- Le benzodiazepine sono le medicine più vendute contro ansia e depressione. Ma hanno una controindicazione: se prese a lungo creano assuefazione. Così sono diventate un’alternativa alle droghe anche grazie al commercio incontrollato sul Web.
- Lo psichiatra Fabio Lugoboni: «Nel nostro Paese un solo centro pubblico per queste dipendenze».
Le benzodiazepine sono le medicine più vendute contro ansia e depressione. Ma hanno una controindicazione: se prese a lungo creano assuefazione. Così sono diventate un’alternativa alle droghe anche grazie al commercio incontrollato sul Web.Lo psichiatra Fabio Lugoboni: «Nel nostro Paese un solo centro pubblico per queste dipendenze».Lo speciale contiene due articoli.Cosa possono avere in comune l’ansia della mamma, l’insonnia della zia e il mal di schiena del nonno? A parte la parentela, beninteso. Un farmaco: le benzodiazepine. Una delle categorie di farmaci più venduti al mondo, con cui conviviamo da decenni quotidianamente, senza alcun problema. Forse. Apparse sul mercato della salute all’inizio degli anni Sessanta, hanno velocemente soppiantato i barbiturici, perché più sicure e incapaci di causare da sole la fatale depressione del sistema nervoso centrale. Le benzodiazepine vengono principalmente assunte per curare ansia e insonnia. In pochissimo tempo sono diventate i farmaci più prescritti dai medici di tutto il mondo, perché funzionano bene. In Italia, nel 2020, hanno fruttato ben 400 milioni di euro, e sarebbero 4,5 milioni gli italiani che le assumono , 1 adulto su 10. Non creano grossi problemi né al medico che li prescrive né al paziente che li assume. Hanno un’azione praticamente immediata, miorilassante, antiepilettica, antiansia, antipnotica, in grado di rispondere subito al bisogno del singolo. Si ottiene rapidamente l’effetto che il paziente desidera, come dormire o combattere l’ansia. Ma proprio innocenti le benzodiazepine non sono. Se non altro perché possono determinare effetti quali sedazione, amnesia, incoordinazione motoria e riduzione delle perfomance cognitive e psicomotorie.Motivi per i quali è severamente proibito guidare dopo averle prese, allo stesso modo in cui è vietato guidare dopo aver bevuto alcolici oltre il tasso consentito. La Convenzione delle Nazioni unite sulle sostanze psicotrope include 33 benzodiazepine nell’elenco delle sostanze psicotrope e la Tabella dei medicinali italiana le considera una categoria di stupefacenti, assieme ai medicinali a base di morfina, oppiacei, cannabinoidi e barbiturici. E il comma 1 dell’articolo 187 del codice della strada prescrive che «chiunque guida in stato di alterazione psico-fisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope è punito con l’ammenda da euro 1.500 a euro 6.000 e l’arresto». Insomma, bisogna stare attenti a prenderle.Il problema però non si pone solamente al volante. È acclarato che siano farmaci sicuri ed efficaci, ma specificatamente nel breve periodo e il loro uso deve essere appunto limitato. Come indicato nel bugiardino, sono medicinali che devono essere presi per poche settimane, massimo quattro. A lungo andare invece non funzionano perché i ricettori a cui si legano le benzodiazepine perdono sensibilità; quindi, per ottenere l’effetto è necessario aumentare le dosi e aumentare e aumentare, fino a raggiungere quantità gigantesche di assunzione. Diventano vere e proprie droghe. E i drogati di benzo non sono pochi: circa 120.000 persone solo in Italia. Per non parlare dell’abuso nel mercato della droga, uno stupefacente a buon mercato, legale, acquistabile in farmacia e che in teoria garantisce uno sballo farmacologicamente controllato. L’80% degli assuntori cronici mostra sintomi di astinenza moderati-gravi. Convulsioni, ansia, irritabilità, brividi e nei casi gravi attacchi epilettici. Di eroina si muore per overdose, non per astinenza; la cocaina non crea dipendenza fisica. Invece le benzo, nei casi più drammatici, sono l’unica sostanza, insieme con l’alcol, la cui sospensione improvvisa può essere letale.Come sempre però non è tutto bianco o nero. È molto diverso dare un Tavor a un cinquantenne che non riesce a dormire, creandogli una dipendenza, o darlo a un giovane con sintomi depressivi. Nella maggioranza degli adolescenti è spesso indistinguibile un disturbo di personalità da una depressione. E se in quest’ultima, sono funzionali in un primo