2023-12-05
Con lo sciopero a rischio 30.000 operazioni
Oggi incrociano le braccia i medici del Servizio sanitario nazionale, per protesta contro il taglio delle pensioni. Garantite le prestazioni d’urgenza. Attesa per il maxiemendamento del governo, i sindacati avvertono: «Niente accordi al ribasso». È il giorno dello sciopero dei medici del Servizio sanitario nazionale, che protestano contro il taglio delle pensioni previsto dalla legge di Bilancio e più in generale contro le politiche del governo guidato da Giorgia Meloni sulla sanità pubblica. Lo sciopero, proclamato da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, e per il comparto infermieri dal sindacato Nursing Up, è iniziato a mezzanotte e durerà 24 ore. Secondo le stime dei sindacati, sono un milione e mezzo le prestazioni che potrebbero saltare a causa dello sciopero, che sarà accompagnato da manifestazioni in molte città italiane. Anaao Assomed sottolinea che sono a rischio tutti i servizi, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici (circa 30.000 quelli programmati che potrebbero essere rinviati), le visite specialistiche (180.000) e gli esami radiografici (50.000). Saranno in ogni caso garantite le prestazioni d’urgenza. Lo sciopero coinvolgerà il 50% dei sindacalizzati. Sono almeno cinque le ragioni della protesta: i sindacati chiedono assunzioni di personale, detassazione di una parte della retribuzione, risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro, depenalizzazione dell’atto medico, cancellazione dei tagli alle pensioni. I leader delle associazioni parteciperanno al sit-in previsto a Roma in Piazza SS Apostoli alle 11.30. «Scioperiamo», dice alla Verità Pierino De Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed, il sindacato dei medici del Ssn, «per protestare contro il taglio delle pensioni ai medici e non solo: il tema è il definanziamento della sanità pubblica che va avanti da anni. Siamo stanchi, 7 medici al giorno decidono di lasciare il lavoro prima del tempo. Non accetteremo accordi al ribasso: il taglio delle pensioni va stralciato». Il riferimento di De Silverio è alle varie rassicurazioni giunte in queste settimane da esponenti del governo, che hanno più volte garantito che la norma che prevede il taglio delle pensioni verrà modificata attraverso il maxiemendamento alla manovra. Per ora non c’è alcuna certezza sui contenuti del maxiemendamento, che dovrebbe arrivare in Aula all’inizio della settimana prossima. Una delle ipotesi in campo, prospettata la scorsa settimana dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, è quella di cancellare il taglio per le pensioni di vecchiaia, quindi per chi lascia il lavoro a 67 anni, mantenendolo invece, magari rimodulato in maniera graduale, per chi sceglie di andare in pensione in anticipo. «Uno scenario che valutiamo negativamente», aggiunge De Silverio, «andrebbe comunque a ledere il diritto di alcuni. Andremo avanti in maniera sempre più dura con le mobilitazioni». Allo sciopero, sottolinea l’Anaao Assomed, possono aderire tutti i medici, dirigenti sanitari, tecnici e amministrativi in servizio con rapporto a tempo determinato o indeterminato presso le aziende ed enti del Ssn, compresi, oppure dipendenti delle strutture di carattere privato e religioso che intrattengono un rapporto di convenzione o di accreditamento con il Ssn. Possono aderire anche i medici specializzandi assunti con il cosiddetto decreto Calabria, il personale medico universitario che svolge attività assistenziale presso una azienda ospedaliera universitaria, tutto il personale sanitario non medico, afferente alle qualifiche contrattuali del comparto della sanità, operanti nelle Asl, nelle aziende ospedaliere e negli enti della sanità pubblica italiana. Lo scorso 17 novembre, ricordiamolo, a scioperare è stato il Nursind, il sindacato principale degli infermieri: «Condividiamo in pieno», dice alla Verità Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, «le ragioni dello sciopero di oggi, perché sono le stesse che il 17 novembre scorso ci hanno portato in piazza. Se non verrà stralciato l’articolo in manovra sulle pensioni, siamo pronti a nuove proteste. L’impatto della misura non è infatti accettabile per gli infermieri. Senza contare quanto andrà a pesare sulle aziende sanitarie, costrette a ricollocare professionisti più anziani, non più in grado di sostenere i compiti più gravosi in seno alla professione». Già in calendario un altro sciopero: il 18 dicembre incroceranno le braccia con una mobilitazione «per salvare la Sanità pubblica» i medici anestesisti dell’Aaroi-Emac, l’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani - Emergenza area critica, sindacato che tutela gli interessi dei medici più «in prima linea»; il Fassid (Sindacato nazionale area radiologica) e la Fvm (Federazione veterinari e medici) bloccando, spiega l’Aaroi in una nota, «tutte le prestazioni che sono funzionali, quindi indispensabili, per tutte le altre prestazioni ospedaliere e territoriali, comprese quelle della filiera alimentare». Allo sciopero, ricorda il sindacato degli anestesisti, si assoceranno anche i medici della Cisl, «per intensificarne la protesta facendo pressing sul governo per le istanze comuni sulla legge di Bilancio 2024 e per quelle sui contratti di lavoro del personale sanitari. Fermare le prestazioni sanitarie non urgenti nei servizi ospedalieri e territoriali, bloccare le macellazioni, i mercati di carni e pesci e le movimentazioni animali nella filiera sottoposta ai controlli veterinari, garantire solo i servizi essenziali: non rimane altro modo», aggiunge la nota, «per far reagire il governo e fargli adottare misure che non peggiorino le condizioni già precarie della sanità pubblica italiana».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)