2022-01-07
Sarà l'algoritmo a decidere chi è un evasore. Anche se non ci sono prove
Il fisco digitale scoverà ogni acquisto e vendita. Tutto sarà tracciabile, pure il green pass. Accertamenti subito esecutivi.L’obiettivo numero 31 del piano nazionale di ripresa e resilienza è stato identificato come traguardo M1C1-101. Un codice orwelliano che rende bene la situazione e nei fatti raccoglie le dritte per orientare le azioni di governo contro l’evasione fiscale. Il tutto all’interno di un progetto molto più ampio di riforma dell’amministrazione fiscale che, come si evince dalle 66 pagine del documento, si baserà sull’utilizzo intensivo dell’intelligenza artificiale e di quel sistema digitale che va sotto il nome di machine learning. L’obiettivo dichiarato in modo ufficiale è quello di spingere ciascun cittadino e contribuente a essere compliant con le norme e i parametri. Un termine inglese che significa essere in linea con i parametri. In realtà, l’idea è quella di creare una sorta di punteggio che finisca con l’individuare per ciascun italiano la propensione all’evasione fiscale, in modo da creare liste da attenzionare in via preventiva. Nell’immediato futuro l’Agenzia delle entrate raccoglierà informazioni dagli archivi già disponibili, ma con una nuova ottica che permetterà di creare un modello economico che si basa sui pilastri del reddito-consumo- investimenti-risparmio e che in pratica sintetizza la capacità contributiva del singolo «operatore economico». A quel punto l’Agenzia avrà a disposizione i dati fattura integrati e potrà usufruire delle tecniche di data scraping. In pratica, un sistema che pesca tutte le informazioni possibili da internet basandosi su nuove tecnologie ancora in evoluzione. Una di questa su cui vuole puntare l’agenzia guidata da Ernesto Maria Ruffini si chiama text mining. L’intelligenza artificiale connessa sarà in grado di trasformare elementi di testo, immagini, suoni presenti sul Web in dati aggregati per poi creare liste di nominativi da classificare in base a gruppi tematici, associazioni, legami di lavoro o di amicizia non dichiarati. Tutto ciò dovrebbe servire a fare emergere quel tipo di evasione oggi quasi impossibile da scovare. Per capirsi, chi vende oggetti su eBay o chi acquista un furgone da lavoro ma non ha una partita Iva. Chi ha un orto e vende la propria frutta. Oppure chi viaggia con determinate auto o chi posta foto di viaggi all’estero in hotel lussuosi. La possibilità di raccogliere tutti i dati e creare un indice di potenziali evasori è pressoché infinita. Esistono solo tre grossi problemi. Il primo rientra nella sfera della privacy. Gli autori della relazione del Mef inviata a Bruxelles, assieme allo schema degli obiettivi del Pnrr, si dicono consapevoli che al momento non esistono leggi che possano consentire alle Entrate di spiare i contribuenti in modo legittimo. La risposta inserita nella stessa relazione è molto semplice e non è accantonare l’obiettivo, ma varare nuove leggi che consentano che a definire evasore sia un algoritmo. Fino qui potremmo discutere a lungo della liceità. Ma a farci alzare le antenne sono gli altri due problemi presenti sul tavolo e questi ignorati da chi ha redatto la redazione. Uno è la capacità stessa dell’algoritmo di azzeccare le previsioni. L’intelligenza artificiale e il machine learning non sono avanzati come si vuol far credere. Per cui ci sono grandi possibilità di finire nella lista dei cattivi pur senza reale motivo. Da qui segue l’ultimo problema. Dal momento che lo schema va a definire il potenziale evasore al di là delle prove, o meglio senza che ci siano prove reali, a quel punto toccherà al contribuente lottare per difendersi. Già oggi è difficile farlo in presenza di funzionari fisici dell’Agenzia, figuriamoci quanto sarà dispendioso doverlo fare in presenza di un algoritmo. Ed è qui che entra in gioco la malizia. L’Agenzia delle entrate fa sapere che è ormai necessario spingere il più possibile i cittadini ad adeguarsi. Si sottintende che diventerà troppo oneroso opporsi. Ecco, dunque sapere che tutta la montagna di dati potrà essere usata contro gli evasori non può che essere una notizia positiva. Inquietante, invece, sapere che ciascuno potrà finire nella lista nera senza motivo e prove e finirà con l’accettare l’extra pagamento per poter continuare a vivere tranquillo.Va infatti presa con le pinze la proposta inserita a pagina 30 del documento di invertire l’onere della prova del preavviso di accertamento. La notizia è stata riportata ieri dal Sole 24 Ore. «Dare maggior certezza alla riscossione senza compromettere le iniziative di compliance dove sono in aumento i contribuenti che, nonostante l’attività di stimolo, continuano a rimanere inadempimenti», si legge sul quotidiano di Confindustria. «Con questo obiettivo, il piano del governo ipotizza lo strumento del preavviso di accertamento che consenta ad alcune tipologie di comunicazioni cambia verso, individuate con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, possano essere titolo idoneo con efficacia esecutoria per la riscossione degli importi evasi in caso di inerzia del contribuente a seguito della notifica delle stesse». In altre parole, le comunicazioni cambia verso sono quelle in cui si sollecitano incassi al di là delle normali scadenze. Farle diventare immediatamente esecutive di fronte alla mancata risposta permetterà alle Entrate di affrontare la stagione 2022-2024 mietendo il grano con la falce. Cioè incassando a più non posso e senza costi. Nonostante siano in previsione oltre 4.000 assunzioni. Lo scenario del fisco futuro andrebbe analizzato con estrema attenzione, invece è frutto di raccomandazioni Ocse e Ue che stiamo infilando nel Pnrr come riforma essenziale senza alcun dibattito. Dovremmo anche tenere conto che ogni evoluzione della presa fiscale in futuro andrà a interfacciarsi con l’utilizzo del green pass. «A oggi», spiega Giulia Aranguena, blockchain e fintech partner Gim legal Sta, «il lasciapassere fornisce soltanto dati disaggregati. Ma con opportuno algoritmo si potrebbero o si potranno recuperare». Questo perché ciascun lettore C19, l’app di verifica delle card, lascia traccia delle attività. La domanda a cui ci aspetteremmo risposta è molto semplice. Quando si deciderà di usare i dati che tracciano gli spostamenti e l’uso dei servizi? Di certo a quel punto non ci sarà nessun limite per lo Stato. Nei decreti green pass è già prevista l’interoperabilità di tutti i dati per ciascuna delle amministrazioni pubbliche. A quel punto non sfuggirà più nulla. E il racconto «lo facciamo per eliminare l’evasione fiscale» non può essere una scusante per violare la vita dei cittadini. Perché si sa come inizia ma non come finisce. D’altronde è un po’ come l’escalation del super green pass.