2022-06-15
«Schneiders Salzburg punta sulla giacca ispirata ai contadini»
A sinistra Wolfgang Binder, ad di Schneiders
L’ad del marchio austriaco Wolfgang Binder: «Al Pitti presentiamo la Hay jacket: multitasche in cotone o lino disponibile in tanti colori».Il brand austriaco Schneiders Salzburg è una garanzia dal 1946, anno della sua fondazione. La Verità ne parla con l’ad Wolfgang Binder. Si torna finalmente a Pitti. Cosa rappresenta per voi?«Siamo presenti al Pitti da tantissimi anni. Pitti per noi ha due funzioni: è un momento di incontro con i nostri clienti consolidati, sia italiani sia internazionali, ed è anche la migliore piazza maschile per conoscere nuovi partner. Non era immaginabile, ma gli ultimi anni hanno forse contribuito a muovere il mercato, a stimolare la curiosità di chi non aveva ancora avuto modo di valutare il nostro brand».Quali sono le vostre novità?«La nostra miglior novità è la coerenza di un progetto che si nutre continuamente dell’infinita tradizione sartoriale austriaca, rinnovandola in chiave contemporanea. In Italia sta avendo sempre più successo la giacca Trachten. Piace al signore per le occasioni informali e piace al giovane, che può indossarla anche con i jeans. Proseguendo su questa linea, per la primavera/estate 2023 puntiamo su un particolare modello della field jacket in chiave austriaca. La nostra Hay jacket è il pratico multitasca che i contadini delle regioni alpine indossano per la fienagione. Declinata in cotone o lino delle nostre piantagioni bio, sarà disponibile in tantissime sfumature di colore».Come vi siete mantenuti contemporanei?«La miglior scommessa sul futuro si vince proprio grazie un profondo lavoro di evoluzione dal passato. Siamo nani sulle spalle di giganti? Non proprio... E lo dico con tutto il rispetto per la storia. Ma penso che ogni esperienza possa essere migliorata ed è con questo spirito che approcciamo stili e modelli che ci appartengono da sempre, li mettiamo in discussione e, senza stravolgerli, diamo il nostro contributo perché si evolvano. Un esempio? Oggi la vestibilità deve essere confortevole, ma non si vuole rinunciare allo stile. Quindi si lavora molto sulla qualità dei materiali e sulla modellistica». I vostri capi derivano spesso dall’abbigliamento da lavoro e da caccia. Quali sono i più significativi?«Senza necessariamente pensare alla stagione estiva, il cappotto in loden, il tessuto di lana cardata che inventarono i pastori per difendersi dalla pioggia. Essendo poi noi austriaci appassionati cacciatori, ma da sempre in un’ottica naturalistica, ecco che la giacca da caccia è un must che mette in luce aspetti di stile molto ricercati. Hanno fatto scuola i modelli indossati da Francesco Giuseppe di cui conserviamo qualche pezzo nel museo aziendale creato dal fondatore del brand, Alfons Schneider».E poi l’impermeabile, il capo che ha lanciato Schneiders nella storia della moda. «Conserviamo ancora l’originale modello indossato da Fritz Dirtl, il campione austriaco di motociclismo degli anni Cinquanta. I primi modelli realizzati dall’azienda nell’immediato dopoguerra recuperavano tessuti bellici, ecco perché si può dire che Schneiders è un marchio green da sempre».Oggi come esprimete la vostra attenzione all’ambiente?«Per Schneiders non possiamo certo parlare di “green washing”, ma di un percorso chiaro e soprattutto molto etico. Per questo motivo non solo stiamo attenti in casa, ma lavoriamo esclusivamente con partner che siano altrettanto attenti a questi valori. Parlando dei materiali, anche qui il rigore nella scelta dei tessuti è massimo e, va detto, molto spesso i nostri fornitori sono italiani, da Loro Piana a Limonta. Le aziende italiane si distinguono per l’attenzione verso la sostenibilità».Il Covid prima e la guerra ora che ripercussioni hanno avuto sull’azienda?«La miglior reazione è andare avanti, investire, credere in un futuro migliore. In piena pandemia abbiamo creduto, insieme con la famiglia Modica, nell’apertura del primo flagship store italiano a Milano e il successo che stiamo riscontrando ci ha dato ragione. Così come l’apertura a Salisburgo, che quest’estate tornerà ad accogliere oltre 250.000 amanti della cultura provenienti dal mondo intero, sono certo si rivelerà un ottimo investimento. Due anni fa abbiamo stretto i denti, non ci siamo fermati e non lo faremo neppure adesso. Il 29 giugno inaugureremo a Salisburgo il nostro nuovo showroom aziendale».Le vendite online sono state importanti?«Nonostante le mie precedenti esperienze professionali con il canale online (o forse proprio per questo) per Schneiders prediligo un approccio in controtendenza. Online la concorrenza è tanta e bisogna investire anche di più rispetto al canale fisico. Inoltre credo che i negozi siano più bravi a soddisfare tutte le esigenze del cliente. La mia strategia punta quindi a espandere sempre di più il canale tradizionale. Il nostro è un prodotto che va gustato fino in fondo, toccato e indossato immergendosi nella giusta atmosfera, con il consiglio esperto di chi ci conosce e sa cosa vende».