà logistiche che abbiamo incontrato per l’organizzazione e la sicurezza del nostro lavoro qui a Kiev sono spesso le stesse che anche i cittadini e le persone rimaste affrontano tutti i giorni. Le file, i controlli, l’incertezza, le notizie, la paura.A peggiorare il clima, alle 18 circa viene proclamato un coprifuoco di 36 ore.Usciamo sul terrazzo per una videochiamata e ci rendiamo conto di un’inquietante novità. A parte qualche esplosione in lontananza a cui ormai abbiamo fatto l’orecchio e l’abitudine, ci rendiamo conto che nel bosco che si trova a circa 500 metri dall’appartamento, c’è uno scambio intenso di fuoco ravvicinato di fucili e mitragliatrici.Va avanti per un po’ e capiamo che non sono due fucili che si sparano, ma più armi, che ci sono colpi di mitra, ma non capiamo dove siano esattamente.Potrebbe essere la caccia a un singolo uomo, un gruppo di infiltrati che sta dando battaglia alla guardia territoriale, un battaglione penetrato in città, potrebbe essere di tutto. Quel che è certo che in pieno centro è in atto uno scontro a fuoco. Una cosa a cui non avevamo mai assistito in questi giorni.Il sole sta tramontando, bellissimo, rosso, purtroppo sparisce tra il fumo nero che da giorni avvolge la periferia della città, con il sole se ne va la tranquillità apparente di questa giornata, inizia la sirena antiaerea, davanti a noi, su un altro lato della terrazza un boato e in lontananza il fumo di un impatto, poca cosa rispetto ad altri, ma sempre una bomba o un razzo caduti in città.Siamo andati a verificare i danni provocati da un razzo, o una bomba, non sappiamo, vicino a una stazione della metropolitana. Non era possibile realizzare foto o video del check point adiacente e il personale militare era in forte stato di nervosismo. Intorno all’area dello scoppio la deflagrazione ha distrutto i vetri dei palazzi nel raggio di un centinaio di metri. Nel momento in cui siamo arrivati il fatto era accaduto da qualche ora. L’area era piena di cittadini. La verità è che in questo momento a Kiev possono cadere razzi ovunque. Stamani ci siamo svegliati senza più un autista e un interprete. La cosa fondamentale da fare era trovarne un rimpiazzo il più in fretta possibile.Oggi nello stesso tempo dovevamo anche riorganizzare la nostra logistica e la nostra sicurezza, avendo visto andare in frantumi per la seconda volta in una settimana il nostro piano di fuga dalla città nel caso ce ne sarà bisogno.Così, dalle 7 di mattina comincia una lunga serie di telefonate a tutti i contatti che abbiamo qui, dai colleghi alle società di contractor che lavorano nei teatri di guerra. Alla fine decidiamo di prendere un mezzo inusuale, una Vespa, e alla fine questa decisione si dimostrerà particolarmente azzeccata. Lo facciamo per vari motivi, non perché abbiamo nostalgia dell’Italia o perché sia «trendy», ma perché negli ultimi giorni abbiamo passato più tempo in fila e fermi ai check point che a scrivere e fotografare, il secondo motivo è che chi guida, Alexander, una trentina d’anni, è un fotoreporter ucraino, che conosce tutte le strade secondarie e i passaggi più stretti da cui è possibile transitare.Fa più freddo, è più scomodo scrivere il pezzo stando seduti dietro, con gli occhi che lacrimano e le dita infreddolite ma è sicuramente il mezzo più utile in una situazione come questa dove non dobbiamo fare centinaia di chilometri e lunghi viaggi ma raccontare la cronaca di una città sotto assedio. Con questo nuovo mezzo riusciamo per la prima volta a raggiungere nuovi punti della città e dobbiamo dire che ci sentiamo di aver fatto un’ottima scelta. In poche ore riusciamo ad arrivare come già detto sul nuovo fronte di Irpin, passando con la nostra Vespa nera da dei giardinetti e poi al lato delle strade sbarrate dalle barriere di jersey, avvistiamo un paesino che potrebbe diventare nei prossimi giorni una nuova Irpin o ancor peggio un nuova Bucha.Qui si spara oltre un bosco, ma ci sembra un attacco non particolarmente intenso. Eppure dopo l’esercito ucraino dà notizia che proprio non lontano da lì è stata arrestata un’altra, l’ennesima offensiva russa verso la città. Abbiamo il tempo di farci fermare dalla polizia per un’ora e un quarto e subire per la seconda volta una serie di controlli puntigliosissimi, di raggiungere il punto di raccolta profughi di cui ormai conosciamo qualsiasi palmo, verificare la presenza di altri cadaveri portati dalle strade di Irpin dove eravamo due giorni fa, di parlare con una signora di 87 anni profuga che seduta al freddo ci tiene a fare il suo elogio ai militari che combattono eroicamente.Da qui ci dirigiamo velocemente verso il centro città dove abbiamo un appuntamento con una fonte in un pub utilizzato dalla stampa internazionale. Ai check point la Vespa è già conosciuta, ci lasciano passare sorridendo e almeno in questa occasione possiamo sorridere.
Il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri (Ansa)