2023-02-02
Sanremo 2023, Kekko dei Modà: «All’Ariston porto la mia canzone più sincera»
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Modà (photo by Doublevision.film)
I Modà tornano al festival di Sanremo con un brano che scalderà i cuori di chi ascolta. Lasciami è il titolo della loro canzone: un pezzo autobiografico scritto dal frontman Francesco Kekko Silvestre in cui si affronta il tema della depressione.Inclina la voce ogni volte che pronuncia la parola depressione, ma non si tira indietro Kekko Silvestre. Perché in Lasciami, la canzone con cui i Modà tornano in gara a Sanremo dopo il 2005, 2011 (secondo posto) e 2013 (si sono classificati terzi), lui ci ha messo tutto se stesso. Con la sofferenza e la consapevolezza che “la depressione vive dentro ognuno di noi e forse non si può davvero superare definitivamente”. Ecco cosa ci ha raccontato in esclusiva.Arrivate a Sanremo 2023 con un pezzo dalle sonorità in pieno stile Modà.«È stata una cosa voluta quella di essere riconoscibili perché quando vai al festival le prime persone a cui devi pensare sono i tuoi fan: devi essere credibile e coerente con quello che hai sempre fatto. Sarebbe molto rischioso per noi oggi cercare di cambiare genere solo per stare al passo coi tempi. Non abbiamo mai fatto album sperimentali, siamo sempre stati integralisti da questo punto di vista. E volevamo tornare a Sanremo con qualcosa che musicalmente ci rappresentasse davvero». Del testo si è detto molto. Ma quanta onestà ci vuole a mettere certe cose in una canzone? «Tanta, perché la depressione all’inizio ti fa vergognare e solo quando riesci a parlarne ti rendi conto di quanto invece sia importante farlo per te e per chi ti sta intorno, che ti vede star male e non sa come aiutarti. Il fatto di voler portare sul palco un argomento così delicato rappresenta la voglia di condivisione: porsi sullo stesso piano delle persone che ne soffrono può farle sentire meno sole. Questo è l’obiettivo di Lasciami”».Ti aspettavi qualche critica?«Le critiche ci sono sempre state, e quando sono costruttive ti possono anche insegnare delle cose. Ma con la depressione c’è da fare pace con la consapevolezza che non si può piacere a tutti. Io sono considerato un vecchio del pop (compie 45 anni il prossimo 17 febbraio, ndr), perché faccio musica semplice, troppo facile, nazionalpopolare. Ma se mi concentro sulle persone che mi seguono e che riempiono i palazzetti, allora vedo il bicchiere mezzo pieno».Per la serata cover dividerete il palco con Le Vibrazioni cantando il loro cult Vieni da me, pezzo del 2003. È un’operazione nostalgia o può esserci un futuro insieme?«Con Francesco (Sarcina, leader delle Vibrazioni, ndr) quando ci siamo trovati alle prime prove ci siamo detti di aver sprecato tantissimo tempo a farci la guerra. Ed è vero perché siamo due gruppi simili, che arrivano dalla stessa generazione, che hanno fatto lo stesso percorso, la gavetta nei piccoli locali, le sagre. Ma invece di fare comunella come le band negli anni Settanta eravamo in competizione tra di noi. È stato un peccato ma allo stesso tempo ora possiamo guardare al futuro: il duetto è meraviglioso, le band insieme funzionano, facciamo musica suonata e in un periodo in cui ce n’è poca è bello farla insieme».I Modà ripartono dal teatro Ariston e anche il tour primaverile sarà nei teatri (date dal 27 marzo, ndr). Un modo per celebrare vent’anni di carriera e dieci anni di Gioia, album che vanta ben cinque dischi di platino. Qual è il valore aggiunto del teatro rispetto ai palazzetti o agli stadi?«Per noi significa fare un concerto più tranquillo dove si può parlare di più delle canzoni e dove gli arragniamenti si possono vestire in maniera diversa. Per vent’anni abbiamo eseguito i nostri brani come nei dischi invece con l’orchestra abbiamo la possibilità di farli arrivare in maniera nuova. E poi la musica orchestrale si sposa molto bene con le sonorità dei Modà».Hai paura che tutta questa situazione della competizione possa giocarti un brutto scherzo?«No. Sono molto ansioso ma anche voglioso di affrontarla perché stando sul divano non si supera niente. Invece andare su un palco facendo quello che so fare da una vita mi dà grande speranza per risolvere questa situazione una volta per tutte. Insomma, sono preoccupato ma nella giusta dose: a Sanremo se sei troppo sicuro rischi di inciampare».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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