periodo e poi peggiorano solamente la situazione, chi soffre di disturbi di personalità, in particolare del disturbo border-line, non dovrebbe prenderle mai. Sono patologie che vanno gestite con gli antidepressivi, anche se sono più lenti e la gestione del paziente è più complicata.In Italia, si legge nel Rapporto Osmed 2020, che «le benzodiazepine sono la categoria a maggior acquisto, rappresentando il 18,7% della spesa e circa il 27,9% delle DDD della classe C con ricetta, e, tra queste, i derivati benzodiazepinici, con una spesa di poco superiore ai 400 milioni di euro e 28 DDD, si collocano al primo posto tra le categorie a maggior spesa. Entrambi gli indicatori mostrano un incremento di circa il 9,5% rispetto all’anno precedente». Incremento chiaramente dovuto alla pandemia. Si quantifica che il 7,5% della popolazione italiana ne faccia un uso prolungato oltre i limiti raccomandati, ma a dosi terapeutiche, con il rischio di incorrere in una dipendenza. L’abuso saltuario, ovvero lo sballo con questi farmaci, coinvolge lo 0,1% della popolazione, circa 60.000 persone. L’uso prolungato di alte dosi, ovvero soggetti che quotidianamente abusano di questi farmaci, alla stregua di tossicodipendenti, è ipotizzato che siano lo 0,2% della popolazione, 120.000 individui. Farmacisti compiacenti, ricette falsificate, medici che le prescrivono senza le giuste cautele, adolescenti che le trovano in casa. Un sistema enorme, che continua a progredire con grande vantaggio per le industrie farmaceutiche, che con queste vecchie molecole raccolgono ogni anno profitti incredibili. Ora l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze ha notato un vero e proprio boom delle nuove benzodiazepine, che sono droghe illecite messe sulle piazze di spaccio di tutta Europa. Si tratta di pasticche o soluzioni create con nuove molecole benzodiazepiniche, non controllate dal punto di vista farmacologico o tossicologico.Nella Relazione europea sulla droga del 2021 si legge: «Sono state rilevate crescenti preoccupazioni in merito all’abuso di benzodiazepine destinate a usi diversi da quello terapeutico o di benzodiazepine non autorizzate per uso medico in Europa, che compaiono sul mercato delle droghe illecite. L’aumento del consumo di benzodiazepine è stato osservato tra i tossicodipendenti ad alto rischio, i detenuti e alcuni gruppi di consumatori di droga per scopi ricreativi, il che riflette potenzialmente l’elevata disponibilità e il basso costo di tali sostanze e i problemi di salute mentale legati alla pandemia. Nel 2020 è stato registrato un aumento degli accessi ospedalieri in emergenza correlati alle benzodiazepine rispetto al 2019 da un campione di ospedali sentinella».In particolare, vi è un crescente numero di falsi farmaci a base di benzodiazepine, i quali sono stati sequestrati dal mercato delle droghe illecite negli ultimi anni. E tutto questo accade sia nelle piazze di spaccio, ma soprattutto online. Un problema gigantesco, tanto che lo stato italiano con il decreto-legge del 6 agosto 2021 ha aggiornato le tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, mettendo le benzodiazepine nella tabella IV.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sballo-legale-2656416702.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-le-industrie-profitti-garantiti-senza-investire-un-euro-di-ricerca" data-post-id="2656416702" data-published-at="1642364447" data-use-pagination="False"> «Per le industrie profitti garantiti senza investire un euro di ricerca» Cenere sotto il tappeto. Così il dottor Fabio Lugoboni è solito descrivere l’enorme problema dell’assunzione a lungo termine di benzodiazepine, con il tacito consenso di medici e pazienti. Lugoboni è direttore responsabile del centro di medicina delle dipendenze di Verona, unico reparto pubblico in Italia a possedere quattro letti totalmente dedicati a vari tipi di dipendenze. Solitamente tre di questi quattro letti sono occupati da dipendenza da benzodiazepine. Vede una problematicità nelle prescrizioni dei medici di base? Quanto è sicuro che un medico le prescriva? «Uno studio belga su 1.000 medici di base ha mostrato un fenomeno interessante. Quando si è chiesto quanto fosse problematica per loro la prescrizione delle benzodiazepine ai pazienti, i medici di base più anziani erano soliti rispondere: “Che problema c’è? Di che cosa stiamo