
Nella partita a scacchi con Giuseppe Conte e Sergio Mattarella, la Lega può contare su Donald Trump e Boris Johnson, ai quali fa comodo un governo ostile a Ue, Francia e Germania. Washington vuole rassicurazioni su F35, Cina e Iran. Londra ha bisogno di un partner pro Brexit.Quando Sergio Mattarella è salito al Colle, il suo background politico, l'essere stato deputato della Dc e ministro della Difesa per Massimo D'Alema e Giuliano Amato sembrava il perfetto atlantista. Ancor prima nel 1999, quando dalle basi italiane partivano i caccia della Nato per bombardare la Serbia di Slobodan Milosevic, Mattarella era vice premier con delega ai servizi segreti sui quali lasciò una impronta decisiva che ha guidato anche la riforma del 2007. Quel ruolo era lo snodo più delicato tra Italia e Stati Uniti. Bisogna, però, ricordare che in Vaticano al tempo c'era Giovanni Paolo II. Sono trascorsi ben 20 anni e adesso il papato guidato da Jorge Bergoglio e Mattarella guardano a un altro oceano, quello pacifico. Colle e Vaticano non sono mai stati così allineati come oggi. La Via della seta è stata fortemente voluta da entrambi i quali cercano di spostare l'asse geopolitico su Bruxelles e Pechino. Per questo motivo, la scelta di Matteo Salvini di rompere gli schemi, evitare un rimpasto di governo piace agli Stati Uniti che premono per rompere l'equilibrio garantito dal Colle. Desiderano che l'Europa torni ad avere un partner e che ovviamente sia la Casa Bianca guidata da Donald Trump. Il governo Conte così come configurato è un ostacolo per The Donald e un elemento di pericolo. Al contrario un governo a matrice leghista garantirebbe quel quid per destabilizzare l'Ue e l'asse franco tedesco. Oltre al fatto che garantirebbe una partnership militare ed energetica molto forte. Per il gas si tratterebbe di chiudere una volta per tutte la questione Tap. Sul fronte della Difesa invece ci sono due elementi da non trascurare. Il progetto Jsf e l'intera partita della cybersecurity che si intreccia con lo sviluppo del 5G. «I caccia F35 non sono solo uno strumento militare ma anche una forma di ancoraggio, anche di prospettiva, a un'alleanza storica con gli Stati Uniti», ha dichiarato ieri il sottosegretario, Raffaele Volpi, esprimendo dubbi in merito alle incertezze tutte grilline sulla trattazione del dossier F35. «Da un punto di vista industriale scelte positive verso la nuova piattaforma omnifunzionale consentirebbero di rafforzare ed aumentare le opportunità produttive di Cameri e individuare ulteriori sviluppi industriali e tecnologici da portare in Italia. La vicenda degli F35 non deve essere vissuta come un problema ma come una grande opportunità politica e di sviluppo», ha concluso. Tradotto: la Lega sta con gli Usa ed entro il 20 di settembre l'Italia dovrà confermare la propria partecipazione per non essere tagliata fuori. Esattamente il contrario di quanto l'attuale (per poco) ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha fatto sapere. Su progetti miliardari, gli Usa non scherzano. Come non scherzano sull'homeland security. Soprattutto se possono prendere due piccioni con una fava. Gli Usa hanno fatto capire che Leonardo dovrebbe cambiare passo su questa speciale divisione. Dopo mesi in cui la guida della sicurezza informatica di Piazza Monte Grappa è stata gestita dall'inglese Norman Bone, l'incarico è andato a Barbara Poggioli. Manager considerato di stretta osservanza gentiloniana e soprattutto vicina a Marco Carrai. Il che, in parole povere, ha creato una forte simpatia con Israele e un progressivo allontanamento dagli Usa. Ora la Casa Bianca vorrebbe che Leonardo tornasse a rifornirsi oltre Atlantico. Ipotesi non certo campata per aria visto che oltre a Enrico Savio, l'azienda di Alessandro Profumo ha arruolato un altro ex Dis che da Genova avrà molta voce in capitolo. Stringere una rapporto a doppia mandata su tematiche così sensibili permetterà di lasciare nell'angolo i cinesi. Software made in Usa sono la garanzia di una Nato a spinta Trump. Certo, servirà che Giancarlo Giorgetti porti a termine il proprio decreto legislativo sul golden power per chiudere il cerchio. E, di nuovo, i 5 stelle sono un ostacolo alla Casa Bianca. Un discorso simile sebbene molto più politico si può traslare su Londra. Boris Johnson corre a amrce forzate verso l'hard Brexit. Il solo Paese che potrebbe fare da spalla alla Gran Bretagna è l'Italia. Con Conte i 5 stelle e Mattarella garante Ue, il governo conservatore si troverebbe da solo a negoziare a Bruxelles. La Lega invece sarebbe un alleato, così come in futuro con la mediazione degli Usa potrebbe sbloccare un'altra serie di partite della Difesa. A partire dal progetto del velivolo Tempest che si pone come alternativa europea al caccia franco tedesco, fino alla posizione in un eventuale braccio di ferro con l'Iran. Non solo, Londra e Roma potrebbero anche fare coppia per rinegoziare gli accordi commerciali tra Ue e Washington senza che si abbatta su Bruxelles la scure dei dazi.
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