2021-09-30
Scandalo abusi a scoppio ritardato. Tedros corre verso il bis all’Oms
Tedros Adhanom Ghebreyesus (Ansa)
Pubblicato dopo un anno il rapporto sulle violenze sessuali di 21 operatori durante l'ebola in Congo. Troppo tardi per impensierire l'attuale direttore. Che punta alla riconferma grazie all'appoggio di Germania e Usa.L'operato dell'Oms di Tedros Adhanom Ghebreyesus continua a coprirsi di ombre. Secondo un rapporto indipendente commissionato dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità, 21 tra dipendenti e collaboratori si sarebbero macchiati dei reati di abuso e sfruttamento sessuale mentre si trovavano in Congo per gestire l'epidemia di ebola scoppiata tra il 2018 e il 2020.Il rapporto è stato pubblicato solo martedì, a un anno di distanza dai presunti eventi e con un timing che di casuale sembra avere poco, dato che arriva cinque giorni dopo il termine per presentare le candidature a nuovo direttore generale dell'Oms, che si sono chiuse giusto il 23 settembre. «Un giorno triste», l'ha definito il numero uno dell'Organizzazione, Tedros, che ha promesso di impegnarsi a rivedere le politiche dell'Oms sugli abusi sessuali, quindi già proiettandosi in un nuovo mandato che in assenza di altri candidati di peso o ostacoli alla riconferma, sembra ormai blindato.Lo scenario che, solo ora, emerge è però piuttosto pesante. Secondo quanto riportato dal documento, gli abusi sarebbero stati perpetrati nei confronti di giovani donne congolesi da collaboratori locali ma anche medici, consulenti, dipendenti senior di cui alcuni stranieri. Il pretesto, fantomatiche promesse di lavoro. Alcune di queste denunce erano emerse già a settembre 2020, quando un'inchiesta realizzata dalla Thomson Reuters Foundation insieme a the New Humanitarian riportava le denunce di 50 donne della città di Beni contro gli operatori dell'Oms ma anche di Unicef, Oxfam, World vision e Medici senza frontiere. Troppe perché l'Oms le potesse ignorare e così lo scorso ottobre Tedros aveva indetto una commissione indipendente per fare chiarezza. Almeno 75 le vittime di cui 12 di sesso maschile e alcune giovanissime, addirittura 13 anni. Una ragazza racconta di essere stata violentata da un medico straniero, di essere rimasta incinta e poi forzata ad abortire. Un'altra rivela che le era stato promesso un lavoro da igienista nel caso avesse ceduto alle avance di un importante manager. La più giovane di tutte, una certa Jolianne, racconta invece di come sia stata approcciata da un autista dell'Oms mentre vendeva ricariche telefoniche sul bordo della strada. L'uomo le avrebbe offerto un passaggio a casa ma anziché portarla dove promesso, l'avrebbe condotta con la forza in un hotel per poi violentarla. In tutto vi sarebbero 29 donne rimaste incinta di cui 22 sarebbero riuscite a portare a termine la gravidanza. Inoltre, stando sempre al report, nella maggior parte dei casi, i lavori promessi non si sarebbero mai materializzati mentre le vittime che si sarebbero opposte alle continue richieste di favori sessuali, sarebbero state licenziate.Racconti che danno l'idea di un modus operandi trasversale a tutti gli operatori, dai dipendenti ai collaboratori locali e talmente diffuso che sembra incredibile che nessuno controllasse o si fosse accorto di nulla. A rendere lo scenario ancora più grave è anche il contesto di emergenza sanitaria in cui il tutto si sarebbe svolto, dato che il Congo stava attraversando una situazione di grave emergenza sanitaria con 2.300 morti e oltre 3.000 contagi. Secondo la commissione indipendente, al centro dello scandalo ci sarebbe l'incapacità dell'Oms di effettuare screening sul proprio staff in modo da prevenire il problema degli abusi sessuali, nonché di prendere provvedimenti in tempi rapidi. Una serie di accuse contenute anche in un altro audit interno uscito lo scorso maggio e incentrato soprattutto sulla gestione finanziaria. Anche qui, una commissione indipendente metteva l'Organizzazione in guardia circa l'aumento di abusi a sfondo sessuale, il 16% del totale, oltre a un pericoloso trend di frodi, illeciti e inosservanze degli standard professionali. «Il numero delle denunce sono un riflesso dell'etica di una organizzazione e dell'integrità della sua dirigenza», scriveva senza usare mezzi termini il report. Nonostante Tedros abbia riferito di aver appreso dei presunti abusi solo dalla stampa, a contraddirlo ci sarebbe un'inchiesta dell'Associated Press, secondo cui alcune mail interne dimostrerebbero che i dirigenti dell'Oms erano a conoscenza degli abusi già a novembre 2019. Come Tedros abbia affrontato il problema nel frattempo è difficile dirlo, visto che mea culpa e promesse arrivano solo ora a fronte di un report che ha definito una «harrowing reading», una lettura che lo avrebbe turbato. Sempre solo ora, fioccano anche le promesse di supporto medico e psicologico necessario alle vittime e di un'istruzione adeguata ai loro figli. «Come direttore responsabile mi assumo la responsabilità del comportamento del mio staff e quindi farò il possibile per impedire che questo accada in futuro». Una dichiarazione che però più che di assunzione di colpa guarda già alla futura riconferma. E probabilmente a ragione dato che nonostante una gestione molto controversa della pandemia, dopo il supporto degli Usa, l'attuale direttore generale dell'Oms ha incassato anche quello della Germania, tra i primi finanziatori, e che secondo fonti diplomatiche avrebbe convinto altri 17 Paesi Ue a convergere sul suo nome. Fino al 2026.