parlando? Parliamo di niente, non è un problema”». E i più giovani? «La loro posizione era più articolata. Asserivano: “Sappiamo che le benzo sono una bad solution, ma non abbiamo alternative, non abbiamo tempo, non abbiamo capacità di confrontarci con le situazioni emotivamente negative dei pazienti”. Il problema è che gli dai una benzo, e magari ti dimentichi che gliel’hai prescritta e l’errore grave è darla a qualcuno che soffre di depressione. Se prolungate nel tempo, ottengono l’effetto opposto: diventano potentemente depressogene e complicano il percorso del paziente». Non sarebbe più corretto che un medico di base consigli il paziente di rivolgersi a uno specialista, invece che prescrivergli direttamente una benzodiazepina? «Certo, può essere. Ma qual è l’abilità degli specialisti e degli psichiatri nel prescrivere benzodiazepine? Alta o bassa?». Mi auguro alta. «Fa bene ad augurarselo. Invece da docente di psichiatria le assicuro che è molto bassa, e glielo dico perché sono dentro il sistema. Insegno queste cose ai giovani psichiatri che sono molto attenti e molto pronti a raccogliere queste nozioni, ma poi entrano nei vari centri di salute mentale dove le benzo vengono date in media a 1 paziente su 2 senza alcuna indicazione che ne raccomandi la prescrizione sul lungo periodo». C’è una possibile soluzione in Italia? «Deve cambiare l’approccio verso questi farmaci, sia nei medici sia in chi fa le leggi. Per prescrivere un oppioide serve una prescrizione duplice, mentre per le benzodiazepine è sufficiente una ricetta bianca. Quella ricetta con cui lei può andarle a comprare è come il numerino al supermercato: viene cestinata subito dopo. Non perché i farmacisti siano negligenti, semplicemente perché non deve essere conservata». Quindi è anche un problema di farmacovigilanza? «È un problema enorme di farmacovigilanza e di cultura sia nella popolazione, sia nei medici. L’università non insegna queste cose. La psichiatria è completamente latitante. E poi c’è il problema della farmacovigilanza. L’industria fa il suo mestiere. L’industria raccoglie quello che ha seminato 60 anni fa. Sono tutte vecchie molecole che producono enormi profitti, senza bisogno di investimenti. Come mucche che fanno il latte senza doverle nutrire». Statisticamente sono più i giovani o gli adulti a essere ricoverati? «Nel nostro centro di medicina delle dipendenze, negli anni abbiamo ricoverato 1.400 pazienti, metà donne metà uomini, età media 44 anni, tutti patentati. Il problema però è ampio, anche negli adolescenti. Il 6% dei ragazzi delle scuole superiori, secondo una ricerca Espad, assume benzodiazepine non prescritte. Non è dipendente, ma le ha prese nell’ultimo anno. Nella nostra rilevazione, tra Verona e Mantova, il 9% dei ragazzi ha testimoniato di prendere benzodiazepine non prescritte, trovate per esempio nell’armadietto delle medicine di casa». C’è un collegamento con il crescente numero di suicidi anche solo tentati? «Certo. Abbiamo appena pubblicato un lavoro sul Journal of nervous and mental disease, rivista scientifica molto autorevole, in collaborazione con l’università di Firenze. Abbiamo analizzato con test specifici nella nostra casistica l’ideazione al suicidio e abbiamo rilevato una netta correlazione».
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L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)
- Individuata dagli Usa una base sotterranea finora ignota, con missili intercontinentali lanciabili in tempi ultra rapidi: un duro colpo alla deterrenza del resto del mondo. La «lezione» iraniana: puntare sui bunker.
- Il regime vuole entrare nella ristretta élite di Paesi con un sistema di sorveglianza orbitale. Obiettivo: spiare i nemici e migliorare la precisione delle proprie armi.
- Pyongyang dispone già di 30-50 testate nucleari operative e arriverà a quota 300 entro il 2035. Se fosse attaccata, per reazione potrebbe distruggere Seul all’istante.
Lo speciale contiene tre articoli.
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Aperto fino al 30 settembre il 4° Maxi Avviso ASMEL, che aggiorna le liste per 37 profili professionali. Coinvolti 4.678 Comuni soci: la procedura valorizza la territorialità e punta a rafforzare i servizi pubblici con personale radicato.
È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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