2019-02-25
Sardegna al voto nel caos del latte. E spuntano i fucili
La tregua provvisoria, tuttavia, non ha fermato dei facinorosi che in mattinata hanno assaltato nei pressi di Orune (Nuoro) un'autocisterna colma di latte appena munto diretta verso il caseificio Pinna di Thiesi. Un commando ha bloccato l'autobotte e l'ha svuotata. L'affluenza sale, oggi lo spoglio: M5s in ansia. Nella giornata che ieri ha visto i sardi recarsi alle urne per rinnovare i membri del Consiglio regionale e scegliere il successore di Francesco Pigliaru alla guida dell'isola, non c'è stato il temuto blocco dei seggi, minacciato appena due settimane fa in piena rivolta dei pastori. Tornando sui propri passi rispetto agli avvertimenti iniziali, nelle ore immediatamente antecedenti il voto erano stati gli stessi promotori della contestazione a invitare i cittadini a esprimere le proprie preferenze politiche. La tregua provvisoria, tuttavia, non ha fermato dei facinorosi che in mattinata hanno assaltato nei pressi di Orune (Nuoro) un'autocisterna colma di latte appena munto diretta verso il caseificio Pinna di Thiesi. Un agguato in pieno stile Far West, messo in atto da due soggetti incappucciati i quali, prima di far perdere le proprie tracce, hanno costretto l'autista del mezzo a riversare il contenuto sull'asfalto. Sull'armistizio con i pastori ha probabilmente influito il pugno duro della magistratura: alla vigilia delle consultazioni il procuratore della Repubblica di Lanusei, Biagio Mazzeo, ha confermato l'avvio di un procedimento giudiziario per blocco stradale nei confronti di sei allevatori ogliastrini, mentre almeno 10 persone risultano indagate per lo stesso reato dalla Procura di Nuoro. Le polemiche in occasione dell'appuntamento elettorale non si sono limitate alla protesta dei pastori. Contestata la scelta del vicepremier Matteo Salvini di invitare i sardi a votare Lega tramite Facebook e Twitter. L'accusa di violare il silenzio elettorale è arrivata in particolare dal Partito democratico, che ha rimproverato al ministro di aver turbato la regolarità del voto. Durissimo il redivivo Enrico Letta: l'ex premier ha interrotto per un istante la promozione del suo ultimo libro, parlando su Twitter di comportamento «indegno» da parte di Salvini. Peccato che in realtà questa norma - giudicata obsoleta da più parti - non si applichi ai social network. Scaramucce a parte, dall'esito del voto dipende il futuro di una terra che stenta ancora a decollare. Su tutti, svetta il problema demografico: secondo le stime basate sui trend Istat ed Eurostat pubblicate alcuni giorni fa dal Sardinian socio-economic observatory (Seeo), nell'arco dei prossimi 50 anni l'isola è destinata a passare dagli attuali 1,64 milioni a 1,2 milioni di abitanti, toccando livelli più bassi rispetto al primo dopoguerra. La ricchezza pro capite è ferma al 70% della media nazionale (e al 55% della Lombardia), mentre la disoccupazione rimane in doppia cifra (11,2% contro il dato nazionale del 9,3% nel terzo trimestre 2018). Sul M5s, dopo lo scivolone alle regionali abruzzesi, la pressione è alta: una depressione anche in terra sarda potrebbe avere ripercussioni importanti anche sul piano romano. È in questo scenario che ieri sono stati convocati al voto 1.470.463 cittadini sardi. L'affluenza alle ore 19 è stata del 43,78%, in aumento rispetto alle scorse regionali. Sette gli aspiranti candidati alla carica di governatore: Christian Solinas (centrodestra); Massimo Zedda (sindaco di Cagliari, centrosinistra); Francesco Desogus (M5s); Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi); Mauro Pili (Sardi liberi); Andrea Murgia (Autodeterminatzione) e Vindice Lecis (Sinistra sarda). La legge elettorale attribuisce un premio di maggioranza del 60% se il candidato presidente raggiunge il 40% delle preferenze, oppure del 55% se ottiene almeno il 25% dei voti. Prevista anche una soglia di sbarramento al 10% per le liste in coalizione e al 5% per quelle non coalizzate. I primi exit poll davano Solinas avanti (forbice fra 37% e 41%); Zedda secondo (35-39%) e Desogus più staccato con un preoccupante 13-17%). Lo spoglio inizierà stamani.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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