2022-01-28
Salvini vuol chiudere: «Oggi il nome». Azzurri e Fdi sono in fibrillazione
Il leghista cambia terna: Franco Frattini (già inviso al Pd), Sabino Cassese (sgradito ai governatori) o Giampiero Massolo (Fincantieri). Tra gli alleati ci sono ancora attriti: Antonio Tajani stoppa per ora Mario Draghi, Fratelli d’Italia punta alla conta in Aula.«È il mio obiettivo: tenere unito il centrodestra e tenere unita la maggioranza. Spero che entro domani (oggi, ndr) ci sia il presidente della Repubblica»: parole di Matteo Salvini, al termine dell’ennesima giornata di ordinario caos. In attesa della votazione di oggi, le ipotesi in campo restano poche. A quanto risulta alla Verità, crescono le quotazioni di Giampiero Massolo, presidente di Fincantieri e dell’Istituto per gli studi di politica internazionale, già alla guida dei servizi segreti. Ieri la Lega ha smentito la notizia di un incontro tra Salvini e lo stesso Massolo, smentita che nulla toglie alla possibilità che si riesca a trovare una convergenza sul suo nome. Insieme a quello di Massolo, le ipotesi in campo sono quelle di Franco Frattini, Mario Draghi, Sabino Cassese, Sergio Mattarella. La quinta opzione, quella preferita da Giorgia Meloni, è «provarci»: lanciare in campo un nome del centrodestra che possa essere attrattivo anche per un nutrito gruppo di elettori dell’altro schieramento. Un nome che potrebbe essere quello della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Su Frattini c’è il no di M5s e Pd, mentre Cassese non convince i governatori della Lega per le sue posizioni sulle autonomie. Intanto, Luigi Di Maio avverte i suoi: «Il profilo di Elisabetta Belloni», dice il ministro degli Esteri in una riunione, «può essere fatto solo se si è sicuri di eleggerlo». L’unica certezza, per come sono trascorse le ultime 24 ore, è che nulla può essere escluso. Il Parlamento infatti è fuori dal controllo dei leader di partito. Gruppi e gruppetti si riuniscono, si contano, propongono e affossano nomi a getto continuo: «Le navi dei partiti», dice alla Verità un senatore di lunga esperienza, «sono naufragate, i parlamentari vagano sulle scialuppe in attesa di essere salvati da un transatlantico, il Mattarella bis». Mattarella, il nome che ieri ben 166 parlamentari, nonostante l’indicazione di Pd, M5s e Leu di votare scheda bianca, hanno scritto sulla scheda. Considerata l’assenza del centrodestra, siamo di fronte a un dato che dimostra la totale anarchia dei parlamentari giallorossi, che hanno compilato la scheda nonostante i serrati controlli delle sentinelle dem e M5s, che cronometravano il passaggio dei grandi elettori in cabina per sincerarsi che non scrivessero nulla sulla scheda. Un controllo fallito miseramente. Nell’attesa di sapere se il quinto giorno sarà quello buono per conoscere il nome del successore di Sergio Mattarella, il racconto della giornata di ieri fa registrare un Antonio Tajani letteralmente scatenato, che ai grandi elettori di Forza Italia fa sapere di essere in campo come profilo istituzionale, in quanto ex presidente del parlamento europeo. Lo stesso Tajani in serata fa visita a Mario Draghi a Palazzo Chigi, dopo che il premier aveva telefonato a Silvio Berlusconi. Il coordinatore nazionale di Forza Italia conferma l’incontro con il presidente del Consiglio: «Sì», dice Tajani, «la nostra posizione non cambia, e' sempre la stessa», ovvero Draghi deve continuare a fare il premier. Tra gli stessi forzisti c’è però chi azzarda un’altra versione: «Silvio Berlusconi potrebbe dare il via libera a Draghi se Gianni Letta fosse nominato segretario generale del Quirinale». Un altro azzurro fa il punto della situazione: «Il rischio è che si vada a finire su Draghi nel modo peggiore, ovvero pregandolo dopo averlo maltrattato, anzi preso politicamente a schiaffi, per una settimana intera. Sarebbe un disastro. Mattarella? Ci vorrebbe un appello congiunto». Chi, seppure vedendo navigare in acque assai agitate il centrodestra, può dire di aver mantenuto una linea sempre coerente, è Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia è dal primo momento favorevole a provarci, a scegliere un nome di centrodestra e proporlo, cercando convergenze. Del resto, ieri, la scelta di non ritirare le schede fatta dal centrodestra è servita proprio a «testare» eventuali gruppi di esponenti di altre forze politiche disposti a convergere su una personalità di profilo moderato. Riflettori accesi sui 56 voti andati a Nino Di Matteo, indicato da Alternativa C’è e da altri parlamentari del Misto al posto di Paolo Maddalena. Segnali di fumo in un mare in tempesta. Giorgia Meloni, come dicevamo, vorrebbe che il centrodestra rompesse lo stallo e tentasse di eleggere un presidente di centrodestra: «La nostra posizione», dice alla Verità un esponente autorevole di Fratelli d’Italia, «è: proviamoci. Quando abbiamo presentato Guido Crosetto, abbiamo cercato di dimostrare agli alleati che riusciamo a prendere consensi anche al di fuori del centrodestra, e comunque se anche non andasse a segno il primo colpo faremmo pesare i nostri voti. Salvini? Comunica poco quello che fa e tratta anche sul governo». Forse Salvini non si lancia nella operazione-centrodestra per paura dei franchi tiratori? «Certo», aggiunge la nostra fonte, «ci sono spaccature interne. In Forza Italia c’è un problema enorme, se incontri cinque deputati, ti fanno cinque nomi diversi: Tajani, Mattarella, Draghi, Casellati e Casini. Coraggio Italia è paralizzata su Casini o Draghi. Nella Lega ci sono tre posizioni: quelli che vogliono provarci come noi, quelli che pensano a Mattarella, perché sanno che qualunque governo senza Draghi premier avrebbe la Lega all’opposizione, e altri che dicono Draghi al Quirinale e nuovo governo con tutti i leader di partito dentro». Intanto, Matteo Renzi è coi nervi a fior di pelle: più passano le ore e più gli scappa di mano il gruppo parlamentare.
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Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
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