2022-08-02
I cocci della sanità di Speranza: vola la spesa privata per farmaci
I numeri sotto i proclami: nel 2021, l’anno dopo il lockdown totale, i costi pubblici dei medicinali sono saliti solo del 2,6%. Mentre quelli a carico dei pazienti sono aumentati quasi 3 volte tanto, sfiorando i 10 miliardi di euro.Nel 2021 gli italiani hanno speso circa il 6% in più per le medicine rispetto all’anno precedente. L’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (Osmed) ha pubblicato il 22° Rapporto nazionale sull’uso dei farmaci in Italia, relativo all’anno 2021.Nel 2021 la spesa per I farmaci di fascia C, quelli non a carico del Ssn, ha raggiunto i 6,1 miliardi di euro circa, con un incremento del 7% rispetto all’anno precedente. Di questi, il 57% è relativo ai farmaci con ricetta e il 43% ai farmaci di automedicazione, compresi quelli erogati negli esercizi commerciali. Tra i primi 20 principi attivi venduti con ricetta, sette sono benzodiazepine. Il paracetamolo è stato venduto l’8,4% delle volte in più rispetto al 2020. Tra i farmaci di fascia A (quindi passabili con il Ssn) acquistati privatamente dal cittadino, l’amoxicillina acido clavulanico (antibiotico tipo Augmentin) risulta fra i più venduti.ticket? no, grazieComplessivamente in Italia si assiste a un incremento dei consumi e di spesa dei farmaci di fascia A acquistati privatamente (+7,1% nella spesa e +6,4% nei consumi). Insomma, si potrebbero comprare con il ticket, ma alla fine si preferisce comprarli privatamente, spendendo quindi di più. Nel confronto internazionale si evidenzia ancora una bassa incidenza della spesa per i farmaci equivalenti rispetto agli altri Paesi europei, sebbene l’Italia sia al secondo e primo posto nell’incidenza, rispettivamente, della spesa e del consumo di farmaci biosimilari. Nel confronto sui prezzi emerge come l’Italia, considerando sia i farmaci erogati in ambito territoriale sia quelli in ambito ospedaliero, abbia prezzi superiori solo alla Francia, al Portogallo e alla Polonia.Ma da cosa dipende questo fenomeno? La medicina di territorio, il rapporto paziente medico di base si è rotto talmente tanto da impedire ai cittadini di poter chiedere ciò che sarebbe legittimo? Nicola Magrini, direttore generale di Aifa, evidenzia: «Tale spesa (quella privata, ndr) va considerata a tutti gli effetti come una spesa sanitaria talvolta impropria e da tenere maggiormente sotto la lente di ingrandimento delle azioni di appropriatezza prescrittiva e buon uso dei farmaci». Insomma, gli italiani spendono tanto in medicine nonostante potrebbero spendere meno. I motivi sono tutti da scoprire, però. Oltre alla diminuzione dei medici di base sul territorio, elemento che potrebbe contribuire alla scarsa interazione fra medico e paziente, insiste il problema del marketing farmaceutico. Tanto che gli italiani sono ancora molto restii ad assumere farmaci equivalenti o a scegliere principi attivi dei medicinali di fascia A, preferendo (lo evidenziano i dati) farmaci più famosi e pubblicizzati. Un esempio fra questi è l’Oki, farmaco presente in bustine tra i medicinali di fascia A, al prezzo di ticket di circa 3 euro e nella formulazione Oki task (che si scioglie sotto la lingua) nella lista della fascia C, a un prezzo notevolmente superiore: 12 euro. Eppure, secondo i farmacisti, adesso il più richiesto sembrerebbe proprio l’Oki task. Alla base c’è un problema di scarsa informazione: non tutti sono a conoscenza del fatto che il farmaco che devono assumere potrebbe essere pagato meno grazie al Servizio sanitario nazionale. Non tutti i farmacisti lo comunicano e se non lo fa neanche il medico di base è difficile sperare che il paziente impari a memoria la lista del prontuario farmaceutico.Inoltre, a complicare il tutto ci si mettono i passaggi di fascia dei vari medicinali. È successo di recente con il Gaviscon advance, farmaco che serve a curare il reflusso esofageo e l’ulcera (peraltro ora in carenza), passato dalla fascia A alla fascia C, con un aumento di prezzo notevole: da 4 euro e 80 di ticket ai 9 euro e 60 di prezzo pieno. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, questo costituirà un problema per un italiano su sei: sono infatti quasi 12 milioni gli italiani che assumono farmaci per combattere il reflusso. La sanità di Roberto Speranza è quindi sempre meno pubblica e sempre più privata. Come lo è per le strutture sanitarie. Durante la pandemia, negli ospedali, gran parte dei servizi è stata ridotta o addirittura sospesa, con ricadute negative sulla salute delle persone. La ripresa delle attività ordinarie fatica ora a vedersi e i pazienti si stanno abituando a evitare le strutture pubbliche, per lo più in ristrutturazione e riorganizzazione. Si ricorre, quindi, sempre di più, alle strutture private, considerate più affidabili e veloci, anche se più costose. Anche i medici scappano dalle strutture pubbliche. La Fnomceo ha presentato uno studio di Anao Assomed, lo scorso aprile, in cui si evidenziava quanto il fenomeno della fuga dagli ospedali fosse in forte aumento. Negli ultimi tre anni, 21.000 medici hanno abbandonato il loro posto nel pubblico alla ricerca di orari più flessibili, maggiore autonomia professionale, minore burocrazia. Cercano un sistema che valorizzi le loro competenze, un lavoro che permetta di dedicare più tempo ai pazienti e poter avere a disposizione più tempo anche per la propria vita privata, senza sacrificare la famiglia.cure fai da te In questo caos totale, il dato più allarmante sui farmaci, probabilmente, è rappresentato dall’incremento del 9,1% di medicine comprate per automedicazione. Insomma, le medicine ce le compriamo da soli, le terapie anche le facciamo da soli, i medici non ci sono e se ci sono non rispondono. Se abbiamo un male conviene avere una buona assicurazione, perché le liste d’attesa nel pubblico sono infinite. Le soluzioni ci sarebbero, ma questi problemi, ormai sistemici, non sono mai stati affrontati con serietà da Speranza. Tutta l’attenzione è stata riservata in maniera ossessiva al Covid e alle restrizioni imposte alla popolazione. I risultati sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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