2019-03-28
Schianto nella notte, addio a due corrieri del giornale
Gli autisti di due furgoni per la consegna di quotidiani, fra cui La Verità, hanno perso la vita. Sono eroi silenziosi dell'editoria. Morire sul lavoro. Lasciare un vuoto improvviso nella famiglia, negli amici, dentro una notte di vento sull'autostrada fra Modena e Bologna. Morire sul lavoro è accaduto e accadrà, è una notizia tragica e antica. Questa volta nel raccontarla avvertiamo un fremito particolare perché Giorgio e Mostafi hanno perso la vita mentre trasportavano i giornali con i loro furgoni incolonnati, ripetevano un rito avvolto nel buio che pochi conoscono, figure fondamentali di quella catena alimentare della notizia che consente ai quotidiani di arrivare alle edicole. E che permette a voi, cari lettori, di trovare La Verità ogni mattina accanto al primo caffè.Sabato scorso alle 2.30 di notte Mostafi Akenjoud (nordafricano di 54 anni, residente a Casalecchio di Reno) viaggiava con il suo Iveco Daily sull'autostrada del Sole quando all'altezza di San Cesario, in provincia di Modena, ha perso il controllo del furgone, che è finito contro il guardrail e si è ribaltato rimbalzando all'interno della carreggiata. In quel momento sopraggiungeva su un Ducato Giorgio Merli (59 anni, di Milano), il quale nulla ha potuto per evitare l'impatto violentissimo. Le fotografie mostrano lamiere contorte di mezzi irriconoscibili. Mostafi è morto sul colpo, Giorgio è stato trasportato all'ospedale Maggiore di Bologna dove è deceduto il giorno dopo.È la fine silenziosa di due uomini che oggi rappresentano un mondo in piena trasformazione, simboli di categorie dimenticate ma ancora indispensabili per garantire l'informazione a chi crede nella forza della carta stampata, delle edicole come punto di riferimento merceologico e culturale. Mostafi e Giorgio trasportavano giornali; un lavoro che se raccontato ai millennial necessita di approfondite spiegazioni. Quante parole, quante sensazioni, quanto fascino si è perso nella legittima, frettolosa corsa verso il pianeta online: bozze, correttori, rulli di carta, lastre, rotative, spedizioni. Una filiera che sembrava immortale, spezzata dalla rete e dagli spasmi epilettici della modernità. Quei camion che ancora aspettano fuori dai centri stampa con il motore acceso, dopo l'ultima ribattuta notturna, per arrivare in tempo all'apertura delle edicole non esistono solo nei film di Hollywood, corollario necessario alle gesta di Bernstein e Woodward con le zazzere cotonate e i pantaloni a zampa. Rappresentano ancora oggi una testimonianza e una forza. La testimonianza della vitalità di un mondo editoriale che non si arrende davanti al dominio del prêt à porter informativo dei social media. La forza di lettori come voi, capaci di guardare oltre le mode e i display degli smartphone per cercare ogni giorno, dentro un giornale, le firme amiche, le notizie originali, gli articoli ben scritti, l'umanità. Sarebbe stato meglio non averne bisogno, ma morire sul lavoro è anche questo: riaccendere una fiamma, rendere di nuovo speciali le sensazioni che sembravano scontate, forse perdute. Nel mezzo dello tsunami digitale, mentre si evocano orizzonti in cui l'uomo è solo un dettaglio e le news sono prodotte da un algoritmo, Giorgio e Mostafi sono qui con noi e ci dicono di resistere. Non possiamo che stringerci in silenzio attorno alle loro famiglie per condividerne le lacrime.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)