2025-05-29
Sardegna, altra mazzata sulla Todde. Bocciato il ricorso per la decadenza
Il Tribunale di Cagliari respinge la richiesta di annullare l’ordinanza che imponeva alla governatrice un passo indietro. Confermate le «plurime irregolarità» sulle spese della campagna elettorale. Lei: «Impugneremo».Si fa sempre più incerto il futuro della Giunta regionale della Sardegna, guidata dalla presidente Alessandra Todde del M5s. Ieri il collegio della prima sezione civile del Tribunale ordinario di Cagliari ha respinto il ricorso della Todde, contro l’ordinanza-ingiunzione di decadenza del Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’Appello, emanata il 3 gennaio scorso. L’ordinanza era stata adottata in seguito ad alcune irregolarità riscontrate nella rendicontazione delle spese sostenute dalla Todde durante la campagna elettorale per le regionali del febbraio 2024. Cosa succede adesso? Innanzitutto, la Todde ha annunciato che impugnerà la decisione del Tribunale: «A differenza di chi sceglie lo scontro con la magistratura», dice la presidente, «noi rispettiamo il ruolo dei giudici e le loro decisioni, anche quando non le condividiamo, come in questo caso. Proprio perché crediamo nello Stato di diritto, che prevede tre gradi di giudizio, abbiamo il diritto e dovere di difenderci nel processo, non dal processo. Quindi andiamo avanti: impugniamo la sentenza, perché le violazioni contestate non sussistono, come pure rilevato dalla Corte dei Conti e dalla Procura della Repubblica di Cagliari. Da diverse ore il centrodestra chiede le mie dimissioni da presidente», aggiunge la Todde, «perché vorrebbe tornare a mettere le mani nella gestione della Regione ma la sentenza dice che è il Consiglio regionale a doversi esprimere in ultima istanza. Questa è una battaglia che si combatte nei tribunali. E lì la combatteremo. Sono nel pieno delle mie funzioni, e intendo onorarle fino in fondo». Dunque, la vicenda andrà avanti in appello e eventualmente in Cassazione. Non solo: il 9 luglio prossimo la Corte Costituzionale discuterà sul conflitto di attribuzione sollevato dalla Regione Sardegna contro lo Stato, in merito alla legge nazionale che regola i casi di decadenza per gli amministratori. Infine, c’è l’ultimo (ipotetico) passaggio, quello più controverso. Se sia la Consulta che la Corte di Appello e la Cassazione dovessero dare torto alla Todde, ad esprimersi definitivamente dovrà essere comunque il Consiglio regionale della Sardegna, come scrivono del resto gli stessi giudici che ieri hanno respinto il ricorso della Todde: «Non rientra nella competenza del Collegio di garanzia né in quella del Tribunale adito per l’impugnazione dell’ordinanza-ingiunzione», si legge nella sentenza, «pronunciare l’eventuale decadenza della ricorrente. La competenza è rimessa dalla legge al consiglio regionale. All’organo amministrativo di controllo e poi a quello giurisdizionale, che non intende esondare dall’alveo delle proprie competenze, è rimesso esclusivamente l’accertamento della violazione delle norme in materia di spese elettorali. Effettuato detto vaglio, che rimane insindacabile dal consiglio regionale, quest’ultimo assumerà le sue determinazioni sulla decadenza, tenendo fermo quanto accertato in questa sede». Qui sorge un dubbio, che sta tenendo banco, a quanto apprende La Verità, nell’ambiente politico della Sardegna: se la Todde perdesse tutti e tre gradi di giudizio, il Consiglio regionale dovrebbe limitarsi a prendere atto della decisione della magistratura o dovrebbe comunque votare sulla decadenza della presidente e dell’intero stesso Consiglio? Il costituzionalista Stefano Ceccanti, interpellato dalla Verità, non ha dubbi: «Il Consiglio regionale deve votare», sostiene Ceccanti, che ieri ha anche diffuso una nota in merito: «No agli equivoci sul caso Todde: il Consiglio è competente e sovrano sulla decadenza. Il Tribunale di Cagliari”, sottolinea Ceccanti, «conferma quanto, insieme ad altri, avevo già sostenuto mesi fa: è solo il Consiglio regionale l’organo competente secondo la normativa vigente. Ma se la normativa prevede un voto di un’assemblea legislativa, il voto non può essere coartato, non può essere mai visto come un atto dovuto sempre e comunque. Liberi quindi i consiglieri, finché le norme sono queste». Il centrodestra, invece, va all’attacco: «Le 65 pagine del Tribunale», commentano i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, «confermano che la legislatura è giuridicamente finita, ma politicamente non è mai iniziata, grazie all’inerzia e all’inconcludenza di giunta e maggioranza. Sono stati cancellati anche gli ultimi dubbi, perciò è giunto il momento di porre fine all’accanimento terapeutico e dare la parola agli elettori. Si è perso già troppo tempo in inutili sfide giudiziarie, dando vita ad un caos istituzionale senza precedenti. L’inettitudine dei pentastellati, quelli di “onestà, onestà” e “uno vale uno”, determinerà la decadenza del Consiglio regionale e la non trasparente gestione della campagna elettorale della presidente Todde (il Tribunale scrive: “violazioni sostanziali e gravi, oltre che plurime”)», conclude il gruppo regionale di Fdi, «resterà nella storia dell’autonomia sarda». Alla Todde arrivano inviti ad andare avanti dal centrosinistra. «È singolare», dice alla Verità una fonde del M5s sardo, «che il super-garantista centrodestra voglia buttar giù per via giudiziaria un presidente di Regione».