Caro ministro Schillaci, le scrivo questa cartolina perché sono molto preoccupato: non è che, oltre al celebre decreto per le nomine della commissione vaccini, nel frattempo ha firmato a sua insaputa anche qualcos’altro? Che ne so? Un assegno in bianco? Un’ipoteca sulla casa? La candidatura al prossimo Sanremo?
Certo che i tempi sono proprio cambiati. Mia mamma mi diceva sempre: se non sai quello che fai, non vai da nessuna parte. Oggi, invece, a non sapere quello che fai vai diritto al ministero. Ora però, caro ministro, per cortesia, già che c’è non potrebbe firmare senza leggere anche un altro documento? Non abbia timore: lei come sempre non sa che cosa fa. Ma noi sì. Sono le sue dimissioni.
Le confesso che lei non mi ha deluso solo perché non mi ero mai illuso. Da quando è arrivato al ministero calato dall’alto, forse persino dall’altissimo, qualcuno dice persino dal Colle, si è subito capito che era pieno di Speranza. Con la maiuscola, però. Cioè, era pieno dello spirito del suo ex predecessore, di cui non a caso era stato un fidato collaboratore. Era stato Speranza infatti a nominarlo al Consiglio superiore della sanità e lei aveva subito contraccambiato schierandosi a favore del Green pass, dei lockdown, dei Dpcm («strumento centrale di governo dell’emergenza sanitaria») ed esaltando il «valore solidaristico» dei vaccini. Che ci si poteva aspettare da lei? Per essere uguale al suo predecessore ci manca solo che scriva un libro e lo ritiri subito dal mercato. Potrebbe sempre dire che l’hanno pubblicato a sua insaputa.
Cinquantanove anni, romano, laurea alla Sapienza, prima docente e poi rettore a Tor Vergata, da quando è al ministero si è distinto per non aver fatto nulla di ciò che gli elettori del centrodestra si aspettavano da lei. Le liste d’attesa? Ha fatto una legge inutile e le liste d’attesa sono sempre lì. I medici gettonisti? Ha fatto una legge inutile e i gettonisti sono sempre lì (solo in questi giorni annunciati bandi per 4 milioni di euro a Padova e per 14 milioni di euro a Imperia). La commissione per studiare gli effetti avversi da vaccini? Ne ha parlato ma non l’ha mai fatta. I danneggiati? Non li riceve. Ogni tanto si sveglia e concede un’intervista a qualche giornale amico (in genere Messaggero o Repubblica): «Serve un nuovo approccio», dice. Sono tre anni che serve un nuovo approccio. Non è per caso che invece serve un nuovo ministro?
Qualche tempo fa l’hanno accusata di aver pubblicato in una sua ricerca dati copiati e farlocchi. «Non lo sapevo, è colpa del microscopista», si è giustificato. Ora l’hanno accusata di aver nominato due scienziati non proprio allineati al mainstream nella commissione vaccini: «Non lo sapevo, è colpa del clamore», si è giustificato. E ha cancellato tutto senza timore di abbassarsi a livelli assai bassi, anzi Bassetti. E dimostrando un coraggio da don Abbondio. Davvero le fanno paura due persone non allineate su venti? Davvero vanno censurate? Messe all’indice? Mandate al rogo? E questa è la maggioranza di centrodestra che diceva che la scienza non doveva essere dogma? Che il dubbio e il confronto sono la base di ogni progresso, anche in campo medico? Hanno scritto sui social che l’unico Schillaci degno di menzione è il calciatore dei Mondiali 90. Come dar loro torto? Quello, per altro, era uno Schillaci con le palle. A differenza sua.




