2023-10-25
Sánchez arruola l’insalata rossa anti ebraica pur di governare
Pur di restare al governo, Pedro Sánchez si allea con l’accozzaglia rossa di Sumar, che significa «sommare» e che definisce la reazione di Netanyahu una «pulizia etnica». E questo è un problema pure per l’Ue. Ormai pur di fare un governo, in vari Paesi - per fortuna escludendo l’Italia attuale -, si butta dentro di tutto per arrivare ad avere una maggioranza parlamentare che poi lo voti. Questo è il caso del governo spagnolo di Pedro Sánchez che ha imbarcato il Movimiento Sumar che non è altro che una coalizione di ben 20 partiti politici, tutti di estrema sinistra (sono riusciti perfino a superare il numero pur ragguardevole delle correnti della vecchia Dx), senza i quali il povero Sánchez sarebbe seduto per terra perché non avrebbe i voti per sedere sulla poltrona di presidente del Consiglio.Sumar vuol dire sommare, aggiungere. Questo, tra i nomi stravaganti dei partiti negli ultimi 25 anni, ci mancava. Abbiamo toccato il fondo. Un partito che prende il nome da un’operazione matematica in modo che lo possano capire tutti, anche a scatola vuota, perché ognuno gli può dare l’interpretazione che vuole.Sommare case, aggiungere soldi allo stipendio, aggiungere una stanza abusiva alla casa, sommare i somari che ne fanno parte e via di questo passo. In tanti avevano salutato l’addio delle ideologie come un fatto positivo, evolutivo della scena politica nazionale, europea e mondiale. Mi sa che qualche persona ragionevole, in Spagna, dopo Sumar, stia cominciando a ripensarci. Ma questo fa parte del degrado generale della politica stessa e sarebbe un altro discorso. Lo faremo un’altra volta.E fin qui siamo all’interno delle beghe del quadro politico spagnolo e qualcuno potrebbe dire «se la vedano loro», «se la risolvano in casa». Ma non è così perché in questo bailamme tutto interno alla politica iberica c’è qualcosa che riguarda l’attacco terroristico di Hamas a Israele e la situazione israelo-palestinese che dunque coinvolge tutti, compresa l’Europa, e compresi anche noi. Nel programma di Sumar c’è una petizione di principio di riconoscere lo Stato palestinese, una trovata non troppo originale, anche se giusta, perché di questo tema se ne parla da qualche decina d’anni e se ne parlava in tempi in cui c’erano leader mondiali capaci di mettere allo tesso tavolo israeliani e palestinesi. Oggi questi leader mondiali non ci sono, purtroppo neanche l’America del povero Biden (e poveri americani) e quindi risulta ben complesso capire chi possa fare da mediatore per arrivare a vedere in pratica la formula politica: due popoli due Stati. Ma questo forse è sfuggito a quelli di Sumar che potrebbero anche chiamarsi Movimiento Abaco (Movimento Pallottoliere), dato che, come abbiamo spiegato, sumar significa sommare che, come programma politico, provoca un entusiasmo pari a zero che non so se i cuori degli spagnoli potranno reggere. Ve lo immaginate in Italia uno che chiede a un altro: «Per chi voti?», risposta: «Per il Movimento Sommare» che sta un po’ a metà tra somaro e comare, scelga il lettore la parte preponderante.Ma torniamo alle cose serie. Sempre lo stesso Movimento Sumar, a proposito della legittima reazione di uno Stato come Israele ad un attacco terroristico, parla di pulizia etnica della Striscia di Gaza, ovviamente da parte di Israele. Ora, essendo che a livello di politica internazionale, oltre la guerra russo-ucraina, oggi sul tavolo c’è la questione israelo-palestinese, ed essendo che il partito di Pedro Sánchez, il partito socialista operaio spagnolo, hanno espresso la loro solidarietà a Israele, alla fine come farà a tenersi in piedi un governo che è sostenuto anche da un movimento che ha al suo interno venti partitini politici e che afferma a proposito di Israele e di Gaza quello che abbiamo detto sopra? Voi capite bene che se in qualsiasi paese europeo le posizioni oltranziste pro Palestina che, alla fine, gira gira, non riescono a condannare Hamas - paragonandola alla resistenza partigiana durante il fascismo e il nazismo - ebbene, se questa forza politica può condizionare il governo, che posizione terrà Pedro Sánchez? Continuerà a confermare la sua solidarietà a Israele o comincerà un processo - diciamo revisionista - cominciando anche lui a dire frasi del tipo «Solidarietà a Israele ma», «Solidarietà a Israele però»? A questo punto risulta evidente che la questione non è più spagnola ma è europea e, quindi, ci riguarda molto da vicino, perché la Spagna non è un Paese ininfluente a livello europeo, rappresenta un popolo importante, certo non come la Francia o la Germania, o come l’Italia, ma comunque pesa e soprattutto peserebbe se cominciasse ad assumere posizioni altalenanti, incerte, barcollanti. Questo tipo di posizioni di uno Stato, unito ad altri nell’Unione europea, potrebbero condizionare la posizione politica sullo scacchiere internazionale dell’Europa stessa. Non bisogna dimenticare mai, infatti, che la compattezza, nella politica internazionale, vale quanto il contenuto di tale compattezza e questo non è un momento in cui l’Europa può permettersi, sia per la guerra russo-ucraina, sia per la questione israelo-palestinese, di dimostrarsi incerta e sgretolata.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)