2025-06-27
Sangue e censura in Kenya: la protesta dei giovani repressa nel silenzio
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Manifestanti lungo Ronald Ngala Street a Nairobi (Getty Images)
Almeno 16 morti e centinaia di feriti nelle piazze di Nairobi, dove la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti. Le proteste della Generazione Z esplose dopo la morte del blogger Albert Ojwang e la stretta autoritaria del governo Ruto.A un anno dagli scontri che avevano provocato oltre sessanta vittime, in Kenya torna la violenza. Le proteste hanno sconvolto la capitale e le principali città dove la polizia ha sparato sui manifestanti uccidendo almeno 16 persone, mentre altre centinaia versano in gravi condizioni.Per l’anniversario delle proteste dello scorso anno diverse migliaia di giovani, l’anima di questo movimento, erano tornati per le strade di Nairobi e di tutto il Kenya, ma questa volta la risposta del governo è stata ancora più feroce. L’Autorità per le comunicazioni ha bloccato la trasmissione in diretta di ogni manifestazione per nascondere cosa stesse realmente accadendo, ma alcuni media hanno comunque trasmesso le immagini nelle quali la polizia spara gas lacrimogeni ad altezza uomo, usa idranti con liquidi irritanti e si scontra con i manifestanti, malmenando selvaggiamente tutti coloro che durante la fuga finivano a terra. Adesso il governo di William Ruto sta cercando di bloccare l’accesso ad internet, la fondamentale fonte di collegamento e organizzazione di questi gruppi scesi in piazza in rappresentanza della Generazione Z che da un anno chiede di cambiare la società del Paese africano. La nuova ondata di rabbia è scattata per la morte del blogger 31enne Albert Ojwang, avvenuta la scorsa settimana mentre era in custodia della polizia, in circostanze ancora tutte da chiarire. È stata aperta un’indagine interna e sono state arrestate alcune persone sia civili che poliziotti che avrebbero picchiato a morte Ojwang durante un interrogatorio. Il blogger era stato fermato il 6 giugno scorso dopo essere stato denunciato per diffamazione dal vicecapo della polizia di Homa Bay, nella parte ovest del Kenya.Nel suo blog Ojwang aveva accusato l’ufficiale di polizia di corruzione e dopo essere stato portato a Nairobi il suo corpo era stato ritrovato senza vita coperto di ferite. La polizia aveva parlato di un incidente, ma un’autopsia aveva rivelato le torture subita dal giovane blogger e dal 9 giugno centinaia di giovani erano tornati a protestare anche davanti alla stazione dove era stato ucciso Ojwang. Dopo alcuni giorni di relativa calma dal 17 giugno le forze dell’ordine avevano deciso di far terminare le manifestazioni con la forza e la situazione è degenerata. A nulla sono valsi gli arresti del capo della stazione di polizia, di un altro agente e di un tecnico accusato di aver spento le telecamere di sorveglianza durante l’omicidio di Ojwang. La protesta ha anche una profonda matrice politica e contesta il carovita e l’aumento delle tasse voluto dal presidente William Ruto su molti generi di prima necessità come il pane ed i cereali. Anche l’estrema e diffusa corruzione del paese sono temi che i giovani criticano con forza, ma è l’austerità imposta che sta strangolando la fragile economia keniota. Le proteste dello scorso anno avevano fatto ritirare al governo una legge che aumentava le tasse, ma sono stati comunque tagliati molti sussidi mettendo in difficoltà le famiglie. Il presidente William Ruto voleva aumentare il gettito fiscale per cercare di ridurre il debito pubblico del Kenya, una mossa dettata dal Fondo Monetario Internazionale per ottenere un nuovo prestito.Il debito nazionale ammonta a circa 10.000 miliardi di scellini, equivalenti a 71 miliardi di euro e il bilancio 2024-25, che è stato ritirato, prevedeva una spesa pubblica di 4.000 miliardi di scellini, ovvero 29 miliardi di euro, e questa è stata un record nella storia economica del paese. L’esposizione debitoria del Kenya è pari al 68% del Pil, superiore al 55% del Pil raccomandato dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. L’anno scorso il parlamento è stato preso d’assalto per bloccare la nuova finanziaria e quest’anno la situazione appare anche peggiore. Il Kenya rimane un paese chiave per la stabilità di tutta l’Africa centro-orientale ed è un fedele alleato degli Stati Uniti che lo hanno nominato alleato non-Nato, unico stato dell’Africa sub-sahariana.
La Uss Gravely (DDG-107), una nave da guerra lanciamissili della Marina degli Stati Uniti, arrivata al porto di Port of Spain in Trinidad e Tobago (Getty Images)
Beppe Grillo. Nel riquadro, Lorenzo Borré (Ansa-Imagoeconomica)
(Guardia di Finanza)
Nei giorni scorsi, militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Napoli, nell’ambito delle attività di controllo economico del territorio e di contrasto ai traffici illeciti, hanno sequestrato, a Lettere, 142 kg. di infiorescenze di cannabis già pronte per il confezionamento e la vendita, oltre a 5.750 piante in essicazione e 390 piante in avanzato stato di vegetazione e maturazione, per un peso complessivo di oltre 1.000 kg., nonché denunciato un soggetto incensurato per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti.
In particolare, i finanzieri della Compagnia Castellammare di Stabia hanno individuato, sui Monti Lattari, un capannone strutturato su due livelli, convertito in laboratorio per la lavorazione di cannabis. Il manufatto era dotato di una rete di fili di ferro al soffitto, essiccatoi e macchinari di separazione. All’interno della serra sono state rinvenute le piante in vegetazione, incastonate tra fili di nylon per sostenerne la crescita e alimentate con un percorso di irrigazione rudimentale.
Dai riscontri delle Fiamme Gialle è emerso che la produzione era destinata al consumo di droghe per uso personale dato che, nel prodotto finito, risultavano già separate le infiorescenze dalla parte legnosa, pronte per il confezionamento in dosi.
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Donald Trump e il premier cambogiano Hun Manet al vertice di Kuala Lumpur (Getty Images)