2021-12-07
Schiaffo a Letta, Conte rifiuta di candidarsi
Giuseppe Conte e Enrico Letta (Ansa)
Giuseppi rinvia al mittente la proposta di correre alle suppletive di gennaio per il posto alla Camera lasciato libero da Roberto Gualtieri. Figuraccia del leader del Pd, che voleva ingabbiare l’alleato per impedirgli di premere sull’acceleratore per il ritorno alle urne«Ringrazio il Pd e Letta per la disponibilità e la lealtà nella proposta ma dopo un nuovo supplemento di riflessione ho capito che in questa fase ho ancora molto da fare per il M5s. Non mi è possibile dedicarmi ad altro». Giuseppe Conte respinge l’offerta del Pd e Leu: non si candiderà alle suppletive del prossimo 16 gennaio per il seggio alla Camera dei deputati del collegio di Roma uno, quello lasciato vacante dal neosindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Il «no grazie» di Giuseppi arriva nel corso di una conferenza stampa, ieri sera alle 18 e 30, al termine di una giornata all’insegna delle indiscrezioni e delle prese di posizione, anche molto dure, relative alla proposta fatta a Conte dal segretario del Pd, Enrico Letta, a nome di tutta la coalizione di centrosinistra. Indiscrezioni che già da alcune ore hanno provocato reazioni furibonde: «È assurdo», dice alla Verità Carlo Calenda, leader di Azione, alle 15 di ieri pomeriggio, «che il Pd candidi un 5 stelle. Per me è inaccettabile dopo il modo in cui hanno ridotto la città. Se Conte sarà candidato contrasterò la sua candidatura, mi candiderò anch’io». «Se nel collegio Roma uno”, scrive di buon mattino Matteo Renzi, leader di Italia viva, nella sua newsletter, «il Pd mette in campo una candidatura riformista, noi ci siamo. Se il Pd candida Conte, la candidatura riformista noi la troveremo in ogni caso ma non sarà lui. Perché il Pd può fare quello che crede, ma regalare il seggio sicuro (a quel punto forse non più sicuro?) al premier del sovranismo, all’uomo che ha firmato i decreti Salvini, all’avvocato che non vedeva differenza tra giustizialismo e garantismo», aggiunge Renzi, «significherebbe subalternità totale. È un seggio parlamentare, non è un banco a rotelle! Se davvero sarà Conte il candidato del Pd, ci attende una bellissima campagna elettorale nel collegio di Roma centro».Il «no grazie» dell’ex premier provocato da queste dichiarazioni? «Non ho visto le ultime dichiarazioni di Calenda e altri», risponde Conte, «ma vogliono farsi pubblicità sulle mie spalle. Trovino un altro appiglio, grazie». Dice il vero, Conte: la sua rinuncia non ha nulla a che vedere con le dichiarazioni di Calenda e Renzi. Enrico Letta, infatti, a quanto ricostruisce La Verità da fonti molto ben informate dei fatti, è riuscito a farsi buggerare da Conte, e considerato l’acume politico dimostrato in queste ultime settimane dall’ex premier col ciuffo non si trattava di impresa facile. La partita che si è giocata intorno a questa candidatura è infatti assai più complessa, e ruota intorno alle elezioni anticipate.«Letta e tutta la coalizione di centrosinistra», spiega alla Verità un big giallorosso molto critico con il segretario, «hanno insistito molto con Conte perché accettasse la candidatura, e lo avrebbero sostenuto con tutte le forze. Sappiamo tutti, infatti, che Conte punta alle elezioni anticipate subito dopo l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Un Conte diventato parlamentare, secondo Letta, avrebbe avuto meno voglia di andare subito alle elezioni, e anche più difficoltà dal punto di vista politico a spingere per le urne un mese dopo essere diventato deputato. Lui ha capito il gioco e ha rinunciato», sospira la nostra fonte, «e così Letta ha incassato un’altra sconfitta politica».«Conte», conferma un esponente di peso del M5s, «si è messo in testa di andare alle elezioni anticipate, ma ormai Letta, che pure aveva accarezzato l’idea delle urne per far eleggere gruppi parlamentari a lui fedeli, ha capito che le urne sono il terrore di tutti i deputati e i senatori di centrosinistra e ha provato a ingabbiare il leader del M5s facendolo eleggere alla Camera. Conte però non pensa ad altro che al voto, sa che il suo tempo alla guida del M5s è quasi finito e vorrebbe portare in parlamento una pattuglia di suoi fedelissimi. Il gioco lo abbiamo capito tutti», prosegue il parlamentare pentastellato, «ed è per questo che Conte è sempre più isolato. Non controlla deputati e senatori, moltiplica inutili organismi interni, è ormai alla frutta».La guerra interna al neoleader sta letteralmente mandando in frantumi quel che resta del M5s, e le parole di Conte sulle elezioni anticipate sono, se lette in controluce, la conferma del progetto dell’ex premier: «Il Paese di tutto ha bisogno», sottolinea Giuseppi, «meno che di una crisi politica che porti ad elezioni anticipate. Fare una crisi di governo all’anno significa esporre il Paese ad una perdita di credibilità. Noi abbiamo bisogno di stabilità». Una dichiarazione tutta rivolta all’interno dei gruppi parlamentari grillini, alla quale però non crede assolutamente nessuno: «Conte», riflette un altro esponente pentastellato, «non avrebbe mai rinunciato a un seggio se non pensasse di entrare in parlamento molto presto. Le sue dichiarazioni tentato di tranquillizzare i gruppi», aggiunge la fonte, «ma non fanno altro che far crescere la tensione tra deputati e senatori, che non hanno nessuna intenzione di rinunciare a un anno di legislatura».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.