2024-06-07
La Santa Sede: «L’Onu è intollerante. Tutela gender e aborto, non la fede»
Monsignor Gallagher (Getty Images)
Per monsignor Gallagher, diplomatico vaticano, «verso i cristiani avvengono continue violazioni della libertà religiosa». Che, nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, viene eclissata dall’ideologia.L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è stata sottoscritta nel 2015 da 193 Paesi delle Nazioni Unite, tra cui l’Italia, e avrebbe lo scopo di garantire, in teoria, «un presente e un futuro migliore al nostro pianeta e alle persone che lo abitano».Tra i 17 obiettivi di fondo (i cosiddetti «Goals») che caratterizzano il progetto, spiccano quelli ecologici e ambientali, quelli sull’istruzione, la parità di genere e quelli sociali e umanitari.Senza volerli demonizzare in blocco, è chiaro che si possono sollevare critiche su questo o quel punto dell’Agenda ed anche al suo spirito di fondo (come ha fatto Cristina Martín Jiménez in Agenda 2030: Libertad o tiranìa, 2024). Ma la politica di distensione della Chiesa ha reso poco udibili le sacrosante riserve etiche che i cattolici potrebbero e dovrebbero fare a vari aspetti dell’Agenda, fautrice di quei «nuovi diritti», molto spesso criticati da papa Francesco.Nei giorni scorsi si è tenuto nella villa Magistrale di Roma, in una delle sedi del Sovrano Ordine di Malta, un convegno internazionale sul tema «Libertà religiosa e sviluppo umano integrale». Il convegno era organizzato dalla Pontificia Università urbaniana, dalla John Cabot university e da altre prestigiose istituzioni. «L’incontro», scrive L’Osservatore Romano, «rappresenta il frutto di un’approfondita collaborazione tra istituzioni diverse» con lo scopo di offrire «una piattaforma nuova di dialogo aperto ed equilibrato nell’affrontare temi urgenti come le persecuzioni e le discriminazioni religiose».Tra i tanti accademici e politici presenti, anche il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e il gran maestro dell’Ordine di Malta, fra’ John Dunlap.La prolusione che ha attirato maggiormente l’attenzione è stata quella del Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, anche perché l’importante diplomatico della Santa Sede ha parlato chiaramente sui pericoli che i cristiani e la Chiesa corrono nel clima politico odierno, tra fondamentalismo islamico e laicismo occidentale. Secondo Gallagher, «Il diritto alla libertà religiosa, in termini sia storici sia logici, occupa il primo posto tra i diritti di libertà». Eppure, si stima che «quasi 4,9 miliardi di persone», ben oltre la metà delle persone che vivono nel mondo, quindi, «vivano in Paesi dove si verificano violazioni gravi o molto gravi della libertà religiosa». Si pensi alla Cina, all’India, al mondo arabo, ma non solo.«Da questo punto di vista», prosegue il presule senza peli buonisti o pacifisti sulla lingua, proprio «i cristiani sono i più vulnerabili». Infatti, «oltre 365 milioni di cristiani (circa uno su sette, ndr)» subiscono alti livelli di «persecuzione per la loro fede». E questi attacchi a chiese, simboli religiosi e sacerdoti «sono aumentati in modo significativo nel 2023». Addirittura, dice il monsignore, il «numero di cristiani che denunciano aggressioni violente non è mai stato così alto». Ma, ribatterebbe in questo caso il progressista ipocrita, non abbiamo forse l’Onu e la sua Agenda 2030, la quale, ad esempio all’obiettivo numero 16, parla esplicitamente di «Pace e giustizia» per tutti? Secondo l’esimio diplomatico vaticano, quella Agenda, più o meno utopica, fa parte del problema se è vero, come dice, che l’intolleranza al fatto religioso «mostra il suo volto minaccioso» anche «nei Paesi ricchi dell’emisfero settentrionale». Ovvero in quell’Occidente che «si vanta dei risultati raggiunti nel riconoscimento e nella tutela dei diritti umani». Ma si tratta di un bluff, perché gli «esportatori dei diritti umani», come li chiama efficacemente monsignor Gallagher, spesso esportano dei falsi diritti: «Basti pensare alle lotte per l’universalizzazione dell’aborto come diritto o, più in generale, dei cosiddetti diritti riproduttivi; o anche alle richieste sul tema del gender». E tutto questo, incalza Gallagher, «è dovuto a un evidente fattore ideologico».In questo quadro oscuro, in cui il laicismo anticristiano si è sostituito alla sana laicità, rivendicata anche dai Pontefici recenti, «L’assenza di qualunque riferimento alla libertà religiosa nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile» non è casuale. Ma è, invece, «indicativa della riluttanza della comunità internazionale a riconoscere la dimensione religiosa nella vita delle persone».Insomma, dietro i 17 scopi benefici e umanitari sbandierati dall’Agenda, si nasconde una filosofia secondo cui «la religione è vista come un mero attributo tra le tante caratteristiche che definiscono la persona umana». Da tutelare assai meno dell’identità di genere e le altre idiozie liquide.Si tratta, quindi, anche in vista del voto per le prossime elezioni, di esercitare prudenza e discernimento. Perché nel progetto europeo o globale, perseguito dall’Onu e dai suoi enti, «la dimensione religiosa dell’esperienza umana è stata messa ai margini» e molti le offrirebbero più che volentieri un caritatevole «aiuto a morire».
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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