2020-05-26
Salvini-Open Arms, palla al Senato. A decidere sarà Giarrusso, ex M5s
La Giunta delle immunità oggi dovrà stabilire se mandare a processo il leader della Lega. E l'avvocato cacciato dai grillini può essere decisivo. Slitta a ottobre il caso Gregoretti. Il Capitano: «Rifarei tutto».È arrivato il giorno del nuovo giudizio per Matteo Salvini, il giorno in cui la Giunta delle immunità del Senato dovrà decidere se mandare o no l'ex ministro dell'Interno a processo per il caso della nave Open Arms, bloccata in mare per qualche giorno lo scorso agosto con 150 migranti a bordo. Non è un voto definitivo, perché l'ultima parola spetterà all'intera aula di Palazzo Madama, ma è il primo passo, quello che traccia la strada. E come a ogni bivio significativo, anche in questo caso ci sarà un vigile a segnare la direzione del percorso. Il suo nome è Mario Michele Giarrusso, 55 anni, senatore eletto, e poi cacciato, dal M5s.Giarrusso ha fatto la sua fortuna quando figurava tra i più accesi dei giustizialisti a 5 stelle. Siciliano, avvocato, era stato tra i fondatori della Rete, il primo movimento di Leoluca Orlando portabandiera della lotta alla mafia, che l'aveva pure candidato alla Camera nel 1992, senza successo. Questo è il suo secondo quinquennio in Parlamento. Dal movimento Giarrusso è stato espulso per la faccenda delle mancate rendicontazioni dei rimborsi, ma sullo sfondo c'è anche l'ammorbidimento delle sue posizioni manettare. Ed è sul ritrovato garantismo dell'ex grillino che puntano i leghisti per far superare a Salvini lo scoglio del voto di oggi (anche se lui annuncia querele per chi sostiene che sarebbe già d'accordo con il Carroccio).Sulla carta, la situazione è in equilibrio. La Giunta, presieduta dall'azzurro Maurizio Gasparri, ha 23 componenti. Di questi, 11 sono i voti certi contro il processo a Salvini: i 5 della Lega, i 4 di Forza Italia più i rappresentanti di Fratelli d'Italia e delle Autonomie. Sul fronte opposto si trovano altri 11 senatori: 5 pentastellati, 3 renziani, l'unica appartenente al Pd e 2 aderenti al gruppo Misto, l'ex grillino Gregorio De Falco (l'ufficiale di Marina che dalla Capitaneria di porto di Livorno rimandò a bordo della Costa Concordia il comandante Francesco Schettino) e l'ex presidente di Palazzo Madama, Pietro Grasso. Parità perfetta, 11 contro 11. La bilancia penderà dalla parte sulla quale si sposterà Giarrusso. Lui naturalmente non si espone: «Vediamo, valuterò in Giunta dopo avere sentito le parti», fa sapere salomonico. Il senatore catanese però gongola per la ritrovata popolarità dopo che i suoi ex colleghi di movimento l'hanno coperto di infamie. Per lui sarebbe l'occasione di vendicarsi del M5s, dopo aver dato del «traditore» al Guardasigilli, Alfonso Bonafede, durante il recente dibattito sulla mozione di sfiducia personale. Giarrusso aveva già votato a favore di Salvini il 19 febbraio dell'anno scorso quando la Giunta delle immunità non autorizzò il processo per l'allora ministro dell'Interno sul caso della nave Diciotti. Allora Giarrusso non si limitò al voto, ma si esibì contro i parlamentari del Pd mimando il gesto delle manette mentre loro gli urlavano: «Vergogna, hai salvato Salvini».La situazione era completamente diversa: la Lega era al governo e i 5 stelle si espressero dopo una consultazione sulla piattaforma Rousseau, il cui risultato fu avallato dallo stesso premier, Giuseppe Conte. La Lega, oltre che sul garantismo di Giarrusso, potrebbe contare anche sulle fibrillazioni che percorrono la maggioranza, su cui pesano le intercettazioni di Luca Palamara, ex presidente dell'Anm: non è da escludere che qualche componente della Giunta decida di non dare ancora una volta carta bianca alla magistratura dopo che le toghe hanno ammesso che Salvini da ministro andava attaccato a prescindere.Anche la vicenda della Open Arms è diversa da quella della nave Gregoretti, per la quale il Senato ha già autorizzato il processo per il leader leghista. Alla nave della Ong spagnola erano stati chiusi i porti, ma al contempo era partita per Lampedusa una nave iberica per portare soccorso. A proposito del caso Gregoretti, l'udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona è slittata ancora a causa dell'emergenza pandemia. Ieri il presidente dei gip di Catania, Nunzio Sarpietro, ha fissato una nuova data, quella del 3 ottobre. L'udienza, in cui il gip dovrà decidere se mandare Salvini alla sbarra oppure archiviare il caso, era stata stabilita prima a maggio e poi a luglio. L'accusa è di aver sequestrato 131 migranti dal 27 al 31 luglio 2019, giorno in cui il Viminale autorizzò la Open Arms ad attraccare nel porto di Augusta, presso Siracusa. Salvini nei giorni scorsi si è detto certo «che il giudice saprà distinguere tra un sequestratore di navi e un ministro che applica la legge per difendere il suo Paese». E ieri, a proposito della Open Arms, si è detto tranquillo: «Ho difeso la legge, la sovranità, la sicurezza e la dignità italiane, con l'accordo dell'intero governo. Rifarei tutto».