2023-02-04
Scatta l’allarme: in tre sotto scorta. Il Pd all’angolo vuole querelare Fdi
Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove (Ansa)
Auto blindata e tutela per Giovanni Donzelli e per i sottosegretari Andrea Delmastro e Andrea Ostellari. Costituito il giurì d’onore. I dem provano a tirare per la giacca Giorgia Meloni che chiede responsabilità: «Situazione critica, basta risse».«Un inchino del Pd ai mafiosi», querele, richieste di risarcimento e scorte ai sottosegretari alla Giustizia e non solo. Non si placano le polemiche politiche in merito alla detenzione in regime di 41 bis dell’anarchico Alfredo Cospito, che vedono al centro due esponenti di spicco di FdI, Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro. E ieri sera è intervenuta da Berlino il premier Giorgia Meloni che sul caso Cospito e sulle minacce che sono state ricevute da politici e funzionari da parte degli anarchici, ha lanciato un appello: «Su questi temi dobbiamo essere uniti e ci deve essere responsabilità da parte di tutti». Intanto Giovanni Donzelli (Copasir), il sottosegretario alla Giustizia Delmastro e il «collega» leghista Andrea Ostellari saranno posti sotto scorta proprio per le tensioni che si sono scatenate sul caso dell’anarchico abruzzese fino a 106 giorni fa sconosciuto ai più ed oggi protagonista contro il 41 bis, la forma detentiva «inventata» da Giovanni Falcone contestata proprio da tanti sostenitori del giudice antimafia. I tre infatti sono considerati potenziali obiettivi delle azioni che i movimenti anarchici hanno in programma per sostenere lo sciopero della fame del loro compagno che per le sue condizioni di salute è stato trasferito dal carcere di Sassari al centro clinico di quello di Opera a Milano. La decisione ufficiale sarà presa il 10 febbraio nella prossima seduta del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Da ieri però, ai due esponenti di governo, Delmastro ha la delega al Dap, Ostellari al trattamento dei detenuti, e a Donzelli, è già stata assegnata una «tutela temporanea» che consente loro di muoversi su un’auto blindata, accompagnati da uomini delle forze dell’ordine. A loro sono state fornite indicazioni sui «luoghi sensibili» da evitare ed è stato raccomandato di non aprire buste. La polemica nel frattempo si fa sempre più rovente perché dopo le parole di Donzelli sulla visita «umanitaria» di esponenti Pd al cinquantacinquenne Sassari che comprese anche un colloquio con detenuti mafiosi al 41 bis, ieri Delmastro in un’intervista al quotidiano della sua città, Il Biellese, è tornato all’attacco di Serracchiani, Lai, Verini e dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando, con parole durissime: «Il Pd spieghi l’inchino ai mafiosi». E aggiunge il sottosegretario: «In un’intervista al Fatto Quotidiano, Verini ha confermato quella visita, ma soprattutto anche che Cospito ha detto che avrebbe parlato con loro solo dopo che la delegazione avesse sentito anche due boss Di Maio e Presta, molto interessati all’abolizione del 41 bis».Immediate le reazioni degli esponenti del Pd, si sono prima rivolti alla premier Giorgia Meloni per sapere se è d’accordo con il dirigente del suo partito, poi hanno annunciato querele e richieste di risarcimento danni, reiterando con forza l’appello alle dimissioni non solo di Delmastro, ma anche di Donzelli. «I nostri deputati sono sotto un deliberato linciaggio da parte di deputati di FdI che risponderanno delle loro calunnie nelle sedi opportune. Calunnie che non intaccano la nostra storica posizione a favore del 41 bis. Il capo del Governo continua a tacere, e quindi acconsente?» ha scritto su twitter il segretario uscente del Pd Enrico Letta.Per Serracchiani capogruppo Pd alla Camera, e Malpezzi capogruppo Pd al Senato e tutti parlamentari dem «il partito della presidente del Consiglio sta scrivendo davvero la pagina più nera di questa stagione politica». «Adesso si è passato il segno: le parole di Delmastro, rivolte ai colleghi del Pd, sono oltre l’intimidazione. Solidarietà al Pd, e massima compattezza nel rispedire al mittente questi toni e questi atteggiamenti» ha detto Matteo Richetti capogruppo di Azione-Italia viva alla Camera. «Nordio smetta di avallare, per coprire i due, la diffusione di informazioni tra detenuti al 41 bis: una gravità inaudita», ha dichiarato il vicesegretario dem Peppe Provenzano riferendosi alle informazioni dello scandalo. Il Guardasigilli per la verità ha già spiegato che «la comparazione tra le dichiarazioni rilasciate dall’onorevole Giovanni Donzelli e la documentazione in atti disvela che l’affermazione testuale dell’onorevole - “dai documenti che sono presenti al ministero della Giustizia” - è da riferirsi ad una scheda di sintesi del Nic non coperta da segreto. Non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni sulla scheda». Sottolinea le parole di Nordio il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga che invita «a non cercare la rissa» e sulla stessa linea va il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Matteo Salvini: «Invito tutti ad abbassare i toni, politici e non solo. È un momento in cui bisogna risolvere i problemi degli italiani e non crearglieli». Ieri è intervenuto anche Luciano Violante, presidente di Fondazione Leonardo, ex presidente della Camera ed ex presidente della commissione Antimafia che ha detto: «Il fine pena mai, il fine 41 bis mai, sarebbe sbagliato. Però mettere da parte questo strumento lo considero un rischio troppo grande. L’importante è che il 41 bis non sia a vita, perché ad un certo punto con il passare del tempo un detenuto rompe i contatti con la criminalità organizzata o con l’organizzazione di appartenenza, si attenuano i rapporti». Ieri alla Camera è stato costituito il giurì d’onore chiesto dal Pd che giudicherà la fondatezza delle accuse nei confronti dei dem entro il 10 marzo: è presieduto da Sergio Costa, e composto da Fabrizio Cecchetti, Annarita Patriarca, Roberto Giachetti e Sandro Colucci. Invece la Corte di cassazione ha anticipato al prossimo 24 febbraio l’udienza in cui discutere il ricorso di Cospito contro il regime carcerario del 41 bis.