2024-09-03
«Prudenza sulle armi contro Mosca». Schlein manda in corto la sinistra
La rediviva leader dem appoggia le cautele del governo sull’impiego degli aiuti militari in territorio russo. E nel tentativo di strizzare l’occhio ai grillini finisce per spaccare il Pd (dove in molti sono a disagio).Sarà un goffo tentativo di armocromia con il centrodestra, ma Elly Schlein che appoggia la prudenza del governo di Giorgia Meloni sull’uso in Russia delle armi date all’Ucraina riesce nell’impresa di spaccare il famoso campo largo prima ancora che vi si cominci a giocare. Fino a qualche settimana fa, i vertici del Pd e i giornali avevano buon gioco ad affermare che a destra si faticava a tenere nei ranghi Matteo Salvini e in suoi mille distinguo sulla guerra contro Vladimir Putin. Adesso, il segretario del Pd tenta di limitare l’ultra atlantismo di gran parte del suo partito e del redivivo Matteo Renzi, strizzando l’occhio a Giuseppe Conte e ai 5 stelle, ma di fatto spacca il fronte su uno dei pochi temi in cui il centrosinistra sembrava più o meno allineato. Domenica sera, su La7, Schlein si è nettamente smarcata non solo dalla Nato, ma anche da Ursula von der Leyen e da Emmanuel Macron, che per il Pd è sempre un guru. A una domanda sulla prudenza del governo italiano, ben rappresentata dal vicepremier Antonio Tajani che da settimane è in prima linea per fermare i falchi Ue alla Josep Borrell (Alto rappresentante per la politica estera), Schlein ha aperto non una porta, ma un portone. «Il Pd ha contestato duramente a questo governo la mancanza di una iniziativa per uno sforzo diplomatico, di non aver fatto abbastanza», ha detto il leader del Pd, «ma sulla prudenza» sull’uso delle armi in Russia «non mi sento di criticarlo perché l’Ucraina va sostenuta nella sua autodifesa, attenzione però a non fare atti che possono portare direttamente la Ue in conflitto con la Russia». Ancora tre giorni fa i retroscena raccontavano di Meloni e Tajani mobilitati per far bloccare una nota del Carroccio che conteneva attacchi a Volodymyr Zelensky e ora la sortita di Schlein apre un identico problema nelle opposizioni. L’ex premier Paolo Gentiloni, un probabile leader di ritorno da Bruxelles, abituato all’ortodossia totale con i referenti esteri del Pd, si è tenuto il rospo in gola e ieri pomeriggio ha preferito dedicarsi ad altro. Così, su X, ha scritto: «Exploit della peggiore destra europea (e ottimi risultati della peggiore sinistra) in #Sassonia e #Turingia. Amici dei russi in quella che fu la Germania satellite dell’Urss». E comunque un riferimento negativo agli odiati russi l’ha infilato. Ancora nel Pd, va segnalato che da settimane c’è uno scontro strisciante sull’Ucraina e si vocifera di un ordine di scuderia del Nazareno di parlarne meno possibile. E però c’è anche chi, come Goffredo Bettini, è grande, grosso e non lo fermi neanche con le cannonate. Sabato scorso, il sedicente stratega del Pd romano ed ex veltroniano ha scritto un articolo per il Fatto Quotidiano in cui sosteneva che bisogna evitare di «hitlerizzare Vladimir Putin» demonizzandolo troppo e criticava l’escalation della guerra tra Russia e Ucraina. Poi, senza nominarla, tirava una stoccata impietosa alla Schlein: «I dem sono una galassia di diversità, ma la loro guida attuale, accanto al coraggio di posizioni sociali avanzate e la difesa dei diritti delle persone, mantiene un’intransigenza egemonica in tutte le crisi aperte nel mondo». Osservazione tatticamente impeccabile. Neppure due giorni e il segretario del Pd ha prontamente intaccato la compattezza del partito in politica estera. E del resto, un altro Grande Vecchio dei dem come Romano Prodi non ha una posizione tanto diversa da quella di Bettini e tre settimane fa aveva consegnato a Repubblica un appello a cercare in ogni modo «un accordo di pace tra Russia e Ucraina», pur ammettendo che «prima delle elezioni negli Stati Uniti è un po’ un’illusione». Al momento tace Giuseppe Provenzano, responsabile esteri del Partito democratico, che a gennaio se la prese con i compagni che avevano votato con il governo per l’invio delle armi all’Ucraina. Di lui, però, nel giorno in cui Schlein divide il centrosinistra, merita ricordare un tweet dello scorso 18 marzo: «Solidarietà al vicepresidente e ministro Antonio Tajani, non dev’essere facile avere un omologo vicepresidente Salvini che non condanna i crimini di Putin e vede in queste elezioni russe una grande affermazione del popolo. Ma con queste posizioni il governo può mai essere credibile?». E non saranno contenti della sortita della Schlein neppure due autorevoli senatori dem come Filippo Sensi e Stefano Ceccanti, per i quali anche le incursioni ucraine in territorio russo sono «legittima difesa». Se per le autoreti c’è Schlein, per tutto il resto ci sono Matteo Renzi e Giuseppe Conte. Il capo di Italia viva si sta offrendo per un ritorno nel centrosinistra, nel quale porterebbe un atlantismo duro e puro che spaventa mezzo Pd e, soprattutto, irrita profondamente i 5 stelle. Sull’Ucraina Conte insiste su una linea molto simile a quella della Lega e, soprattutto, non perde occasione per lanciare frecciate a Washington. Poi, certo, ci sono anche le coincidenze. Come il fatto che dopo le parole della Schlein sulle armi a Zelensky, improvvisamente, Pd M5s hanno trovato l’accordo sul candidato in Liguria.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.